Scopriamo insieme, in questa nostra recensione dedicata, quali sono i pregi e i difetti di Atlas Fallen, la nuova produzione targata Deck13, gli autori di Lords of the Fallen e The Surge
È concezione ormai comune, sia tra il pubblico che vive i videogiochi sia fra i critici che ne parlano, di dover per forza trovarsi, ogni volta, di fronte a videogiochi dal grande impatto. Che siano AAA o indie, si parla, si chiacchiera e si eleva soltanto la produzione che colpisce, che punta ad eccellere (riuscendoci o meno) in uno o più campi e che, alla fine dei conti, lascia per forza un segno, nel bene o nel male. Abbiamo un po’ perso la capacità di godere anche dei titoli “senza infamia e senza lode”, videogiochi discreti che non eccellono in nulla, ma che divertono e che sanno comunque far passare delle piacevoli ore col pad in mano. Ebbene sì, ci siamo riusciti: benvenuti nella nostra recensione di Atlas Fallen.
Derivazione | Recensione Atlas Fallen
Atlas Fallen è un titolo sviluppato da Deck13 (Lords of the Fallen e i due capitoli di The Surge) arrivato recentemente su PS5, PC e Xbox Series X | S e che ha fatto spostare la bussola dell’azienda dai soulslike verso i… “God of War”-like? Atlas Fallen è infatti un titolo molto derivativo in ogni sua meccanica, che non aggiunge nulla di nuovo al genere di appartenenza (quello degli action-rpg in terza persona), ma che anzi prende a piene mani tantissimi elementi da produzioni ben più blasonate come, per l’appunto, God of War. E questo è necessariamente un male? Assolutamente no.
Il gioco ci mette nei panni di un “Senzanome” (sì, non potremo dare un nome al nostro personaggio) creato tramite apposito editor. Un editor che, diciamocelo, non è proprio al top di gamma, ma che permette nonostante tutto una discreta personalizzazione. Veniamo dunque catapultati nel mondo di Atlas, una terra prevalentemente desertica e in cui regnano due entità distinte: la sabbia e il dio Thelos. Il nostro protagonista viene investito di una missione particolarmente importante: una volta rinvenuto un antico guanto, contenente lo spirito di un’entità chiamata Nyaal, saremo infatti chiamati a combattere per padroneggiarne la forza e, infine, sconfiggere il malvagio Thelos. Nella società di Atlas, i Senzanome sono alla base della piramide, su cui svettano i nobili e gli aristocratici, allocati nelle grandi città.
Interesse: zero | Recensione Atlas Fallen
Non vi sveleremo ulteriori dettagli sulla trama semplicemente perché è il punto più debole di tutta la produzione. Sin dalle prime ore ci ha entusiasmati veramente poco, un entusiasmo che è addirittura sceso avvicinandoci verso il finale. I vari colpi di scena, telefonati e marcatamente prevedibili, non sono riusciti in alcun modo a risollevare la soluzione. La trama di Atlas Fallen è scontata, la lore del mondo di gioco poco approfondita (nonostante i tanti diari e pergamene trovabili nelle varie mappe) e nessun personaggio è riuscito a risultare veramente memorabile, men che meno l’anonimo (in tutti i sensi) protagonista.
Tutto quello che affascina di Atlas Fallen risiede essenzialmente nel suo mondo di gioco, esplorabile da cima a fondo grazie ad un espediente di gameplay veramente riuscito: il gliding sulla sabbia. Scivolare sulle dune sabbiose di Atlas Fallen ci ha dato una sensazione di libertà incredibilmente acuta, forse ancora più forte di quella che abbiamo avuto in Forspoken, essenzialmente per due motivi: non esiste nessun indicatore della stamina e sono stati eliminati completamente i danni da caduta. Per questi motivi, esplorare Atlas è dannatamente divertente e assuefacente, ma soprattutto estremamente libero.
Libertà! | Recensione Atlas Fallen
Potrete arrivare in cima a quasi ogni costruzione e gettarvi nel vuoto per poi riprendere immediatamente a scivolare sulla sabbia, raggiungere rovine in variegati e originali modi e percorrere distanze considerevoli in poco tempo. Come potrete ben capire dal nostro entusiasmo, ciò che ci è piaciuto di più in Atlas Fallen è scandagliare ogni singolo anfratto di ogni singola mappa (il gioco non è infatti un Open World, ma è costituito da diverse mappe collegate fra loro da brevissimi caricamenti) per trovare ogni pergamena, ogni artefatto da rivendere ai mercanti e ogni mostro unico da sconfiggere.
E visto che parliamo di sconfiggere mostri, introduciamo anche il secondo elemento di gameplay che rende Atlas Fallen un gioco, semplicemente, divertente: il sistema di combattimento. Grazie alle proprietà del guanto, il nostro protagonista potrà equipaggiare due diverse armi (fra le tre disponibili), una primaria ed una secondaria. I tasti frontali serviranno per colpire i nemici con una delle due, concatenando combo spettacolari e uniche. I dorsali serviranno invece per parare, schivare e iniziare le combo aeree (questo aspetto lo approfondiremo nei prossimi paragrafi).
Il guanto può essere equipaggiato con diverse Pietre di Essenza, rune che conferiscono effetti passivi e mosse speciali attive. Il tutto è però basato su una barra speciale, posta sotto la vita del nostro protagonista, chiamata Barra dell’Impeto che si riempirà attaccando i nemici e che ci permetterà, riempendo di volta in volta le varie sezioni, di utilizzare le Pietre di Essenza attive e, infine, di scatenare un devastante attacco in grado di abbattere anche i nemici più pericolosi.
Pelle di Pietra | Recensione Atlas Fallen
Un’altra meccanica particolarmente interessante di Atlas Fallen è quella della parata. In questo caso questa si effettua attivando l’effetto Pelle di Pietra che, se effettuato al momento corretto, permetterà di congelare letteralmente i nemici. La qual cosa è possibile anche con i boss più ostici, soltanto che dovranno essere “parriati” per tre volte in poco tempo. Il tutto può sembrare molto tecnico, ed infatti forse Pelle di Pietra è il perno più interessante di tutto il gioco, perché costringe il giocatore ad imparare i pattern dei nemici più duri. Questo nonostante il fatto che i vari attacchi parriabili siano preceduti da degli indicatori rossi, che ne suggeriscono l’arrivo imminente.
Il sistema di combattimento ideato da Deck 13 per Atlas Fallen è, insomma, ricco di elementi piuttosto interessanti e che, concatenati fra loro, rendono le varie battaglie piuttosto spettacolari ed adrenaliniche, nonché tecniche al punto giusto. Il tutto va sfortunatamente a rompersi nel combattimento aereo, difficilmente controllabile soprattutto a causa di una telecamera che tende ad impazzire fin troppo spesso, specialmente coi nemici di grosse dimensioni. Qualcosa che, se inizialmente poteva essere anche tralasciato considerando che non abbiamo incontrato boss volanti per diverse ore di gioco, ma solo minion insignificanti che perivano dopo appena un paio di colpi, con il proseguire del gioco si è fatto via via più frustrante, arrivando al punto di farci skippare i boss opzionali che anche solo provavano a librarsi da terra.
La personalizzazione del protagonista in Atlas Fallen si conclude con la possibilità di equipaggiarlo con un’armatura. Non ne esistono poi così tanto e sono circa una decina, ma ciascuna di esse fa propendere la vostra build verso una o più caratteristiche specifiche. Le armature sono comunque tutte personalizzabili grazie alle tinture che troverete o acquisterete nel gioco e a vari orpelli applicabili sulle stesse. E se proprio non doveste piacervi la vostra armatura preferita in termini di prestazioni, potrete comunque ricorrere alla trasmogrificazione (grazie Hogwarts Legacy).
Oh no oh no! | Recensione Atlas Fallen
Altra grossa nota dolente di Atlas Fallen, di cui non possiamo far a meno di parlare in sede di recensione, è decisamente il comparto tecnico. Abbiamo giocato il titolo di Deck13 su PlayStation 5 e, dopo la classica scelta fra Modalità Qualità e Prestazioni, abbiamo optato per quest’ultima consapevoli che preferiamo sempre una stabilità sul fronte del frame rate piuttosto che una qualità sopraffina. Beh, alla fine dei conti, non abbiamo ottenuto né l’una né l’altra.
Anche in Modalità Prestazioni, Atlas Fallen soffre di frequentissimi e molto fastidiosi cali di frame rate, non solo nei combattimenti più concitati, ma anche nelle fasi di esplorazione e (udite udite) anche nei dialoghi e nei filmati. Non solo, proprio la velocità dell’esplorazione porta a un costante e a tratti tedioso fenomeno di pop-in degli oggetti a schermo, che non si limita alla sparuta erba od oggetti di piccole dimensioni, ma a vere e proprie costruzioni o NPC.
Il tutto è condito da uno scarso numero di poligoni di base, specialmente nella modellazione dei personaggi, che va a migliorare leggermente per quel che riguarda il livello di dettaglio delle ambientazioni. Una direzione artistica curata, ma non eccellente, va a concludere quello che è indubbiamente un apparato tecnico da produzione di medio-basso livello, ma che avremmo preferito perlomeno più stabile e meno frammentario dal punto di vista delle prestazioni su una console che ha fatto girare di molto peggio.
Magari scontato sì!
Concludiamo questa recensione di Atlas Fallen riprendendo le nostre righe iniziali: non tutti i videogiochi possono essere epocali. Non possiamo sempre ritrovarci di fronte al God of War o al Final Fantasy XVI della situazione, esiste un sottobosco di titoli senza infamia e senza lode che merita comunque di essere esperito e, perché no, goduto appieno. Atlas Fallen è pieno di difetti, da un apparato tecnico sotto la sufficienza a una narrativa scialba e facilmente dimenticabile, ma pad alla mano fa quello che un videogioco dovrebbe fare: diverte. Le fasi esplorative e quelle di combattimento, a prescindere da qualche imprecisione e alcuni elementi non ben gestiti, vi faranno passare una quindicina d’ore nella frenesia e nella voglia di battere ancora un boss, prima di spegnere. Basta che non si stacchi mezzo centimetro da terra. Però non prendetelo a prezzo pieno.
Atlas Fallen è attualmente disponibile su PC, PS5 e Xbox Series X | S. Fateci sapere che cosa ne pensate qua sotto nei commenti, noi continueremo a tenervi aggiornati con tutte le news, le guide e le recensioni a tema videoludico e tech! E se siete interessati a chiavi di gioco a prezzi vantaggiosi, vi consigliamo di dare un’occhiata al catalogo di Kinguin!
Punti a favore
- Esplorazione veloce e divertente
- Direzione artistica discreta
- Sistema di combattimento frenetico ed entusiasmante...
Punti a sfavore
- ... tranne che per i nemici volanti
- Tecnicamente sotto la sufficienza
- Narrativa scialba e dimenticabile
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