Scopriamo insieme, in questa prolissa recensione dedicata, quali sono i punti di forza e di debolezza della Final Fantasy Pixel Remaster, rivisitazione dei primi sei capitoli del franchise di Square Enix riproposti in versione migliorata e corretta
Che piaccia o meno, Square Enix ha donato al mondo una delle serie che è riuscita, in un modo o nell’altro, ad impreziosire il mondo dei videogiochi iterazione dopo iterazione. Nata nell’ormai lontanissimo 1987, Final Fantasy ha saputo dimostrare propensione al rinnovamento, alla modernità e al sapersi reinventare, creando ogni volta mondi e personaggi unici, iconici e indimenticabili. Tranne Final Fantasy XV: l’odio spassionato di ogni fan verso un capitolo che non è stato quello che sarebbe potuto essere (e sarebbe potuto essere davvero uno dei migliori della serie) è sempre giustificato. Non è questa però la sede, torniamo in argomento.
Aspettando l’arrivo di Final Fantasy XVI (giugno è così vicino eppur così lontano), Square Enix ha deciso di riproporre i primi sei capitoli del franchise in versione riveduta e corretta anche su console e non solo su PC e dispositivi mobile. La Final Fantasy Pixel Remaster è già disponibile da tempo, noi ci siamo persi nei meandri di ogni singolo pixel (pun intended) di ogni singolo mondo di ogni singolo gioco, e siamo finalmente pronti a parlarvene con questa recensione. Un gigantesco tutto nel passato che porta non solo nostalgia, ma anche tanta tanta gioia.
Uno sguardo generale | Recensione Final Fantasy Pixel Remaster
Prima di passare ad una carrellata di micro-recensioni sui singoli capitoli, vogliamo darvi una panoramica generale del re-styling che Square Enix ha messo in campo per riportarli in auge nella Final Fantasy Pixel Remaster. Questo perché, ovviamente, i ritocchi non si sono limitati al comparto estetico (una pixel art a nostro parere meravigliosa) e sonoro (con uno Uematsu che ha riarrangiato se stesso), ma hanno soprattutto interessato il gameplay. Tante sono state infatti le aggiunte volte a migliorare la qualità di vita di sei giochi che, per quanto possano dirne i fan di vecchia data, ad oggi potrebbero essere un po’ troppo ostici da affrontare per chi si approccia per la prima volta al genere.
Sono stati dunque aggiunti i moltiplicatori che vi permettono di far avanzare molto più velocemente la vostra squadra, senza neanche interrompere l’ottenimento dei trofei. Inserita anche la possibilità di disattivare gli incontri casuali, fattore che, insieme alla possibilità di salvare praticamente ovunque grazie al Salvataggio Rapido, riduce al minimo il rischio di perdere ore ed ore di gioco (e farming). Tra le modifiche che abbiamo maggiormente apprezzato c’è decisamente l’Auto-Battle, che ci ha risparmiato fin troppe ore di vita e click sul tasto X del nostro Dualsense nei vari approcci al grinding di livelli.
Aggiunto anche l’adattamento italiano, ottimo sotto ogni punto di vista, un Bestiario completo che funge da enciclopedia e la già citata possibilità di ottenere i trofei. E state ben attenti perché, anche utilizzando i moltiplicatori, i sei platini non saranno decisamente facili da ottenere. I fan della vecchia ora non devono però disperarsi: tutte queste aggiunte sono ovviamente opzionali e potrete rivivere le esperienze originali semplicemente tenendo tutto disattivato. Sicuramente alcune modifiche sono state fatte a livello strutturale, e chi si ricorda l’IA dei nemici dei primi tre Final Fantasy capirà bene perché era decisamente necessario, ma nulla di così clamoroso da comprometterne un’esperienza autentica. E sì: potete anche riportare il comparto estetico e sonoro a quello di una vita fa. Ah, nostalgifag!
Final Fantasy (1987) | Recensione Final Fantasy Pixel Remaster
Il capostipite di una serie è generalmente l’impronta più marcata lasciata nella storia della serie stessa. E così fu anche per Final Fantasy I, un videogioco nato per sfida: una “fantasia finale” di un’azienda che non poteva perdere altri soldi. Il primo capitolo della serie è decisamente uno dei più ostici a cui approcciarsi, ma anche il più lineare in assoluto. Non potrete perdervi in alcun modo all’interno di questo fantastico mondo, in cui i quattro prescelti dai cristalli si muovono affrontando nemici e sconfiggendo grandi entità malvagie. Il Job System è semplicissimo: sceglierete la classe all’avvio del gioco e questa non sarà più modificabile nel corso dell’avventura. Un capostipite iconico, duro e decisamente poco appetibile per i giocatori neofiti del genere. Rimane pur sempre un ottimo Final Fantasy. [voto: 8.5]
Final Fantasy II (1988) | Recensione Final Fantasy Pixel Remaster
Il secondo capitolo stravolse un gameplay decisamente solido a favore della maggiore libertà data al giocatore. Abolite le classi, insomma, la crescita dei personaggi (che questa volta, a differenza del prequel, sono dotati di un’identità ben specifica e non nominati dal giocatore stesso) dipenderà da quali parametri saranno maggiormente messi sotto stress durante i combattimenti. Se attaccheremo molto con le armi cresceranno quelli fisici, mentre utilizzando le magie (che chiunque può imparare una volta acquistati i classici tomi nei negozi) aumenteranno quelli magici. Insomma: un sistema unico del suo genere, ed alcuni potranno dire anche per fortuna. E noi forse siamo fra quelli. Un gran peccato perché, al netto di tutto, la trama orizzontale di Final Fantasy II è decisamente più interessante rispetto al predecessore, molto più classico. [voto: 7.5]
Final Fantasy III (1990) | Recensione Final Fantasy Pixel Remaster
Ultimo capitolo della trilogia originale e ultimo Final Fantasy ad avere i combattimenti a turni (ebbene sì, dal IV si passa all’ATB). Final Fantasy III introduce, oltre ad una storia che ritorna più verso la classicità del primo capitolo, la possibilità di far cambiare classe ai personaggi ogni volta che si vuole al di fuori della battaglia. Un sistema di classi fluido, dunque, che dona sicuramente una maggiore libertà di personalizzazione al videogiocatore, ma che, a nostro parere, fa perdere di profondità al combat system. Scegliere una classe è praticamente inutile, in quanto vi basterà giusto qualche scontro per far adattare il personaggio al nuovo ruolo e poi, magari, ricambiarlo a piacimento. Vengono anche introdotti per la prima volta i boschetti Chocobo, disponibili nella mappa di gioco e ben riconoscibili ai fan del franchise. In fondo, comunque, il terzo capitolo rimane un’ottima chiusura per l’archetipo iniziale che Square Enix aveva dato al franchise. [voto: 7.5]
Final Fantasy IV (1991) | Recensione Final Fantasy Pixel Remaster
Si passa, dunque, ad uno dei capitoli più universalmente apprezzati. Final Fantasy IV cambia completamente indirizzo in tutto, sia a livello di sceneggiatura, decisamente più complessa e con personaggi iconici, riconoscibili e indimenticabili, sia a livello di semplice gameplay con l’introduzione dell’Active Time Battle, che il franchise si porterà dietro fino al tredicesimo capitolo (ad eccezione di Final Fantasy X). Tolto dunque il sistema di combattimento a turni classico, i personaggi potranno selezionare la propria azione al riempimento dell’apposita barra di attesa, decidendo, in base alla propria classe (predefinita e non modificabile) se attaccare, fuggire o difendersi. Final Fantasy IV è ancora oggi uno dei capitoli imprescindibili da conoscere, amare e rivivere: la storia di Cecil, al netto di qualche ingenuità nel finale, rimane su tutt’altro livello rispetto ai predecessori. [voto: 9]
Final Fantasy V (1992) | Recensione Final Fantasy Pixel Remaster
Anche in Final Fantasy V la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi è predominante rispetto ai primi tre capitoli. A differenza del IV, però, la storia di Bartz, Galuf e della principessa Lenna convince tutt’oggi molto meno rispetto alla cavalleresca epopea di Cecil, mostrandosi con un intreccio molto più debole e meno interessante. Dal punto di vista del gameplay, Final Fantasy V riprende a piene mani il poco convincente Job System di Final Fantasy III, rimaneggiandolo e modernizzandolo. Tornano quindi le classi fluide, ma in questo caso all’aumentare di livello in una specifica classe il personaggio otterrà delle abilità passive (poi selezionabili dalla classe del Tuttofare) e dei comandi, che potranno invece essere selezionati anche una volta che il personaggio stesso avrà cambiato classe. Molto confuso e poco convincente ancora oggi, ai nostri occhi, seppur consenta di personalizzare al massimo la vostra squadra. [voto: 7.5]
Final Fantasy VI (1994) | Recensione Final Fantasy Pixel Remaster
Siamo giunti, dunque, alla fine di questo viaggio con il capitolo più importante, narrativamente complesso e indimenticabile di tutta la Final Fantasy Pixel Remaster. Il viaggio di Terra in Final Fantasy VI è ancora oggi tempestoso, sia a livello pratico sia emotivo, pieno di validi spunti poi ripresi anche nei successivi capitoli del franchise e con un sistema di combattimento praticamente assimilabile alla modernità della serie. Praticamente impeccabile sotto ogni punto di vista, Final Fantasy VI elimina il Job System assegnando una classe specifica ad ogni personaggio, non modificabile in alcun modo, e per la prima volta gli Esper assumono un ruolo fondamentale sia nella trama sia nel gameplay del gioco. Se avete modo di recuperare soltanto uno dei capitoli della Pixel Remaster, il nostro consiglio è di gettarvi a testa bassa verso Final Fantasy VI che oggi, nel 2023, è ancora uno dei capolavori del genere. [voto: 10 (+1)]
Sei classici senza tempo
Al netto di questa recensione e dei pregi e difetti dei singoli capitoli, la Final Fantasy Pixel Remaster riporta in auge, svecchiandone gameplay e comparto tecnico, sei grandi JRPG dei primi anni ’90, rimettendoli nelle mani dei fan con versioni da divorare per chi li conosce e da vivere per chi, invece, non ne ha mai avuto l’occasione. Se dovessimo proprio sceglierne uno su sei, vi consiglieremmo decisamente Final Fantasy VI che a quasi trent’anni di distanza è ancora quell’intramontabile capolavoro che Square Enix può e deve vantarsi di annoverare fra i suoi migliori videogiochi di tutti i tempi.
La Final Fantasy Pixel Remaster è ora disponibile su PC, PS4 e Nintendo Switch. Fateci sapere che cosa ne pensate voi qua sotto nei commenti, noi continueremo a tenervi aggiornati con tutte le news, le guide e le recensioni a tema videoludico e tech! E se siete interessati a chiavi di gioco a prezzi vantaggiosi, vi consigliamo di dare un’occhiata al catalogo di Kinguin!
Punti a favore
- Sei classici senza tempo
- Aggiunte e miglioramenti alla qualità di vita
- Pixel art deliziosa e riarrangiamento magistrale della colonna sonora
- Final Fantasy VI è ancora il capolavoro di trent'anni fa
Punti a sfavore
- Forse troppo semplificati per i veterani
- Final Fantasy III e V convincono ancora poco col loro Job System fluido
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