N oi amiamo i videogiochi non perché non abbiamo una vita, ma per viverne molte: scoprite il motivo nella nostra recensione di LIVE A LIVE
L’adagio che tocca il cuore di chi lo tiene in mano insieme al controller descrive poeticamente la passione che contraddistingue tutti noi videogiocatori, ma mai si è inteso in modo tanto letterale quanto nel nostro odierno oggetto di recensione: il remake di un classico del passato, LIVE A LIVE. Cos’è il videogioco, sostanzialmente? Passatempo per alcuni, passione per molti altri. Talvolta escapismo, e sempre arte al di fuori del dubbio. Certo, il nostro scrutinio stavolta è passato per le lenti dell’escapismo, complice un lavoro estivo lontano dalla dimora di chi vi scrive. Eppure, la vocazione artistica si respira in ogni istante del gioco.
Il titolo preso in esame è uscito originariamente nel 1994, solo in Giappone, per poi svelarsi ufficialmente al pubblico occidentale in quel folgorante Nintendo Direct dello scorso febbraio. Per la fama di oggetto di nicchia (“cult”, se vogliamo) di cui gode il gioco, la domanda è legittima: perché? Cosa è valso a questo titolo un tale embargo durato quasi trent’anni? Non è certo un lasso di tempo trascurabile, del resto. Noi europei in particolare siamo avvezzi alle attese, senza mai capire realmente il loro motivo. E vista la qualità di quest’avventura “multipla”, mai come ora c’è davvero di che grattarsi il capo.
Ieri, oggi e domani
La trama di LIVE A LIVE viene distribuita a scaglioni, al punto tale che trattarla nella recensione farebbe un disservizio al gioco. C’è una demo disponibile su Nintendo eShop, che consente di trasferire i dati di salvataggio al gioco completo: fatevi un favore e godetevi alcuni dei capitoli presenti in essa. Trarrete poi voi le vostre conclusioni. In quanto alle nostre, possiamo descrivere questa perla come il predecessore spirituale di Octopath Traveler. In altre parole, abbiamo sette personaggi cronologicamente distanti l’uno dall’altro, le cui vite andranno a intrecciarsi solo molto più avanti.
La descrizione del titolo su Nintendo eShop presenta tre simboli del PEGI inequivocabili: violenza, sesso e linguaggio scurrile. A differenza di un Grand Theft Auto a caso, dove i contenuti più adulti danno un tono costante all’intera avventura, qui lo stampo di ogni capitolo è decisamente autoriale. La libertà creativa data al team di sviluppo, oggi come nel 1994, permette avventure davvero differenti l’una dall’altra. Il character design vanta una matita diversa per ciascun capitolo (come il mangaka Gosho Aoyama, autore di Detective Conan, per il tramonto del Giappone Edo), passando da storie orientali intrise di solennità a dialoghi decisamente più pepati nel selvaggio west.
Antologia portami via – Recensione LIVE A LIVE
Certo, artisticamente si può dire tutto e il contrario di tutto su LIVE A LIVE, ma se state leggendo la nostra recensione vorrete saperne di più sul gameplay. Non vi sorprenderà sapere che tutti i canoni dei giochi di ruolo (il cavallo di battaglia tanto della Squaresoft di allora quanto della Square-Enix odierna) sono presenti, almeno in superficie. Aspettatevi dunque battaglie a turni (con una struttura a griglia in stile Megaman Battle Network), equipaggiamenti, cure e quant’altro, senza dimenticare l’aumento di livello del caso. Similarmente, l’esplorazione dell’overworld si svolge esattamente come in uno qualsiasi dei primi sei Final Fantasy.
Tuttavia, andando più a fondo si scopre quanto il modello offerto nelle battaglie sia l’unico vero standard del gioco. Ogni pretesto narrativo si vincola al gameplay in modo tale da proporre tante differenti idee di game design. Il risultato finale è uno showcase di tanti piccoli giochi di ruolo uniti solo dalla trama e dallo svolgimento degli scontri. Non sappiamo se sia corretto definire questo titolo un gioco di ruolo “secondo gli sviluppatori di WarioWare”; noi preferiremmo descriverlo come un’antologia. O una scatola di cioccolatini, se preferite una citazione scontata a Forrest Gump.
Senza parole – Recensione LIVE A LIVE
Prendiamo come esempio uno dei capitoli assenti nella demo: la preistoria. Al posto di dialoghi aulici in una trama pregna di epicità, abbiamo l’alba del genere umano mostrata in tutta la sua umiltà, con un linguaggio primitivo. Un copione altrimenti ricco di lunghi scambi di battute lascia dunque il posto a suoni gutturali, mentre sono gli sprite a lasciar intendere ciò che i personaggi vogliono dire. Ci prenderete per pazzi a sentircelo dire, ma fidatevi di noi: il tutto funziona alla perfezione, e le descrizioni semplici di oggetti e abilità da usare in battaglia (l’ascia resistente è, testualmente, “bastone e pietra fare ascia per tagliare”) non fanno altro che aumentare l’immersione.
Similarmente, ogni combattimento viene contestualizzato in modo diverso. Nel caso della preistoria, il protagonista e il suo scimmiesco compare combattono principalmente (e inizialmente) per cacciare. Passando al già citato tramonto del periodo Edo, uno shinobi deve farsi strada in una roccaforte nipponica preferendo l’approccio stealth. Il risultato è un incrocio tra Metal Gear e MOON (o Undertale, se vi aggrada), in cui è possibile eliminare ogni guardia presente sul proprio cammino, ma non senza che il protagonista del capitolo rimugini sul numero di vittime mietute.
Roulette russa – Recensione LIVE A LIVE
La roulette di gameplay, che comprende l’olfatto nel capitolo preistorico e la lettura della mente in quello del futuro prossimo, dalle fasi esplorative si estende anche ai combattimenti. In base al periodo storico in cui si sta giocando, si dispone di differenti abilità da sfruttare. La fuga, per fare un esempio, esiste in ogni scenario, ma nel futuro prossimo viene sostituita da un teletrasporto che ci condurrà (inizialmente) in un punto casuale della mappa. Nel selvaggio west, invece, i nostri attacchi saranno perlopiù a distanza, per motivi comprensibili in quanto dettati dall’ambientazione.
Similarmente, la presenza di capisaldi come i negozi è tutto fuorché garantita. Nella caverna in cui prende il via il capitolo preistorico, per fare un esempio, in assenza di valute la compravendita viene sostituita da elementi di crafting. Neanche le classiche locande (o i loro equivalenti) fanno la loro comparsa, in quanto i personaggi guariscono di default al termine di ogni scontro. Ciò contribuisce ad un’avventura (o molte avventure, vedete voi) molto rilassata rispetto ad altri esponenti di questo filone, il che può essere sia un bene che un male. Dipende tutto dal vostro approccio a questo titolo.
Elementale, Watson – Recensione LIVE A LIVE
I combattimenti si svolgono tutti su una griglia da 49 caselle (sette per sette), e l’alternanza tra i vari turni viene gestita da una barra al di sotto di quella dei nostri punti vita. La barra si carica e si scarica a seconda dei nostri movimenti, dai quali dipende anche l’avanzamento dei nemici. C’è dunque spazio per non poca strategia, specie considerando che alcuni attacchi hanno un’area di effetto, mentre altri possono vantare una portata diagonale. Talvolta le mosse (prive di punti magia limitati come avviene negli altri giochi di ruolo) possono anche generare effetti duraturi sulle caselle per infliggere danni prolungati a nemici e alleati.
Esistono anche attacchi ai quali i nemici possono resistere, o al contrario, essere vulnerabili. Il tutto però viene sufficientemente semplificato (di nuovo, il gioco è abbastanza permissivo, almeno all’inizio), e lo stesso vale anche per l’esplorazione. In basso a destra infatti è presente un radar, che sebbene sia ben lontano dall’agire da mappa vera e propria è un ottimo modo per evitarvi una ricerca su Google di troppo. I suggerimenti non mancano mai, insomma, facendo di questo esponente del genere un grandioso trampolino di lancio per i neofiti. Nonché, naturalmente, un buon excursus per i veterani in cerca di novità.
Arcadia – Recensione LIVE A LIVE
Va detto che i cambiamenti “quality-of-life” non mancano di certo, visti i frequenti autosalvataggi e il già citato radar. Ad eccezione dell’occasionale sbalzo, la curva di difficoltà permette a tutti di entrare con molta facilità nei differenti mondi offerti dal gioco. Il grinding per salire di livello è presente un po’ ovunque, ma mai in modo eccessivamente ingombrante; alcuni capitoli addirittura “puniscono” i giocatori senza senso della misura. L’approccio antologico del gioco si estende a un’anima quasi arcade, vista la cura automatica dei personaggi dopo ogni scontro. La scelta del capitolo, al primo avvio, ruota gli episodi disponibili in automatico: non esiste un ordine ben preciso.
Probabilmente l’esempio più lampante dell’essenza arcade è il capitolo ambientato ai giorni nostri, in cui tra un combattimento e l’altro c’è uno schermo di selezione personaggio che fa il verso a Street Fighter. Tralasciando la genialità di un gioco di ruolo dove dobbiamo farci colpire dalle mosse per apprenderle, però, forse il gioco talvolta eccede di zelo nella sua varietà. L’opzione di cambiare capitolo liberamente è quanto mai gradita, ma il gioco ci propone di rigiocare un capitolo dal principio con preoccupante facilità. Se non altro, però, il titolo ne giova enormemente in fatto di rigiocabilità. L’epilogo che interconnette le sette storie si può raggiungere solo completandole.
Arte e artigianato – Recensione LIVE A LIVE
Difficilmente potremmo aggiungere altro per constatare la genialità di questo titolo: è giunto il momento di parlarne da un punto di vista tecnico. Se questo recensore si è permesso di alludere al proprio impegno lavorativo extraredazionale in principio, è perché ogni schermata che vedete qui (in assenza di monitor) è stata scattata in modalità portatile. Un motivo in più per promuovere a pieni voti la grafica HD-2D di questa piccola grande perla. Naturalmente non mancano alcuni movimenti di personaggi e comprimari che tradiscono l’illusione, ma al di là dei rimasugli rimasti dall’originale c’è veramente poco di cui lamentarsi. Octopath Traveler sta davvero facendo scuola.
Sul sonoro, allo stesso modo, non abbiamo lamentele di sorta. La musica del gioco è opera di una Yoko Shimomura in puro stato di grazia, pur precedendo il suo operato per la saga di Kingdom Hearts. Ogni brano contribuisce a creare un’atmosfera fuori parametro, specie ora che il remake ha infuso nuova linfa nella colonna sonora grazie a una strumentazione inedita. (Stiamo tuttora fischiettando Kiss of Jealousy e Wait for Truth!) Vorremmo inoltre applaudire il doppiaggio che, come ormai è divenuta tradizione per Square-Enix nel corso degli ultimi anni, è ad altissimi livelli. Certi dialoghi potrebbero non essere invecchiati benissimo, ma le talentuose corde vocali chiamate in causa riescono comunque a dar loro dignità.
Considerazioni conclusive
Diamo un contesto monetario a questa recensione: il costo di LIVE A LIVE è di 50 euro. Per un gioco del 1994, potrebbe non essere per tutti. Se però volete un esempio di ciò che i giochi di ruolo (nello specifico quelli sfornati da mamma Square) hanno da offrire, potreste non trovare uno showcase migliore di questo. La rosa di esperienze differenti, nate per amor di sperimentazione o più semplicemente per amore verso il genere che ha consacrato il publisher, era fuori scala al tempo ed è ottima anche ora. Sta a voi vedere quanto investire nel genere, se non si tratta di un mondo a voi noto.
Per quanto ci riguarda, però, è veramente difficile non definire questo titolo un gioiello. Non uno di quelli imprescindibili, ma comunque una pietra preziosa. La creatività dietro quest’avventura è semplicemente sbalorditiva, e se avete anche solo un lontano e vago interesse nei confronti dei giochi di ruolo, questo è uno dei punti di partenza migliori. Per quanto riguarda chi vi scrive, è il momento di tornare a servire tra i tavoli. In attesa di chiudere questo capitolo, tornando a quel libro che da generazioni torna a riempirci il cuore di emozioni tra la pressione di un pulsante e l’altra.
Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttoteK per leggere altre recensioni ed avere tutte le notizie più importanti sulla sfera videoludica e non solo. Per i vostri bisogni da gamer, potete invece trovare i migliori sconti in formato digitale su Instant Gaming.
Punti a favore
- Un approccio molto rilassato, quasi arcade...
- Resta un grandioso gioco di ruolo...
- Grafica e sonoro trasudano classe da ogni poro
- Idee di gameplay come se piovesse
Punti a sfavore
- ... fin troppo, quando si tratta dei salvataggi
- ... ma pur sempre, nel design, uno del 1994
Lascia un commento