Il mondo dei motori torna su console PlayStation grazie a Gran Turismo 7, il nuovo racing di casa Polyphony che vi raccontiamo nella nostra recensione
Quello tra Kazunori Yamauchi ed il mondo dei motori è un rapporto fortissimo, quasi morboso. Un’infatuazione che porta il designer giapponese a vivere le quattro ruote in maniera assoluta ed imprescindibile, e che non può rimanere confinata all’interno del proprio io, ma che deve essere resa manifesta e condivisa con quante più persone possibili.
È da sempre questo, sin dal 1998 (un anno prima per i gamer nipponici), il principio su cui si basa il Real Driving Simulator più famoso del globo, una produzione capace di trascendere il semplice essere un racing game, per divenire quasi una sorta di viaggio digitale attraverso l’universo dell’automotive. Un’esperienza che tocca oggi le sue vette creative, e propositive, più elevate grazie alla sua ultima incarnazione, ovvero quel Gran Turismo 7 che proveremo a raccontarvi nella nostra recensione.
Il piacere del racconto
Un verbo, quel raccontare scritto poco sopra, non certo messo a caso, ma che si incunea con veemenza all’interno del modus giocandi del titolo firmato Polyphony. Una produzione, quella legata alle console Sony, che non ruota attorno al semplice scendere in pista, a dispetto del suo essere innegabilmente un racing game, ma che sceglie un approccio decisamente più trasversale.
Avvicinarsi a Gran Turismo 7, difatti, non ci vedrà soltanto intenti a collezionare quante più autovetture possibili (e ce ne sono oltre 400 ad attenderci, tra vecchie e nuove), ma ci chiederà anche di fare uno sforzo ulteriore, volto alla conoscenza e all’approfondimento di quanto ci accingiamo a pilotare. Yamauchi ha difatti dato vita al più grande museo interattivo dedicato al mondo dell’automobile, un’esperienza a 360° che punta ad abbracciare ogni sfaccettatura di questa sua grande passione.
Raccontare e raccontarsi vanno di pari passo con l’elaborazione sfrenata dei veicoli, con il perdersi all’interno di millemila settaggi, utili per consentirci di limare quel centesimo di secondo che ci manca. L’appassionato di automotive non vive, difatti, unicamente in funzione del rombo assordante del motore, ma vuole anche sviscerane ogni aspetto storico, conoscerne l’evoluzione e l’importanza. Tutto questo, in buona sostanza, è Gran Turismo 7, un riuscitissimo viaggio al centro di questo ruggente mondo, in cui l’attrito delle gomme sull’asfalto non è che la summa di un percorso assai più complesso ed interessante.
Drive me home – Recensione Gran Turismo 7
Dopo la parentesi chiamata Sport, capace di spiazzare tutti i fan storici della serie, Gran Turismo 7 segna un piacevole, quanto benvenuto, ritorno alle origini del brand, riscontrabile sin dal familiare (per quanto moderno) hub che ci accoglierà al primo avvio. Salutato, in parte, il mondo delle competizioni online, la nuova esclusiva PlayStation si aprirà sotto i nostri occhi per mezzo di una mappa, capace di far battere forte il cuore dei fan storici, di cui poco alla volta ci verranno dischiusi i vari segmenti interattivi.
Tutto parte dal Cafè gestito da Luca, il punto di partenza della rinnovata campagna single player, dove ad attenderci troveremo una serie di menu, caratterizzati ognuno da delle sfide sempre differenti. È da qua, dopo che avremo acquistato la nostra prima auto usata, che inizieremo ad inanellare una serie di gare, in quello che è una sorta di gigantesco tutorial: poco alla volta, proseguendo lungo 39 capitoli, sbloccheremo il tuning, il concessionario di auto leggendarie, il multiplayer, il photo mode e molto altro, fino a giungere all’iconico menu delle Patenti.
Un ritorno al passato, questo, in cui ogni piccola porzione si prende il suo debito tempo per presentarsi e farsi conoscere, segno evidente di come Gran Turismo 7 voglia sì accontentare gli aficionados della serie, ma contemporaneamente desideri anche essere l’entry point per tutta una nuova schiera di appassionati. Sicuramente molto compassata, a tratti quasi zen, la carriera della produzione Polyphony non è certo adatta a coloro che desiderano semplicemente dare gas, ma è bene sottolineare sin da adesso come non sia a questo tipo di utenza che il titolo si rivolga.
L’avanzamento, oltre a permetterci di sbloccare tracciati e vetture (ed accumulare crediti da spendere), sarà costellato da una serie di elementi storici e narrativi, che ci permetteranno di approfondire la storia di modelli e brand legati al mondo dei motori. Che sia per mezzo delle parole di storici designer realmente esistenti, magari attirati dal bolide parcheggiato fuori dal Cafè, oppure tramite il corposo showroom, potremo lanciarci in un viaggio capace di abbracciare l’interno ciclo vitale dell’invenzione scaturita dal genio di Karl Benz. Ed è il gioco stesso a suggerirci di scegliere questo approccio più omnicomprensivo, strutturando la progressione in modo che sia la conoscenza di mezzi e componentistica a permetterci di dare il meglio una volta scesi in pista.
Guida d’autore – Recensione Gran Turismo 7
Il legame con il passato della serie è molto forte anche una volta che stringeremo tra le mani, per quanto virtualmente, il volante: Gran Turismo 7 ripropone, difatti, il modello di guida già apprezzato e visto nello spin-off Sport che, in perfetto equilibrio tra velleità simulative ed accessibilità, ci presenta una sistema assai scalabile, capace di adattarsi ad ogni tipologia di pilota.
Pur non sconfinando mai in territori puramente arcade, né simulativi tout court, il meccanismo di gestione dei vari aiuti, così come della difficoltà generale, permette di cucire l’esperienza corsistica attorno a ciascun giocatore che, a patto di avere la pazienza di perdersi un attimo nelle varie opzioni di configurazione, riuscirà a trovare la quadra utile a domare cavalli e tornanti.
Anche in questo caso, però, è bene sottolineare come l’impronta autoriale di Yamauchi, con il suo peculiare modo di intendere i racing, sia quanto mai presente e debordante: Gran Turismo 7 eredita, pur al netto di un sistema di guida sicuramente più rifinito che in passato, gli storici “difetti” della serie. Dite ancora una volta addio ai danni estetici pronunciati (ma non meccanici, fortunatamente), che si limiteranno a qualche lieve graffio o ammaccatura, così come torneranno i vari trenini di vetture spesso oggetto di ironia sul web.
Il primo elemento, per quanto possa scontentare molti, è comunque un segno di estrema coerenza con il modo che Yamauchi ha di intendere sia la guida che l’automobile: è il gioco stesso, soprattutto nelle competizioni online, a spingerci ad un incedere corretto e pulito, che rifugga dalle sportellate e dai rimbalzi selvaggi su muri e quanto altro. I mezzi, poi, sono visti come templi sacri dal designer, al punto quasi da ritenere sacrilego il solo pensare di vederli danneggiati in modo irreparabile. Relativamente alle carovane, per quanto possa sembrare strano, si tratta comunque di un fenomeno che chiunque abbia mai corso in pista non può che trovare plausibile, dato che la ricerca serrata del sorpasso non caratterizza mai ogni singolo momento delle corse.
Va comunque sottolineato come l’IA avversaria sia ancora lontana dall’offrire una sfida credibile e convincente, questo sì, ancorata come è a comportamenti non sempre esaltanti. Il che visto come la concorrenza si è mossa già da tempo (sì, diciamo a voi Drivatar), non può che farci desiderare con insistenza l’implementazione annunciata di Sophy, l’intelligenza artificiale svelata pochi giorni fa. Ecco, quindi, che gli avversari che troveremo su pista finiscano per rappresentare più una sorta di benchmark per le nostre prestazioni, che un reale ostacolo verso la vittoria.
Questo essere un titolo che, per quanto completo e corposo già allo stato attuale, punti ad espandersi con il passare del tempo, per mezzo di futuri aggiornamenti, è evidente in alcune mancanze che potrebbero far storcere la bocca ai fan più integerrimi: parliamo dell’assenza delle competizioni endurance, con le varie gare personalizzabili che non ci consentiranno di impostare più di 10 giri per gara. Una lacuna che stona molto anche in relazione alla presenza del meteo variabile e del ciclo giorno//notte, e che avrebbe sicuramente massimizzato l’impatto di simili feature. Ci auguriamo che i prossimi update provvedano a colmare questa mancanza.
Si può dare di più? – Recensione Gran Turismo 7
Come già successo con Forza Horizon 5, ma anche con Forbidden West (tanto per rimanere in ambito Sony), viene spontaneo chiedersi cosa avrebbe potuto essere visivamente Gran Turismo 7 senza la zavorra di uno sviluppo cross-gen. Per quanto l’impatto scenico su PS5 si sia rivelato convincente, sono emersi comunque alcuni elementi decisamente più stonati rispetto al resto, per quanto relegati a porzioni marginali dell’esperienza. Ci riferiamo in particolar modo alla resa degli oggetti accessori presenti a bordo pista, sicuramente più abbozzati rispetto al resto: vedere sul nuovo hardware Sony NPC realizzati in maniera abbozzata, al pari di alcune porzioni architettoniche e paesaggistiche, ci ha causato un piccolo tuffo al cuore.
Vero è che parliamo di elementi ininfluenti una volta che ci troveremo a gareggiare per la testa della corsa, ma che emergono sin troppo se decideremo di divertirci con la sempre eccellente modalità replay. Ed anche la resa visiva della pioggia, memori degli incredibili risultati apprezzati in Driveclub, non può che far storcere la bocca. Fortunatamente almeno l’impatto dell’asfalto bagnato sulla fisica di gioco ha ben altra portata.
Tolti questi denti traballanti, però, tutto il resto sfiora le vette del fotorealismo, con una modellazione dei veicoli maniacale, capace di settare nuovi standard nel genere, sia che si parli di interni che (soprattutto) di esterni. Perdersi ad ammirare i nostri gioielli, seppur in mancanza di una feature come Forzavista, fa parte di quel percorso di conoscenza tracciato da Yamauchi, e che ha la sua sublimazione ultima nella modalità Scapes, ovvero il photo mode ufficiale di Gran Turismo 7.
Si tratta di un’opzione che ci permetterà di immortalare i nostri bolidi all’interno di spettacolari scenari realmente esistenti, potendo contare su di una componente fotografica di primissimo livello. Ed una volta dato vita allo scatto perfetto, perché non condividerlo con l’utenza? In fondo l’amante dei motori è pur sempre un inguaribile narcisista. Solide le prestazioni generali, sia che si scelga di prediligere il frame rete che la resa visiva, per quanto il ray tracing, in quest’ultimo caso, sia relegato unicamente alle modalità che esulano dalla pista.
Ulteriore fiore all’occhiello del titolo Polyphony, in perfetta coerenza con il pedigree della serie, è il comparto audio che, soprattutto se goduto per mezzo di un buon paio di cuffie, ci permetterà di apprezzare senza riserve la qualità del lavoro svolto in fase di campionamento dei vari motori. Con la tracklist musicale che finisce per passare inevitabilmente in secondo piano.
Molto buono, in salsa current gen, il supporto alle feature del DualSense, capace di prendersi la scena grazie alla corsa progressiva dei trigger, oltre che alla presenza di un feedback aptico in grado di farci percepire ogni minima sfumatura del rapporto vettura/pista. E ci sarebbe ancora molto altro da dire, magari in merito al comparto multiplayer, che mutua in toto quanto visto in Gran Turismo Sport, così come dello split screen, oppure della modalità Music Rally (una sorta di corsa contro il tempo a suon di musica), ma dopo quasi 1700 parole pensiamo di aver detto davvero tutto quello che c’è da sapere su Gran Turismo 7.
The king is back!
Gran Turismo 7 segna il ritorno in pompa magna di uno dei brand più importanti del mondo dei racing videoludici, grazie al capitolo più massiccio ed impattante dai tempi di Gran Turismo 3. Il nuovo lavoro diretto da Kazunori Yamauchi, ribadisce con ancora più veemenza la visione creativa del designer nipponico, che ci consegna la più accorata e struggente (oltre che divertente) lettera d’amore nei confronti dei motori.
Lontana dal voler essere un semplice racing game, il cui fine ultimo è scendere in pista per divorare l’asfalto, l’esclusiva PlayStation è un viaggio volto ad insegnarci e a farci apprezzare il mondo delle quattro ruote, il tutto tramite un mix di elementi capaci di approcciarsi a questo complesso universo da ogni direzione possibile. Certo, il suo voler essere così fortemente ancorato al proprio passato, seppur rivisto in chiave più moderna, non farà cambiare idea ai detrattori di questa peculiare filosofia, ma sicuramente non potrà che esaltare tutti coloro che sono in cerca di un’esperienza più complessa e sfaccettata. Ed in cui il tagliare il traguardo per primi non è che la punta di un iceberg ben più gigantesco.
Con questo si conclude la nostra recensione, e nella speranza che vi sia piaciuta vi rinnoviamo l’invito a rimanere in compagnia di tuttoteK, oltre che a tenere d’occhio le offerte presenti su Instant Gaming.
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Punti a favore
- Sistema di guida estremamente scalabile
- Esperienza corposa e complessa
- Modellazione dei veicoli sontuosa
Punti a sfavore
- IA non sempre impeccabile
- Permangono alcuni difetti storici della serie
- Si avverte il peso dello sviluppo cross-gen
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