Abbiamo avuto modo di passare quasi trenta ore nel mondo di Harvest Moon: One World ed è giunto il momento di parlarvene approfonditamente in questa nostra recensione
L’anno che si è da poco concluso è stata una spirale discendente nei meandri dell’inferno. Moltissimi di noi hanno trovato nei videogiochi una via di fuga, una certezza, uno svincolarsi da una realtà che davvero sapeva soltanto di amarezza. Lo scorso anno, Animal Crossing: New Horizons è uscito nel periodo migliore possibile. Il titolo di Nintendo ha saputo regalare quella ventata d’aria fresca a tutti coloro che erano chiusi in casa, con la preoccupazione per il futuro. I Simulatori, in generale, hanno questo potere: permettere di fuggire dalla realtà. Ed è proprio di un’altra famosa serie di simulatori che parleremo oggi, spostandoci però verso un’altra tipologia: i Farming Simulator.
Non parliamo però della famosa serie di Giants Software, ma ci spostiamo un po’ più verso oriente. Nella terra del Sol Levante, per la precisione, con i titoli di Natsume. Vi abbiamo già spiegato le vicende che hanno portato alla scissione fra Natsume e Marvelous e alla nascita di due distinti filoni di farm-sim, Harvest Moon e Story of Seasons, in un articolo che potete trovare cliccando qui. In questa sede, invece, vorremmo parlarvi dell’ultimo capitolo di una di queste due serie, più precisamente quella di Natsume, che è recentemente arrivato in esclusiva Nintendo Switch in Europa. Benvenuti alla recensione di Harvest Moon: One World.
Patate, patate dappertutto
Le patate, si sa, piacciono a tutti. Quando però ci si ritrova a vivere in un piccolo paesino, composto da due sole case (sul serio), in cui quello che mangi ogni giorno è a base di patate, la noia sopraggiunge piuttosto velocemente. Il protagonista di Harvest Moon: One World, di cui potete creare velocemente l’aspetto scegliendo sesso e colore di pelle, occhi e capelli, ha dovuto aspettare diversi anni di vita per poter finalmente cambiare sapore. Un giorno, infatti, accompagnato dall’amica d’infanzia Doc, si ritrova a vivere una situazione fuori dall’ordinario. Cercando le patate da portare alla mamma per preparare la cena, si imbatterà in uno spiritello che gli donerà un seme.
Successivamente, faremo la conoscenza di Vitae, un altro spiritello che ci spiegherà come in realtà il mondo di Harvest Moon fosse in precedenza pieno di frutta, verdura e fiori. La Dea del Raccolto però ha perso forza vitale e, per tornare a donargliela, dovremo risvegliare altri cinque spiriti e raccoglierne i medaglioni. Si parte così per un’avventura che ci porterà ad esplorare cinque diverse regioni, incontrare tantissimi personaggi non giocabili e apprendere numerose conoscenze in merito alla gestione di una fattoria.
Confronto – Recensione Harvest Moon: One World
Ci sono però delle grandi differenze rispetto al passato e ai titoli della serie Story of Seasons, con cui Harvest Moon: One World tonerà a confrontarsi a fine mese, quando Pioneers of Olive Town sarà disponibile. Questo perché, se fino ad oggi nei titoli di Natsume le attività da svolgere nei campi e nella gestione degli animali sono stati centrali, in One World la situazione è leggermente diversa. Sin dall’inizio dell’avventura, infatti, Doc ci farà dono di quella che è a tutti gli effetti una “fattoria portabile”. Nel mondo di gioco saranno sparsi, in punti strategici, alcuni robot che indicheranno i luoghi in cui potremo “espandere” la nostra base. Per poterci spostare basterà donare frutta e verdura a sufficienza al robot della nostra base, che potrà poi essere compressa.
Un’idea sicuramente originale e che vuole tagliare i ponti con gli stilemi del passato, ma che potrebbe sminuire, agli occhi di tanti, l’esperienza ludica prettamente legata alla gestione della fattoria. Quest’ultima risulterà infatti essere, in One World, più una semplice base a cui far ritorno una volta terminata la giornata per depositare quanto raccolto in giro per il mondo di gioco, più che una vera e propria casa da gestire. E, al netto della nostra esperienza, questo è un vero e proprio peccato. Perché se c’è una cosa che davvero funziona in One World, e forse l’unica, è la gestione dei raccolti e degli animali, che è stata di molto semplificata, ma che dona molta soddisfazione.
Semplificazione – Recensione Harvest Moon: One World
Rispetto al passato, infatti, quando lavorerete nei campi o vi prenderete cura degli animali non dovrete selezionare nessun attrezzo specifico dal menu. Vi basterà possederlo nell’inventario e porvi davanti al pezzo di terra o alla mucca desiderata, premere A e il gioco intuirà da solo il comando da eseguire. Una semplificazione forse eccessiva, questo è vero, e che toglie molta della profondità gestionale dei titoli precedenti della serie. Vi assicuriamo però alzarsi il mattino alle 6, uscire di casa e sistemare i raccolti, spazzolare i cavalli e mungere le mucche darà una strana sensazione di calma e tranquillità che abbiamo saputo davvero apprezzare. E fermiamoci qui.
Natsume ha infatti tentato, con Harvest Moon: One World, di dare alla serie una spinta verso l’esplorazione del mondo di gioco. Fallendo in gran parte, possiamo già dirvelo. Se infatti le cinque città esplorabili sono tutte piuttosto diverse tra loro, sia per narrativa sia per clima, questo non toglie che il mondo di gioco in sé sia piatto, scialbo e senz’anima. Questo sin dalla prima area disponibile quando il gioco, tramite uno dei tanti inutili tutorial, ci inviterà ad esplorare per aiutare i residenti in città e trovare i vari spiritelli, rappresentati da puntini luminosi, per raccogliere i vari semi.
Oh no. – Recensione Harvest Moon: One World
Esteticamente parlando, Harvest Moon: One World non è solo un titolo a basso budget, ma proprio qualcosa che ci si aspetterebbe di trovare su cellulare. Ammettiamo che gli sprite dei personaggi che si vedono nei dialoghi sono piuttosto curati e dettagliati, ma tutto il resto è un po’ troppo al di sotto della soglia del “non avevamo soldi”. Esplorare il mondo di gioco vorrà dire percorrere prima a piedi, poi fortunatamente tramite cavallo e teleport, lunghi corridoio spogli e vuoti, se non fosse per qualche albero ogni tanto. E considerando che camminare in questi ambienti sarà la cosa che farete maggiormente nel corso dell’esperienza di gioco, è impossibile negare che Natsume avrebbe dovuto fare di più per rendere il tutto più appetibile.
Tante sono le attività secondarie che potrete intraprendere in Harvest Moon: One World. Oltre alla classica pesca o alla ricerca dei materiali nelle miniere, potrete partecipare a numerosi festival che dovrete via via aiutare ad organizzare nelle varie città. Fra gare di corsa equestre e tornei di pesca, avrete davvero molto da fare. Numerosissime anche le missioni secondarie, che saranno però quasi tutte banali fetch quest. In questo caso è risultata utilissima la possibilità di utilizzare la mappa del mondo per trovare i semi specifici per una determinata richiesta, in modo tale da evitare di perdere ore ed ore di gioco a cercare un seme nell’area sbagliata.
Una crush, cinque crush – Recensione Harvest Moon: One World
Un altro punto su cui Natsume ha battuto molto nella presentazione di Harvest Moon: One World è la sua componente da dating sim. Che scegliate un protagonista uomo o donna, avrete cinque pretendenti fra cui scegliere per iniziare il vostro flirt. Il modo più semplice per aumentare l’affetto della vostra metà sarà quello di fargli ovviamente dei doni, e vi consigliamo di non utilizzare sempre lo stesso peperone giallo raccolto al mattino.
Purtroppo però, al netto di tutto, anche massimizzare la vostra relazione col personaggio scelto non porterà a nulla di particolare. Il fortunato o la fortunata, infatti, non subiranno poi un cambiamento così epocale da quando li avete conosciuti, e i dialoghi cambieranno giusto per qualche linea e niente più.
Due soldi – Recensione Harvest Moon: One World
In questa recensione abbiamo già sottolineato quanto Harvest Moon: One World sia un titolo a basso budget, ma proprio per questo motivo ci aspettavamo che su Nintendo Switch girasse discretamente. E invece lo fa solo parzialmente e solo a livello di stabilità. Nel corso delle quasi trenta ore che abbiamo passato nel titolo di Natsume, infatti, non abbiamo avuto alcun crash o rallentamento pesante, salvo in alcuni frangenti. Il titolo soffre però di alcuni glitch grafici che potrete notare specialmente andando a cavallo, quando il software dovrebbe caricare più velocemente la mappa di gioco. In questi casi, infatti, vedrete spesso agli angoli della mappa delle zone nere di caricamento, che oltre ad essere antiestetiche sono davvero inspiegabili per un titolo con una grafica del genere.
Aggiungiamoci NPC che scompaiono per poi riapparire come se nulla fosse, o che non vengono proprio caricati a meno che non si faccia qualche passo indietro e capirete che forse a mancare è stata una vera e propria ottimizzazione. Dal punto di vista della colonna sonora non abbiamo granché da dire, le varie background music presenti sono senza infamia e senza lode e si attestano sullo standard di produzioni di questo genere. Assente qualsiasi forma di doppiaggio, mentre il titolo è completamente in inglese.
Concludiamo
In definitiva, per concludere questa recensione, Natsume ha tentato di rilanciare una serie incespicante con Harvest Moon: One World, non riuscendoci. Tralasciando il comparto tecnico davvero troppo semplicistico e datato, l’enfasi sull’esplorazione che l’azienda ha voluto aggiungere ad Harvest Moon non ha dato i risultati sperati. Dobbiamo ammettere, però, che la componente di farming semplificata e aggiustata per essere più veloce possibile ci ha catturati e ci ha fatto trascorrere momenti di assoluta tranquillità e placidità lungo le trenta ore che abbiamo passato in One World. Sarà forse che questa ventata di cambiamento non fosse così necessaria?
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Punti a favore
- Componente farming semplificata, ma soddisfacente
- Tanti animali carini da accarezzare
Punti a sfavore
- Comparto tecnico datato
- Mondo di gioco spoglio
- Esplorazione banale e noiosa a lungo andare
- Problemi di ottimizzazione
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