Dopo quasi una decade dall’uscita del titolo originale, torniamo a calpestare le terre di Faelandia nella nostra recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, la versione rimasterizzata di uno sfortunato GDR
Gli amanti dei giochi di ruolo occidentali hanno una pletora di possibilità a cui appellarsi nel caso vogliano vivere storie e mondi complessi e dettagliati. Fra i più iconici la serie dei The Elder Scrolls, ad esempio, o anche The Witcher. Uno dei titoli più ingiustamente sottovalutati della scorsa generazione, però, è sicuramente Kingdoms of Amalur: Reckoning. Un gioco di ruolo ricco, completo e profondo, che ai tempi della sua uscita, nell’ormai lontano 2012, ricevette elogi e lodi dalla critica. Fu però un terribile insuccesso commerciale e vendette nemmeno un terzo delle copie necessarie al pareggio delle spese.
Potrete quindi capire bene che siamo rimasti piuttosto perplessi all’annuncio di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, la versione rimasterizzata dell’opera originale arrivata l’8 settembre su PlayStation 4, PC e Xbox One, finanziata da THQ Nordic. Una mossa in previsione di un ampliamento del titolo, previsto nel 2021, con una nuova espansione chiamata “Fatesworn”. Un DLC a quasi dieci anni dall’uscita del titolo potrebbe definirsi una mossa quantomeno azzardata, ma staremo a vedere come questo ritorno sarà preso commercialmente parlando. Quel che ci interessa, in questa istanza, è parlarvi del titolo. Benvenuti alla recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning.
Classico, forse fin troppo?
Pensate a un mondo fantasy, il più fantasy che riuscite ad immaginare. Pensate a un tessuto narrativo tipico dei giochi di ruolo di stampo occidentale, con diverse razze che si interfacciano fra di loro, non-morti e morti che risorgono. Pensate a un protagonista personalizzabile in tutto, dal sesso al colore dell’orecchino al naso, muto e con un passato nebbioso. Bene, avete pensato a gran parte dei giochi di ruolo occidentali moderni, quindi anche a Kingdoms of Amalur. La struttura sceneggiativa del titolo, infatti, è quanto di più classico e tipico del genere riusciate ad immaginare. Ci troviamo a Faelandia, in una terra martoriata dall’eterna guerra con i Tuatha, esseri immortali devoti al Dio Tirnoch.
Dopo un editor di personaggio abbastanza dettagliato, anche se non siamo ai livelli di produzioni tripla A ben più importanti, il nostro protagonista si risveglierà magicamente dalla morte nel Pozzo delle Anime. Il lungo tutorial vi spiegherà tutte le meccaniche di base, anche queste molto classiche, e vi permetterà non solo di prendere la mano con i comandi, piuttosto semplici e intuitivi per chi conosce il genere, ma anche con le diverse tipologie di armi che il titolo vi mette a disposizione. Spade e spadoni se prediligete la forza, Arco e Pugnali se amate i personaggi veloci e pieni di Destrezza, Bastoni e Chakram se invece vi piace giocare a fare i maghi. Tutto classico, tutto intuitivo.
Una ricetta collaudata – Recensione Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, troppa polvere!
Ovviamente, combattendo acquisirete punti esperienza e, una volta saliti di livello, otterrete un punto abilità, che potrete spendere nelle nove diverse presenti (Commercio, Persuasione, Scasso… e così via) e altri tre punti da impiegare nel classico Skill Tree, anch’esso diviso in tre rami: Forza, Destrezza, Magia. Questo, unito alla festa di loot che è Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, donerà quel senso di gargantuesca possibilità di personalizzazione che tanto piace agli appassionati di giochi di ruolo. Aggiungendo poi un mondo di gioco vasto (forse anche troppo), pieno di luoghi da esplorare, città da trovare e sub-quest da accumulare, otterremo la classica ricetta di GDR da stampo occidentale assuefacente ed appagante.
Specialmente se vi inoltrerete nel dedalo di missioni secondarie che il titolo vi metterà a disposizione, in una mappa pressoché infinita, specialmente girandola a piedi. Potrete ottenere sub-quest dai vari abitanti delle città, da persone in difficoltà in punti della mappa che mai avreste pensato di esplorare o dalle varie Fazioni. Questa grandissima quantità di missioni secondarie, però, sebbene a nostro dire siano alquanto utili e in alcuni casi fondamentali per la scoperta di equipaggiamenti sempre più potenti, spezza il già flebile ritmo narrativo principale, facendovi anche un po’ dimenticare a che punto eravate arrivati.
Inventiva, ingegno, suvvia! – Recensione Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, troppa polvere!
Un problema già riscontrato all’epoca del titolo originale, inoltre, è l’effettiva poca mancanza di ispirazione sia per quel che riguarda il mondo di gioco, sia per le vicende narrate. Abbiamo utilizzato diverse volte la parola “classico” nel corso di questa recensione e in effetti è così, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è un GDR classico. Troppo classico. Manca quel quid, quel qualcosa che possa farlo spiccare al di sopra di uno Skyrim, o di un Oblivion, o di un Dark Souls. Considerando che Amalur non è un tripla A, avrebbe dovuto puntare all’essere più originale e meno “da manuale”. Una cosa, però, continua a funzionare anche otto anni dopo. Il gameplay.
Il gameplay è rimasto pressoché identico all’originale titolo del 2012, senza essere stato smussato o limato. Risulta leggermente troppo legnoso, oggigiorno, ma pad alla mano continua ad essere divertente e appagante. Un tasto frontale dedicato all’attacco dell’arma principale, uno per la secondaria, uno per la schivata e l’ultimo per le interazioni ambientali. Poi una ruota delle abilità, una per gli oggetti e un dorsale dedicato alla parata. Stop, non serve nient’altro. La dinamicità c’è, anche se si sente il peso degli anni, e passerete ore ed ore a falciare nemici con il vostro Spadone o ad annientarli con le vostre palle di fuoco. Sta a voi scegliere.
Sarà una remastered? – Recensione Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, troppa polvere!
Le uniche effettive modifiche effettuate dal team di sviluppo di questa remastered sono state, oltre all’aggiunta della difficoltà “molto difficile”, qualche aggiustamento ai loot delle varie casse e dei drop dei vari nemici, che saranno più affini al Destino che avrete scelto nel corso dell’avventura. Nulla di eclatante, insomma. Ed è questo infatti il problema più grande.
Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è una remastered, lo abbiamo detto fin troppe volte in questa recensione. O almeno, così sarebbe dovuto essere. La nostra prova è avvenuta su una PlayStation 4 Pro. Non possiamo quindi parlare della versione PC, in quanto non l’abbiamo testata, ma è comunque una console di una certa potenza e come tale ci aspettavamo un titolo ottimizzato per un hardware di una generazione successiva. Così non è stato. Tempi di caricamento eterni, pop-up di elementi ambientali come erba e alberi a distanze troppo, troppo ravvicinate.
Il frame rate rimane abbastanza stabile, anche se cade rovinosamente nelle situazioni più concitate. Ci è capitato un paio di volte di sfiorare un freeze della console, una situazione inaccettabile per un titolo arrivato su una console di fine generazione nel 2020. I modelli dei vari personaggi non sono stati minimamente toccati, quindi l’upscale delle texture ha reso ancor più visibile la mancata limatura degli stessi. Insomma, più dettagli più difetti visibili.
Abbiamo anche potuto ammirare in tutto il loro splendore alcune texture di interni che non volevano saperne di caricarsi. Il tutto va ad aggiungersi a un’ulteriore modifica di postprocessing che sarebbe dovuta essere un miglioramento, ma che ha praticamente rovinato la resa generale dei colori sia nel mondo aperto (che risulta essere luminosissimo sotto la luce del sole) sia nei posti al chiuso, come le grotte, in cui davvero non riuscirete a vedere a due spanne dal vostro naso. Da perderci diverse diottrie. Un abominio di remastered, insomma. Sono stati fatti lavori amatoriali decisamente migliori negli ultimi anni.
Mannaggia
Concludiamo questa recensione con una piccola riflessione e dicendo che Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning meritava di più. Il problema non è tanto un sistema di combattimento ormai un po’ legnoso, uno stampo narrativo troppo classico o una dispersività eccessiva della mappa e delle missioni secondarie. Il problema è la mancata cura con cui è stata riproposta questa remastered, pigra, sciatta e decisamente evitabile.
Per il prezzo a cui viene proposto poi (40€ per la versione base senza DLC, 55 € per quella completa) era arbitrario ci fosse maggiore attenzione. Speriamo bene per il nuovo DLC in arrivo, se non altro che ci sia stata più cura nella realizzazione. Peccato, davvero un gran peccato.
Punti a favore
- Un mondo di gioco vasto e vario
- Pad alla mano è ancora divertente
- Moltissime possibilità di personalizzazione
- Sistema di combattimento ancora appagante...
Punti a sfavore
- ... Ma che sente il peso degli anni
- Lavoro di rimasterizzazione pigro e sciatto
- Visivamente debilitante
- Tecnicamente insufficiente
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