Finalmente ci siamo, a quattro anni di distanza dal suo predecessore è arrivato il momento di analizzare, in questa recensione, God of War Ragnarok
Rendere più conforme a quella che si ritiene debba essere la natura umana
Che cosa significa “umanizzare”? Una definizione tecnica la ritroviamo alzando leggerissimamente il nostro sguardo. C’è un passaggio, però, di questa definizione, che risulta complesso da intendere ed è quel dubbio insito al passaggio stesso a dare valore e peso al tutto. “Quella che si ritiene debba essere…“, queste parole ci offrono una straordinaria chiave di lettura in relazione al concetto di umanizzazione. Cos’è che ci rende umani? Com’è che si definisce la natura umana?
Forse, a renderci umani (e sottolineiamo il “forse”), è quella carica di emozioni, positive e negative che ognuno di noi porta dentro, a volte in silenzio e a volte urlandole al mondo intero e, forse (di nuovo), a renderci umani è quel rapporto che si viene a creare tra quelle emozioni e le nostre relazioni interpersonali. In God of War Ragnarok, seguendo la scia del suo eccellente predecessore, la chiave sta tutta qui, sta tutta nell’umanizzazione degli Dei e, in questa recensione, tenteremo di sviscerare questo concetto sia da un punto di vista (passateci il termine) filosofico sia, in termini più pratici e prettamente videoludici.
No spoiler
Il nostro viaggio narrativo all’interno di God of War Ragnarok (e all’interno della nostra recensione) inizia con la diretta continuazione di quanto visto nel capitolo antecedente. La trama del gioco, infatti, segue perfettamente i binari tracciati nell’ormai lontano 2018. Prima di procedere ci teniamo a chiarire che all’interno di questa recensione non vi sarà alcuno spoiler, né dal punto di vista narrativo né dal punto di vista del gameplay.
Non nascondiamo che sarà complicato scrivere di questo titolo evitando qualsiasi tipologia di anticipazione ma, a nostro avviso, è assolutamente doveroso oltre che rispettoso nei confronti del gioco e degli utenti, effettuare questo sforzo in quanto la qualità di tutto ciò che vedrete e di tutto ciò di cui farete esperienza in God of War Ragnarok rasenta l’eccellenza (e in alcuni casi la raggiunge).
Di padre in figlio – Recensione God of War Ragnarok
Considerando quanto detto nel paragrafo precedente della nostra recensione procederemo con l’analisi di quella che è la gestione della narrazione all’interno di God of War Ragnarok. Tutto si regge su un eterno dualismo, un eterno dialogo che si traduce in scontri ed incontri, in rapporti persi, in rapporti recuperati e condito da spolverate, qua e là, di rabbia, rancore e profondità che ogni personaggio riesce ad acquisire. Un palcoscenico colmo di Dei che pian piano si spoglieranno dei loro abiti divini per avvicinarsi, il più possibile, ad una dimensione umana.
Ovviamente, il dualismo principale che ci ritroveremo a vivere, sarà quello che vedrà protagonisti Kratos e Atreus. Un padre e un figlio che insieme crescono e si evolvono. Atreus non sarà l’Atreus del precedente titolo, così come Kratos sarà un Kratos diverso. Tutto ciò salterà all’occhio fin dai primissimi minuti di gioco e questo, a nostro avviso, è assolutamente un vero e proprio elemento di prestigio che eleva questo titolo, dal punto di vista narrativo, al livello dei massimi esponenti della categoria, superando anche il suo eccellente prequel.
Ogni dialogo si sposa perfettamente con quanto sta accadendo e con ciò che vediamo a schermo e, soprattutto, questa qualità narrativa emerge durante le cut-scenes, che godono di una regia rara per il genere videoludico e che bagna i piedi nel mare della cinematografia. Ogni cut-scene saprà colpire, sorprendere e tenere incollati allo schermo. Tutto ciò nonostante qualche impercettibile indecisione sulle animazioni facciali di alcuni personaggi.
Non ci si tira indietro – Recensione God of War Ragnarok
God of War (2018) è stata una vera e propria rivoluzione per il brand. Per il cambio di impostazione ludica, la nuova gestione della camera, dell’esplorazione ecc… in un aspetto, però, la serie è rimasta fedele e sempre sul pezzo. Certo, anche quest’ultimo aspetto ha “subito” gli effetti del cambiamento (solo benefici per quanto ci riguarda) ma l’elemento più aggressive della serie è rimasto vivo e lo sarà anche in Ragnarok.
Com’è che si dice: “Quando c’è da menar le mani Kratos non si tira indietro!” Ok, forse non era proprio così, ma rende l’idea. Ci sarà da combattere tanto, tantissimo e ogni singolo combattimento vi lascerà un estremo senso di soddisfazione e appagamento, grazie ad un ottimo feedback e grazie ad un’eccezionale varietà di situazioni belliche rese possibili da svariate abilità sbloccabili e dall’utilizzo di diverse armi, con possibilità di switch durante i fight. Il tutto con l’aggiunta delle abilità dei nostri alleati, anch’esse sbloccabili e decise da noi.
Determinate abilità, inoltre, possono essere maggiormente potenziate grazie all’utilizzo dei gettoni mod che andranno a modificare l’impatto di quella stessa abilità, cambiando quella che può essere la tipologia di danno inflitto. Ottima anche la gestione delle parate e le finestre di parry. I diversi livelli di difficoltà, inoltre, si confanno benissimo alle esigenze di ogni utente e il titolo non risulterà mai frustrante o eccessivamente facile. In linea, dunque, con quanto fatto con il precedente capitolo.
Verso Ásgarðr! – Recensione God of War Ragnarok
In God of War Ragnarok ci troveremo ad agire in diverse mappe di dimensioni diverse. Un paragrafo sulla gestione delle mappe e sull’esplorazione crediamo sia doveroso. Questo perché, se da una parte la narrazione rappresenta il cuore pulsante dell’intera opera, dall’altra ci sentiamo di affermare che tutto ciò che c’è di contorno a quella che è la “via principale”, rappresenta quel plus che fa la differenza. Esplorare ogni singolo angolo delle mappe e dei vari regni non sarà un’azione mossa solamente da esigenze di completismo ma offrirà al gameplay delle varianti in più; rappresentate dalla presenza di nemici diversi, enigmi ambientali, fasi di platforming, missioni secondarie, viaggi in slitta o in barca ed elementi di lore da scoprire.
Lore ben gestita e centellinata al punto giusto che riesce a legare perfettamente la straordinaria realizzazione dei mondi, la loro storia e la voglia di godersi paesaggi e sfondi che sprizzano fantasy e mitologia da ogni foglia, filo d’erba o creatura che incontrerete. Un fantasy ed una mitologia che sapranno catturare anche i meno avvezzi a queste tematiche. L’esplorazione, però, a nostro avviso, in alcuni casi soffre di una piccola patologia che durante le nostre ore di gioco, ci ha fatto storcere il naso più di una volta e che, sinceramente, non ci aspettavamo. Non ce l’aspettavamo sia per l’estrema qualità del titolo e sia in ottica di un’evoluzione (difficile, lo riconosciamo) della serie.
La patologia in questione è quella dei cosiddetti “muri invisibili“. Spesso ci siamo imbattuti in delle aeree in cui alcune zone, seppur facilmente visibili e seppur facilmente raggiungibili, a conti fatti poi risultavano essere inaccessibili. E questo, da Santa Monica e da God of War Ragnarok, con tutto ciò che questo titolo porta con sé sul groppone, ci ha sorpresi in negativo e non potevamo fare a meno di farlo presente in sede di recensione.
Piacere eri e piacere rimani – Recensione God of War Ragnarok
God of War (2018) è stato un vero e proprio punto di riferimento, dal punto di vista tecnico, per la precedente generazione di console. Ragnarok si allinea, perfettamente, al piacere visivo che il suo predecessore provocava in chiunque lo avviasse. Modelli straordinari, ambientazioni varie e che rispecchiano visivamente ciò che accade dal punto di vista narrativo. In Ragnarok ci troviamo in pieno Fimbulwinter che, secondo la mitologia norrena è il lungo inverno che precede l’arrivo proprio del Ragnarok, la cosiddetta “battaglia finale”. Notare come ogni mondo e ogni zona “subisca” l’arrivo del Fibulwinter è estremamente affascinante e fa scattare l’ennesimo plauso al team di sviluppo nella cura dei dettagli realizzati. Una considerazione, però, va fatta.
Niente paura, nessuna critica feroce ma semplicemente una presa di coscienza. Se God of War (2018) è stato, come detto poche righe più su, un punto di riferimento dal punto di vista tecnico, non ci sentiamo di affermare che Ragnarok lo sarà per la nuova generazione di console (complice anche la sua natura cross-gen) ma, allo stesso tempo, sappiamo certamente che esso rappresenta delle solidissime basi (com’è stato nel caso di Ratchet and Clank: Rift Apart e nel caso di Horizon Forbidden West, per esempio) per tutti i progetti futuri e in particolar modo per le esclusive future, anche nella gestione del DualSense (positiva in questo titolo).
A livello performativo il gioco è quello che in gergo squisitamente tecnico si può definire: una roccia. Così come, ad essere estremamente d’impatto, è il comparto audio, con una colonna sonora perfetta per ogni occasione, suoni che amplificano la positività del feedback e un doppiaggio italiano di livello molto molto alto.
E ora a noi due… Kratos!
La nostra recensione di God of War Ragnarok è ormai alle battute finali e, come sempre, provare a rimescolare quanto detto, con la paura di aver mancato qualcosa e con l’incertezza di non esser riusciti ad esprimere tutto ciò che si voleva, è davvero complicato. God of War Ragnarok stupisce fin da subito ed è strano come sia in grado di farlo anche se, fondamentalmente, ci si può aspettare a cosa si va incontro, almeno dal punto di vista della struttura rustica e ludica. Forse, però, è proprio quel coinvolgimento emotivo e quella spinta verso la precedentemente citata umanizzazione, che si avverte fin da subito, a fare la differenza. Ci si gasa, ci si intristisce e si prova una forte empatia per ogni personaggio e, in un certo senso, si viene pervasi da tutte quelle emozioni di cui il titolo è intriso.
Si prova rabbia ad ogni singolo colpo di ascia di Kratos, si prova ambizione e curiosità ad ogni battuta di Atreus, si riflette dopo ogni parola pronunciata da Mimir e ci si sente in colpa ogni qual volta che ci si focalizza sul viso appassito, rancoroso, dolorante ma estremamente bello e affascinante di Freya. God of War Ragnarok coinvolge e lo fa come pochi suoi “colleghi”. Siamo di fronte, a nostro avviso, all’ennesimo capolavoro della serie e ad un vero e proprio Must Have per ogni possessore di una console PlayStation, in particolar modo per ogni possessore di una PlayStation 5.
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Punti a favore
- Narrativamente eccezionale
- Cut-scene cinematografiche
- Combat System eccellente
- Ambientazioni varie e belle da esplorare
- Tecnicamente solidissimo
- Il pad sarà un ponte tra le nostre emozioni e quelle dei personaggi
Punti a sfavore
- Qualche muro invisibile di troppo
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