Ognuno ha i propri segreti e con Do Not Feed the Monkeys tenteremo di svelarli tutti, analizziamo in questa recensione la sua versione per Nintendo Switch
Per ogni innovazione tecnologica e scoperta scientifica, dovremmo sempre ringraziare il nostro primordiale desiderio inquisitivo, detto anche curiosità. Si tratta di un abituale comportamento istintivo comune a tutte le creature viventi, ma grazie a determinate condizioni naturali ci ha permesso una rapida evoluzione sociale. Tuttavia la curiosità è uno strumento a doppia lama, se la ricerca di risposte dovesse infatti diventare più morbosa, il rischio di cadere in complottismo e false notizie è dietro l’angolo.
Do Not Feed the Monkeys è un’esperienza satirica che si alimenta costantemente da questo sentimento. Non si prende troppo sul serio, i toni durante l’esperienza saranno perlopiù leggeri, ma le frecciatine a determinate credenze saranno a dir poco numerose. Sediamoci quindi alla scrivania, marginalizziamo i nostri bisogni e accendiamo il PC. Scopriamo in questa recensione Do Not Feed the Monkeys per Nintendo Switch.
Gli illuminati ora in modalità portatile
Questo videogioco è stato sviluppato e distribuito da Fictiorama Studios, inizialmente uscito il 18 ottobre 2018 su PC. L’interfaccia e i comandi erano specificamente pensati per essere fruiti con mouse e tastiera. Buona parte del tempo ci troveremo infatti a interagire con svariati elementi a schermo, quasi come in un’avventura grafica vecchio stile. Quello per Nintendo Switch è un porting che ha necessitato alcuni cambiamenti, al posto del mouse, dobbiamo ora affidarci agli stick, tasti rapidi e il touchscreen.
Partendo quindi dall’inizio, vediamo in questa recensione come il porting di Do Not Feed the Monkeys si comporta su Nintendo Switch.
Il mondo in un computer – Recensione Do Not Feed the Monkeys per Nintendo Switch
A inizio gioco verremo contattati e invitati a partecipare a quello che viene chiamato un Digital Voyeur Simulator. Si tratterebbe di lavorare a scopo gratuito per un’organizzazione segreta e tramite un programma sul nostro computer, sorvegliare delle “gabbie per scimmie” raccogliendo tutte le informazioni possibili su di loro. Più le nostre ricerche saranno efficaci e maggiore il numero di gabbie da noi controllate, più noi scaleremo la vetta fino a ricevere la rivelazione della mitica Scimmia Primordiale.
Tutto il gioco si svolge all’interno di un monolocale, dove possediamo giusto un letto, frigo, macchina per il caffè e un computer. La nostra vita gira attorno allo svolgimento di lavori sempre diversi, tutti utili per continuare a spendere soldi per i viveri, pagare l’affitto e comprare nuove gabbie da controllare al PC. Le premesse del gioco sono molto semplici, ma ciò che lo rende interessante è il modo con cui le nostre azioni e un pizzico di casualità riusciranno a plasmare l’esperienza.
La fragile vita di un precario – Recensione Do Not Feed the Monkeys per Nintendo Switch
Visto in modo generico Do Not Feed the Monkeys è un videogioco improntato sulla gestione di svariate risorse, principalmente quella del tempo, salute, fame e stanchezza. Lavorando una tantum si guadagnano soldi e si spende tempo, da investire per cibo o pagare l’affitto soddisfacendo la padrona di casa, pena lo sfratto o game over.
Un equilibrio che diventerà sempre più sottile con il passare dei giorni, aumentando quindi la difficoltà del gioco. Talvolta potrà risultare frustrante, portando a un necessario reset della partita testando strategie migliori di sopravvivenza. Il gioco salva automaticamente, ma caricando la partita potreste ritrovarvi in un loop di game over impossibili da evitare. Quasi tutte le attività che abbiamo appena elencato consistono in una semplice serie di click e attese per mantenere l’equilibrio psicofisico del personaggio.
Tuttavia il nostro principale incarico sarà quello di spiare ignari individui attraverso il programma Moneky Vision comodamente sul nostro PC virtuale. Questa nostra unica finestra sul mondo è divisa in sezioni, tante quante sono le gabbie in nostro possesso. Ognuna di esse mostrerà scenari interattivi o semi statici.
Inquisitori o detective – Recensione Do Not Feed the Monkeys per Nintendo Switch
Gabbie per scimmie in realtà non lo sono, si tratta piuttosto di una metafora per definire i soggetti catturati dalle telecamere, cioè stanze con persone che fanno svariate cose. Certo è una definizione molto generica, ma visto che in tutto ci sono 46 gabbie la varietà dei soggetti è notevole. C’è ad esempio il vecchietto somigliante ad Hitler, che parla con l’assistente sociale del suo glorioso passato militare in Germania. Un possibile agente di commercio spesso intento a parlare al telefono di finanze ed economia, con una sospetta parrucca bionda all’angolo della stanza. Oppure una più semplice opera d’arte egizia dentro a un museo, che tuttavia nasconde un segreto scioccante.
Nostro compito è quello di raccogliere appunti su di loro, individuando oggetti interessanti o segnando le parole in giallo durante le conversazioni semplicemente premendo X. Ogni cosa verrà inserita nel nostro blocco note virtuale sotto forma di parole, da poi utilizzare per avere un migliore quadro della situazione. La società segreta ci invierà infatti determinate richieste via mail e il loro completamento ci farà guadagnare soldi. Una di queste potrebbe riguardare la scoperta di un determinato numero di telefono, l’indirizzo o altro.
Dovremo quindi sfruttare le parole chiave annotate cercando maggiori informazioni sul finto motore di ricerca, fino alla “soluzione” di ogni gabbia. Tuttavia ognuna può avere finali differenti. Il gioco lo suggerisce fin dall’inizio, ma per buona parte dell’esperienza non sarà ben chiaro come farlo. Acquistando la strumentazione giusta, potremo scattare foto e registrare video delle scimmie ignare per poi utilizzare questo materiale per ricattarli.
Il PC di casa è infatti fornito di un programma di chat con cui possiamo intrattenere conversazioni a scelta multipla con le vittime. In base alle nostre azioni e decisioni ogni stanza potrebbe avere un epilogo felice, neutro o addirittura drammatico. Da qui il nome del gioco “non date da mangiare alle scimmie”, l’organizzazione infatti vieta l’interazione con gli umani per evitare ogni rischio.
Flebili strumenti per il controllo – Recensione Do Not Feed the Monkeys per Nintendo Switch
Durante il gioco saremo spesso intenti a navigare rapidamente tra una schermata e l’altra. Le gabbie vanno infatti controllate ogni volta che riceviamo un input visivo per fare in modo che nulla vada perso, a volte dovremo controllarne due o tre alla volta. Chiarezza visiva e controlli intuitivi diventano quindi fondamentali. Se dal punto di vista estetico ci siamo, i controlli a volte lasciano molto a desiderare.
Come già accennato precedentemente gli sviluppatori hanno dovuto adattare l’interfaccia PC ai comandi di un controller. Al posto di chiudere le finestre di gioco con un click del mouse, ad esempio, ora lo possiamo fare utilizzando il puntatore con lo stick, premendo B, oppure sfruttando il touch. Tuttavia saranno presenti talmente tanti elementi a schermo, che non sempre sarà chiaro quale tasto rapido dobbiamo premere.
Inoltre, come si può immaginare, emulare il cursore di un mouse con gli stick non è proprio il massimo della comodità. Ad ogni modo ci sono piaciuti i controlli touch, che riescono a donare un’esperienza molto più agevole e meno confusionaria.
Il nostro giudizio finale sui giudicatori
Giocare a Do Not Feed the Monkeys è una strana e assurda esperienza. Molto di quello che accade a livello narrativo è un sottile rimando al disagio sociale che viviamo tutti i giorni, che può far sia ridere che pensare. Oltre che un Digital Voyeur Simulator, lo si potrebbe infatti definire anche un simulatore di leoni da tastiera, cioè quegli individui che dietro uno schermo si sentono in potere di giudicare e controllare impunemente.
Specialmente dopo che avremo trovato un buon bilanciamento psicofisico per il nostro personaggio, verremo spesso messi di fronte a scelte difficili che decideranno le sorti di una o più persone. L’impostazione generale sarà comunque spesso dai toni leggeri in superficie, lasciando il peso maggiore ad alcuni rimandi visivi o fugaci parole sul giornale del mattino. Troverete miriadi di teorie del complotto che prendono forma, la più evidente di tutte è sicuramente l’esistenza degli illuminati.
A livello di gameplay si tratta di un buon gestionale che talvolta saprà farvi infuriare per la confusione che può generare. Saltare da una schermata all’altra e selezionare l’oggetto giusto non sarà sempre un’azione comoda e immediata. A parte questo è un gioco che consigliamo caldamente agli amanti dei gestionali, chi vuole sentirsi un po’ detective o semplicemente per sentire l’ebrezza di poter controllare le vite altrui.
Il gioco di questa recensione, Do Not Feed the Monkeys, è disponibile per Nintendo Switch, PlayStation 4, PC, iOS e Android. Per rimanere aggiornati su videogiochi e tecnologia vi consigliamo di continuare a seguirci sulle pagine di tuttoteK.
Punti a favore
- Ottimo sistema da detective
- Moltissime storie da seguire
- Finali multipli
Punti a sfavore
- Interfaccia non sempre intuitiva
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