Tra gli ultimi sospiri roventi di questa strana estate abbiamo avuto modo di fare un viaggio nell’oltretomba, tutto piattaforme e cristalli fragilissimi, di Evergate ed eccoci qui con la recensione relativa. Continuate a leggere se volete scoprire cosa si ottiene sommando la formula trial and error all’essenza platform
Il 18 agosto è arrivato sul Nintendo eShop, Evergate. Il titolo si pone un obiettivo discretamente ambizioso. Ripartire dalle premesse (francamente formidabili) di Ori and the Will of the Wisps e provare a far vedere qualcosa di originale. Ambizioso senza dubbio in effetti. Secondo noi il titolo di Stone Lantern Games LLC è riuscito, in qualche modo, nell’impresa. Vi spieghiamo il perché nelle prossime righe di questa recensione su Evergate.
Un avvertimento preliminare prima di procedere: se siete rimasti toccati dal titolo di Moon Studios e avete fatto un pensierino ad Evergate solo perché sperate di ritrovare tanta parte di quel gioco in quest’altro, alt! Come vedrete a breve, Evergate ha in comune con il modello di riferimento alcuni punti: entrambi sono platform ed entrambi, per un motivo o l’altro, sono in qualche modo “fiabeschi“. Eppure, i due differiscono (e non poco) in tutto il resto.
Un indie che ce la fa
Accenniamo ora al passato recente di Evergate. La storia che vi riassumiamo qui in breve è quella di un indie che ce la fa. Era il 16 gennaio dello scorso anno quando su Kickstarter è apparso il primo progetto di Stone Lantern Games, un piccolo developer indipendente di Boston. Lo sviluppo del gioco è partito già 3 anni fa e negli ultimi 12 mesi, su Kickstarter, 718 sostenitori hanno visto del potenziale in quei brevi spezzoni di gameplay che mostravano, su YouTube e Kickstarter, un ibrido a metà tra platform e puzzle game. Insomma, Evergate è stato in grado di sorprendere. Motivo per cui il progetto di Stone Lantern ha raccolto più di 33 mila dollari di donazioni.
Quei primi fugaci filmati condivisi sulle suddette piattaforme erano uniti da un comune denominatore: difficoltà al limite del proibitivo. Possibile, dunque, che sia stato questo a far ingolosire i palati, avidi di sfida, dei finanziatori. Sta di fatto che ormai il gioco ha già fatto il salto sul trampolino di lancio su Switch e si prepara fare lo stesso su PC (Steam), PS4 e Xbox One dal primo di settembre.
C’era una volta uno spirito – Recensione Evergate
Proseguendo ora con la recensione ricostruiamo in breve l’incipit della vicenda raccontata in Evergate. La premessa narrativa del titolo prende le mosse nell’aldilà. Ki, alias il vostro personaggio, è un’anima dell’oltretomba. All’inizio della vicenda la Mietitrice accoglie il piccolo protagonista nella nuova realtà, una sorta di limbo tra la vita e un’altra (si esatto, si tratta di reincarnazione) e lo accompagna verso l’Evergate, un portale in grado di proiettare le anime verso il prossimo ciclo vitale.
Ecco quindi che accade il primo della serie di misteri che andrete a svelare nel corso di quest’esperienza videoludica: invece di reincarnarsi, Ki viene costretto a rivivere le memorie di alcuni defunti vissuti in un’epoca remota. Per conoscere la causa di tale bizzarria non vi resta che giocare. Non servono giri di parole: gli sceneggiatori di Stone Lantern hanno scritto un intreccio che fila a dovere. Il sistema dei ricordi funziona, affascina ed emoziona. Non si cade mai nella stucchevolezza del già visto o del banale, la storia di Ki va vissuta tutta d’un fiato.
Anima mia, torna sulla piattaforma tua – Recensione Evergate
Si può ancora fare qualcosa di originale in un genere, il platform, in cui nel corso degli anni si è già fatto forse tutto? Beh, probabilmente si. Il gameplay di Evergate ruota attorno ad una meccanica poliedrica e ardua da padroneggiare dall’apparenza blanda: il Soulflame. Si tratta di un raggio in grado di polverizzare tutto o quasi. Bene, come si raggiungono le piattaforme più alte dei vari livelli di gioco ( i “ricordi”) che vi troverete ad affrontare? Con il Soulflame, ovvio.
Vi illustriamo rapidamente la dinamica: Ki, mentre salta da una piattaforma all’altra può rilasciare il suddetto raggio. Nel bel mezzo di ogni salto, se il Soulflame viene innescato si innescherà di conseguenza lo slow-motion. In questo frangente temporale avrete la possibilità di mirare e fare fuoco (con “Y”) ad alcuni cristalli e placchette semi-invisibili. I primi frantumandosi genereranno un’onda d’urto che vi ritornerà indietro permettendovi di raggiungere posizioni precedentemente inaccessibili. I secondi, in alcune specifiche condizioni, materializzeranno delle piattaforme nel punto in cui avete fatto fuoco. Macchinoso, vero? Un po’, ma tranquilli, ci prenderete la mano presto. Il brutto arriverà man mano che cercherete di padroneggiare questa tecnica.
Si è detto che nell’ambito del genere platform si può fare ancora qualcosa di originale. Evergate lo dimostra nella semplice impostazione di ogni livello. Iniziando ogni scenario vi troverete davanti uno sfondo e tante piattaforme, cristalli e placchette semi-invisibili sospesi nel vuoto. In molti casi, sopratutto nella seconda parte del titolo, l’occhio avrà difficoltà a ricostruire idealmente il percorso da fare dal momento che in quegli stessi casi gli elementi sembreranno piazzati a caso. Eppure tutto ha un senso. Per raggiungere il traguardo non vi resta che il buon vecchio trial and error: si prova e si riprova fin quando non va (se avete giocato anche solo un titolo della serie TrackMania conoscete fin troppo bene questa meccanica).
Evergate propone, dunque, una curiosa commistione tra platform e puzzle game, abilità e mente; perché si, per completare alcuni livelli dovrete proprio scervellarvi e in quello sta il bello (o il brutto, dipende dai vostri gusti).
Il Darksouls dei platform – Recensione Evergate
Come si è accennato, già solo in sé il gameplay è piuttosto ostico. Ci si mettono poi pure altre rogne tipo rondini omicide, spianate di spine e corvi demoniaci. Ebbene si, Evergate è un gioco difficile, ma difficile veramente, uno di quelli in cui il controller rischia di venire lanciato come una sonda interplanetaria da un momento all’altro.
Può capitare poi, che dopo aver sudato sette camicie e più, vi troviate di fronte l’ambito traguardo. A questo punto, per una semplice svista, vi trovate a premere “X” (a cui è affidato il respawn) al posto di “Y“. Ecco compiuto il disastro. Ki si andrà a posizionare magicamente all’inizio del livello. Proprio allora, il vostro povero Joy-Con inizierà a viaggiare nell’orbita interplanetaria, è inevitabile.
In questo suo sadico aspetto Evergate non fa che riportare alla mente i vecchi ricordi (o incubi) che solo i platform old-school erano in grado di regalare. Che lo vogliate chiamare Dark Souls a piattaforme o nuovo Cuphead fa lo stesso, Evergate è una vera sfida che gli amanti dell’hardcore gaming sapranno probabilmente apprezzare. La difficoltà aumenta in modo graduale, progressivo e inesorabile ed Evergate potrebbe darvi assuefazione in men che non si dica.
A volte però, c’è da dirlo, alcuni dei livelli sono sembrati veramente impegnativi in modo eccessivo. Note positive anche sul piano della longevità. Il titolo vi metterà a disposizione decine e decine di livelli-enigmi. In più, considerando anche che risolverli sarà un’impresa da mettere in curriculum, il titolo vi terrà impegnati per un bel numero di ore.
Dulcis in fundo – Recensione Evergate
Siamo arrivati, in questa nostra recensione, alle considerazioni di natura tecnica ed Evergate, in questo caso ha due anime, è proprio il caso di dirlo. Sul piano visivo il titolo di Stone Lantern mostra fatalmente la sua natura indie. Il colpo d’occhio non è dei migliori. Lungi dalla magia visiva di Ori, il titolo appare graficamente spento, piatto e seriale: le piattaforme si presentano in sezioni replicate una uguale all’altra. Le stesse sono anche realizzate in grafica 2D in modo poco riuscito. Più ispirati e suggestivi gli sfondi e le immagini dell’intreccio.
Tutt’altra storia l’audio. Veri e propri brani orchestrati, sinfonie, cori, arpeggi, virtuosismi. Stiamo parlando di qualcosa di decisamente paragonabile, e probabilmente superiore, a quanto visto in molti titoli tripla A, senza paura di azzardare confronti improbabili.
Da ultimo, nulla da dire sull’ottimizzazione, nessun calo di frame da segnalare. Sull’ibrida di Nintendo l’esperienza è fluida e respawnare sarà un piacere (o quasi). Il consiglio, tuttavia è di evitare di giocare in modalità portatile. I vari livelli appaiono eccessivamente minuti e Ki è quasi un puntino invisibile sullo schermo della vostra Switch e vi sentirete delle autentiche talpe da subito.
Un guanto di sfida dall’oltretomba
Ed eccoci al termine di questo viaggio nell’aldilà. La via di Ki è lunga, ostica, emozionante. Abbiamo provato a spiegarvi perché Evergate ci è sembrato un titolo originale e piuttosto differente da Ori and the Will of the Wisps, suo chiaro modello di riferimento. Il cuore dell’esperienza di Moon Studios era l’esplorazione mentre Evergate propone, come si è accennato, un mix di rompicapo e platform in una progressione che non ha nulla di lineare.
L’esperienza tocca vette di difficoltà a tratti punitive da vero old-school, un po’ troppo forse. Starà a voi decidere se accettare il guanto di sfida lanciato da Stone Lantern Games. Il gioco stecca nella sua componente grafica, ma si riprende poi con un’esecuzione musicale da standing ovation a piene mani.
Per i motivi che vi abbiamo elencato in precedenza, va da sé che il titolo è consigliato ad una nicchia ristretta, ristrettissima probabilmente. Se siete alla ricerca di una vera sfida, siete amanti degli indie e volete vedere se i platform possono ancora sorprendervi, dategli una chance. Non rimarrete delusi.
Vi ringraziamo per aver dedicato tempo alla lettura di questa recensione. Restate sintonizzati su tuttoteK per tutte le notizie e le curiosità dal mondo del gaming e non solo.
Punti a favore
- Originale, impegnativo e soddisfacente
- Il sistema del Soulflame è più interessante di quanto possa sembrare
- Narrativamente valido
- Componente musicale sorprendente
Punti a sfavore
- Parte della componente visiva è scadente
- Alcuni frangenti sono punitivi
- In modalità portatile Ki è un puntino quasi invisibile
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