In questa recensione si parlerà di Expedition Zero, un prodotto di Enigmatic Machines che esegue in modo poco soddisfacente un concept survival horror piuttosto gettonato
L’essere umano è attratto dall’ignoto in modo totalmente naturale; quest’innata sete di conoscenza, che porta ad indagare le cause e la verità dietro ogni minima ombra di mistero è il motivo che ha portato l’uomo a esperire la realtà, esaminando il mondo ed evolvendosi in modo autosufficiente. La curiosità di sapere cosa si celi dietro un certo fenomeno, qualunque sia la sua origine, è da sempre stata il vettore che ha condotto verso il progresso.
Anche per questo, l’umanità ha il disperato bisogno di sapere cosa gli riservi il futuro; conoscere il proprio destino è impossibile, eppure si tenta comunque di prevedere cosa accadrà in un tempo prossimo o estremamente lontano: ciò avveniva con le credenze religiose, e adesso lo stesso vale per le ipotesi pseudo-scientifiche. L’immaginazione porta così a generare numerosi scenari, da quelli più utopici a quelli costituiti da impietosi mondi post-apocalittici che spesso trovano le loro più grandi sfaccettature attraverso i media d’intrattenimento. Infatti, che si parli di film, serie TV o videogiochi, ognuno di essi pone una sua accezione al genere post-apocalittico, trasformando di continuo i canoni.
Tra i titoli di questa tipologia più in voga, oltre ai recenti Fallout, The Last of Us Parte 2 e Horizon Forbidden West, da diversi anni si sono fatti strada giochi più basati sull’esplorazione del mondo survival horror, spesso molto vicini all’iconica serie di STALKER in fatto di ambientazione, stile di gioco e trama. In aggiunta, nonostante non manchino un elevato numero di bug e legnosità, STALKER viene comunque sorretto da un mondo intrigante e delle quest coinvolgenti. Expedition Zero sembra voler cercare di percorrere le stesse orme, ma in questa nostra recensione andremo ad illustrare come il tentativo sia fallito in modo evidente.
Una gita da evitare
Expedition Zero, protagonista di questa recensione, si è presentato nei suoi vari trailer introduttivi come un classico titolo survival horror singleplayer ambientato nelle fredde lande sovietiche: nel caso si abbia avuto a che fare con i giochi capostipiti di questa categoria (di cui alcuni menzionati in precedenza), non sarà complicato avere più o meno un’idea di cosa si va incontro. Di solito, questi giochi portano l’utente all’interno di un mondo soggetto a un qualche tipo di mutamento estremo, dovuto a una catastrofe naturale, guerre disastrose o degli azzardi scientifici, e anche in questo titolo si dovrà affrontare una situazione più o meno simile.
Il gioco prende luogo nelle profondità della Siberia rurale, dopo che l’arrivo di un meteorite ha trasformato completamente le selvagge foreste ghiacciate, rendendole la dimora perfetta per degli orrori terrificanti, e molti altri misteri celati agli occhi della comune popolazione. Questa situazione sembra essere un richiamo al celebre film “La Cosa”, ma nel gioco le minacce non origineranno solamente dal ghiaccio. Nell’apertura del gioco il nostro ruolo non sarà approfondito troppo nel dettaglio, e verremo gettati sin da subito in una casa abbandonata vicino ad un lago congelato, senza alcun tipo di compagnia.
Ma quale sarà la ragione che ci spingerà a voler effettuare delle incursioni rischiose nel bel mezzo della taiga anomala ed inospitale? Pensando ad esempio ad Outlast, si va ad impersonare un giornalista in procinto di documentare le losche vicende in corso nel manicomio, mentre in S.T.A.L.K.E.R. si era solo un poveraccio in cerca di fortuna, brivido del pericolo, desiderio di fuga dalla normalità. In Expedition Zero, la questione sarà decisamente semplice: bisognerà cercare risorse e sopravvivere. E purtroppo, questa sua semplicità è anche il punto d’origine di alcuni aspetti negativi principali.
Sarebbe stato meglio darsi all’agricoltura – Recensione Expedition Zero
Lanciandosi nel gioco, non sarà chiarito lo scopo della nostra presenza in questa località desolata: nel rifugio a nostra disposizione sarà possibile raccogliere diversi oggetti utili alla sopravvivenza, ma in maniera ancora estremamente limitata. Per andare a sbloccare nuove tecnologie da costruire (abilità giustificate con il fatto di essere un ingegnere sovietico) bisognerà quindi partire subito all’esplorazione, dirigendosi verso uno strano macchinario da alimentare con del carburante, che una volta avviato sarà in grado di farci viaggiare nella mappa del gioco.
La prima meta sarà una strana e imponente struttura sorvegliata da alcune guardie armate, che servirà ad introdurre il concetto di stealth all’interno di Expedition Zero, insieme a quelli che forse in fin dei conti potrebbero essere i nemici più innocui che ci si ritroverà ad affrontare. Superata la fase stealth, s’interagirà con uno dei pochi NPC interpellabili nel gioco, un negoziante che andrà di lì in poi a fornire delle coordinate via radio per raccogliere dei dati, tutti mirati all’esplorazione ininterrotta della zona anomala. Nel corso del secondo viaggio, entrando nella prima nuova area, si noterà come sia esclusa la possibilità di viaggiare rapidamente, se non in alcuni punti principali ben specifici.
Raccogliendo nelle case abbandonate e nelle tende militari tutto ciò che ci capiterà a tiro, si troveranno risorse utili come medicine, munizioni, armi, ma anche cianfrusaglie e strumenti convertibili in materiali grezzi, che poi serviranno per costruire nuovo equipaggiamento. Insomma, essere un ingegnere è una scusa perfetta per introdurre il crafting, che ci porterà ad utilizzare delle macchine simili a stampanti 3D in grado di fabbricare e scomporre oggetti. Esse saranno poste in diverse location, e al loro interno saranno frequentemente ritrovabili nuovi progetti per costruire strumentazioni molto utili per la sopravvivenza, come espansioni per l’inventario, scanner di prossimità, batterie più durature per la torcia, tute di calore e molto altro.
Neanche un goccio di vodka – Recensione Expedition Zero
Poiché la recensione riguarda un survival horror, è necessario approfondire in modo più marcato le caratteristiche della sopravvivenza in Expedition Zero. Il gioco non dispone di una possibilità di modificare la difficoltà, e le probabilità di sopravvivere verteranno soprattutto sulla capacità di gestire le risorse che possiede il giocatore, il quale dovrà muoversi controllando sempre i valori del calore corporeo, la salute e la batteria rimanente. Oltre alle temperature costantemente gelide, ci saranno anche delle saltuari tempeste di neve che potranno ridurre drasticamente la resistenza al freddo, e per evitare una morte per assideramento sarà imperativo trovare dei ciocchi di legno da inserire poi in stufe, forni, caloriferi e bidoni per poter così andare a scaldarsi.
Allo stesso tempo, la torcia sarà l’unica fonte di luce costante che si potrà avere, e per questo la sua batteria dovrà essere ricaricata presso le stazioni di ricarica posizionate anch’esse in alcune località della mappa. E se la natura non darà già abbastanza gatte da pelare, ad aggiungersi ad essa ci penseranno anche delle creature mostruose che s’insidiano nell’oscurità della foresta. Essa pullulerà infatti di minacce nere e dall’aspetto poco definito, imprevedibili nei movimenti ma capaci di farci fuori in pochi attimi; esse manifesteranno la loro presenza con versi raccapriccianti, andando poi a causare delle strane “interferenze” nella visuale man mano che si avvicinano.
Forse ciò vi riporta alla mente una certa figura horror piuttosto rinomata sul web (slenderman), ed effettivamente risultano alcune somiglianze: anche se queste creature non avranno degli arti eccessivamente lunghi, esse saranno in grado di catturare il giocatore allungando quella che pare essere una lingua letale, appendendolo in aria per un istante. Se ci si darà alla fuga, esse si lanceranno all’inseguimento del giocatore saltando tra gli alberi, e l’unico modo per disfarsene sarà quasi sempre tentare di colpirli a colpi di fucile.
Diciamo “tentare” perché, per quanto questi nemici siano capaci d’incutere ulteriore paranoia e inquietudine che magari potrebbero portarci a voler effettuare una ritirata strategica, molto spesso ciò che impedirà di eliminarli sarà l’impossibilità di poterli individuare nel buio. Oltre a ciò, anche il gioco darà un suo contributo: durante la partita può capitare delle volte di essere attaccati attraverso gli edifici nonostante le entità si trovino all’esterno, vedendo così le loro lingue trapassare letteralmente i muri e i soffitti.
Bianco e nero – Recensione Expedition Zero
Si avrà modo sin da subito di prendere confidenza con i comandi di gioco di Expedition Zero, e per questa recensione il titolo è stato giocato solo fruendo dei controlli su PC, poiché il collegamento con controller sembrava dare non pochi problemi, invertendo automaticamente la visuale e la direzione verso la quale ci s’incamminava, e non rilevando bene diversi tasti. Un fattore che si apprenderà all’inizio è che sì, è presente un adattamento in italiano, ma risulta piuttosto approssimato: alcuni testi e le opzioni principali del menu sono state tradotte, ma non sarà raro imbattersi in scritte esclusivamente inglesi.
Vedendo i requisiti predisposti sulla pagina Steam del gioco, non sembravano essere necessarie macchine estremamente potenti, ma ciò non escluderà comunque dei frangenti in cui la fluidità del gioco calerà drasticamente. Per quanto riguarda la grafica, siamo a un livello molto inferiore a ciò che ci si aspetterebbe da un titolo di nuova generazione, anche se non erano state promesse visual strabilianti in tal senso.
Ciononostante, è evidente la cura per l’ambiente di gioco, capace di donare un effetto horror molto percepibile grazie alla combinazione del buio onnipresente con il bianco cadaverico del ghiaccio siberiano che si fonde con gli insiemi di alberi spogli, i quali nascondono tra le loro fronde le entità più sconosciute, spaventose e terrificanti. Un ulteriore elemento che partecipa a queste sensazioni di paura è il comparto sonoro, che non vanta di varietà ma è comunque capace di accompagnare appropriatamente le varie situazioni.
Una doccia fredda
Il lancio di un gioco come Expedition Zero era passato piuttosto in sordina in un mese oberato di titoli importanti, pur avendo ricevuto una demo solo poche settimane prima. Non abbiamo avuto modo di osservare il titolo nella sua fase di prova, ed è quindi difficile dire nella nostra recensione come Expedition Zero sia stato modificato rispetto alla versione ancora non ufficiale. In ogni caso, per quanto le premesse iniziali date dalla storia, dall’ambientazione e dall’atmosfera del gioco siano a prima vista intriganti, ci sono ancora troppe cose che necessitano un miglioramento significativo per poter dare un’esperienza di gioco sufficientemente valida.
Mettendo in primo piano uno stile che si rifà in gran parte a quello dei giochi post-apocalittici sovietici più conosciuti, mescolandolo a un’ambientazione misteriosa e ancora poco sfruttata, Expedition Zero introduce un mondo capace d’inglobare il giocatore in una sfera di terrore e ansia. Tuttavia, allo stesso tempo essa viene violata da una frustrazione costante, data dall’interazione con i nemici piuttosto frustrante, un comparto tecnico traballante e degli obiettivi che dopo poco lasciano spazio a una gran monotonia.
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Punti a favore
- Ambientazione siberiana interessante
- Atmosfera horror ben costruita
Punti a sfavore
- Gameplay approssimato e con molte problematiche
- Bug capaci di danneggiare l'esperienza di gioco
- Adattamento italiano incompleto
- Grafica e comparto tecnico lasciano a desiderare
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