Benvenuti alla nostra recensione di Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, il nuovo capitolo del franchise di Gust che ha il duro compito di succedere a due ottimi titoli: sarà riuscita Sophie a risvegliare i cuori dei fan?
Torna annuale l’appuntamento con la recensione del periodico capitolo di Atelier, questa volta con una particolarità. Dopo gli ottimi Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout e Atelier Ryza 2: Lost Legends & The secret Fairy Game, si torna a parlare di un sequel. Gust infatti non era mai stata nota, prima della novità di Ryza, per essere un’azienda dedita ai sequel. Ciascun capitolo della serie di Atelier, seppur intrecciandosi fra loro unendo personaggi, meccaniche e più raramente ambientazioni, era sempre stato un mondo a sé stante, che narrava una storia propria con protagonisti univoci.
Dopo il successo e gli elogi avuti dai due capitoli dedicati alla “formosa” Ryza, a ritornare questa volta è una delle ragazze protagoniste della serie di Gust più apprezzate ai tempi della Trilogia del Mistero. Stiamo parlando di Sophie, che negli scorsi giorni ha fatto capolino su PC, PlayStation 4 e Nintendo Switch con Atelier Sophie 2: The Alchemist of The Mysterious Dream, rendendo quindi ufficialmente la trilogia una tetralogia. Avrà retto il confronto con le due ottime precedenti iterazioni del franchise? Scopriamolo insieme in questa recensione di (per gli amici) Atelier Sophie 2.
Back to Kirchen Bell…?
Come ben sappiamo, alla fine della sua precedente avventura Sophie e Plachta avevano deciso di lasciare il loro paese natale, Kirchen Bell, alla ricerca di ricette alchemiche migliori nel mondo “esterno”. Se per caso avete paura di non ricordare così bene gli eventi del primo capitolo, la comoda opzione “Story so Far” selezionabile dal menù principale vi verrà incontro. Le due ragazze riusciranno a malapena ad iniziare la nuova mirabolante avventura, che già subito si ritroveranno in un pasticcio degno di questo nome.
Arrivate infatti nei pressi di un gigantesco albero dal piglio misterioso, Plachta e Sophie si ritrovano risucchiate nell’onirico mondo di Erde Wiege, perdendosi di vista. Ci ritroviamo dunque nei panni della nostra protagonista che, rimasta sola, si mette subito alla ricerca della compagna in questo vasto mondo, governato dalla divinità Elvira, tanto misteriosa quanto potente, e a cui si può accedere esclusivamente se invitate proprio dalla suddetta. Un gran pasticcio, dicevamo.
E uno… | Recensione Atelier Sophie 2
Sul suo cammino, ovviamente, Sophie troverà ad attenderla un variegato e colorato cast di personaggi tutti caratterizzati deliziosamente e con cura, come spesso accade negli Atelier. E anche in questo caso, a differenza da quanto accaduto con i due capitoli di Ryza, sono proprio gli stessi personaggi a salvare una narrazione che ha fatto un passo indietro, tornando a quelle che erano le origini e i vecchi fasti della serie.
Se infatti Ryza ci aveva abituati a tematiche più mature e pregnanti, Atelier Sophie 2 torna alla narrazione semplice e compassata tipica del franchise, che non offre grandi spunti di riflessione o picchi di qualità, ma resta su una solida base di comfort zone che accompagna il giocatore lungo tutte le (numerose) ore che servono a completare la trama principale. Un peccato? Sì, sicuramente sì, perché Gust aveva raggiunto con Ryza un altro livello di maturità e crescita. Non è necessariamente un qualcosa che dovrebbe allontanarvi però dal prodotto, però, perché per quanto più semplice e meno avvincente, l’avventura di Sophie è comunque godibile e divertente.
Support Guard e Dual Actions | Recensione Atelier Sophie 2
Ad aver fatto un passo indietro è anche il sistema di combattimento, che ha abbandonato la formula di Real Time Battle introdotta con Ryza ed è tornato agli scontri a turni in cui il giocatore avrà il completo controllo del party. In questo caso, però, ammettiamo che la scelta non ha sortito particolare effetti negativi, ma è rimasta tale: una scelta. Gust ha comunque ampliato il battle system, introducendo alcune meccaniche interessanti e che hanno svecchiato il vecchio stile tipico del franchise.
Il party è composto da tre membri attivi, velocemente e facilmente intercambiabili con i tre posti nelle retrovie, sempre pronti ad entrare in scena per proteggere gli alleati, tramite l’abilità Support Guard, o per affiancarsi a loro nello sferrare potenti combinazioni di attacchi. Tramite l’utilizzo dei PT, accumulati svolgendo qualsiasi comando basilare in combattimento, si potranno attivare le Dual Actions, azioni combinate con le quali i personaggi potranno usare due abilità, al costo di 0 MP, combinandole per infliggere maggiori danni al nemico o, in alternativa, risollevare la sorte di un compagno in difficoltà. Sia le Support Guard sia le Dual Actions hanno saputo rinnovare un sistema di combattimento che altrimenti sarebbe risultato stantio, riuscendo anche ad innalzare considerevolmente l’importanza dell’utilizzo di “strategia”, specialmente negli scontri con i boss.
Not so bad | Recensione Atelier Sophie 2
Sebbene, comunque, tutto questo risulti più macchinoso e meno fluido e rapido del combat system di Atelier Ryza, in Sophie 2 sono state rimosse le transizioni tra le fasi esplorative e quelle di combattimento, una feature che speriamo qualsiasi altro capitolo futuro del franchise si porti dietro. In questo modo, l’esplorazione delle varie mappe aperte di Sophie 2 è quanto di più fluido e rapido possibile, complice anche la semplificazione adottata nella raccolta dei materiali. Se in Ryza, infatti, ogni strumento della protagonista doveva essere potenziato per raccogliere le risorse di rarità superiore, in questo capitolo sono state introdotte delle Skill che servono a questo scopo.
Portando a termine semplici compiti, come la scoperta di particolari punti di interesse sparsi nelle mappe o l’abbattimento di determinati nemici, tutti i protagonisti accumuleranno Punti Abilità, che potranno essere poi spesi per l’unlock di specifiche skill che vanno dal potenziamento passivo delle statistiche base a, per l’appunto, la possibilità per Sophie di raccogliere materiali in maggior quantità o qualità. Non serviranno quindi cento falcetti diversi per raccogliere piante di rarità maggiore e non incapperete dunque nel rischio di perdervi risorse per strada. Perlomeno fintanto che starete dietro ai Punti Abilità.
Ad averci convinti molto poco, specialmente con il proseguire delle ore di gioco, è la meccanica del meteo intercambiabile che si sblocca sin dalle prime fasi. In quasi tutte le mappe di gioco di Atelier Sophie 2 sarà possibile, una volta ottenuti i giusti materiali e trovati gli altari corrispondenti, alterare la condizione metereologica attualmente presente ed aprire nuove porzioni di mappa precedentemente inaccessibili: ad esempio, facendo smettere di piovere il livello dell’acqua presente si abbasserà e via dicendo. Sebbene possa sembrare interessante a primo acchito, la meccanica è stata forse sfruttata troppo e ci siamo ritrovati, nelle fasi finali in particolar modo, in veri e propri labirinti in cui ottenere un determinato scrigno del tesoro era praticamente impossibile, se non scambiando il meteo in modo completamente casuale. La complessità di alcune mappe e l’impossibilità di predeterminare i cambiamenti delle stesse a seguito dell’inversione del meteo ha reso tutto troppo frustrante, facendoci arrivare alla conclusione che forse quello scrigno non fosse così importante.
Oh no… | Recensione Atelier Sophie 2
Il passo indietro che proprio non riusciamo ad accettare è quello fatto dal punto di vista della sintesi alchemica, da sempre perno e focus principale di ciascun capitolo di Atelier. Abbandonata la sintesi per nodi di Ryza, ampiamente apprezzata da chiunque per la sua semplicità e profondità, si ritorna alla genesi del franchise: ricette, livelli e grinding. Una scelta che, ad onor del vero, non abbiamo proprio compreso: la formula di Ryza era precisa, divertente ed assuefacente e portava il giocatore ad esplorare i vari nodi per trovare tutte le ricette e tutti gli oggetti possibili. Qui, no.
In Atelier Sophie 2, infatti, è tornato il ricettario, in cui vengono elencate tutte le recipes imparate e non dalla protagonista con tutti i tediosi passi necessari al loro unlock. Torna anche la necessità di essere di un determinato livello per poter sintetizzare un determinato oggetto, con il rischio di dover passare diverso tempo al calderone alchemico a sintetizzare oggetti completamente inutili, solo per poter proseguire con la trama. Spariti i nodi, la sintesi degli oggetti avviene tramite una griglia su cui porre le varie componenti, affini ai cinque elementi (fuoco, ghiaccio, tuono, vento e luce), e sulla base dei quali poi verrà determinata la qualità e le caratteristiche del prodotto finale.
Una postilla: la sintesi alchemica di Sophie 2 non è poi così malvagia (se si escludono i muri dovuti al livello di alchimia troppo basso), anzi, offre anche alcune meccaniche interessanti basate sul livello di amicizia che avrete con i co-protagonisti. Il problema sorge quando è inevitabile mettere a confronto il titolo con i due capitoli di Ryza, che hanno gettato le basi per una rivoluzione del franchise, questa volta involuto in troppi aspetti e, soprattutto, rimaneggiato aggiungendo la classica tediosità tipica dei primi Atelier.
Sophie-chan! | Recensione Atelier Sophie 2
A livello tecnico e artistico, Atelier Sophie 2 non si discosta poi molto dalla comfort zone del franchise, rimanendo un titolo low budget e non particolarmente rifinito. Rispetto a Ryza 2 abbiamo notato qualche spigolo in più e, in generale, forse meno ricercatezza nei dettagli, specialmente negli sprite dei personaggi, che rimangono tutti molto ispirati e decisamente iconici. Non abbiamo rilevato problemi tecnici di alcun tipo, fattore piuttosto ovvio considerando la pesantezza del titolo, ma che in sede di recensione ci premeva sottolineare.
Anche la colonna sonora si mantiene sugli stessi livelli di sempre del franchise, con un discreto numero di tracce tutte diverse tra loro e piuttosto piacevoli da ascoltare in cuffia. Mancante, anche in questo caso, la localizzazione italiana, ma essendo il franchise molto di nicchia non c’era da aspettarsi altro. Ai fan del brand farà piacere sapere, però, che il doppiaggio giapponese ci è sembrato più ispirato del solito. Vi consigliamo di giocarlo decisamente in lingua originale.
Conclusioni
In conclusione di questa recensione, è difficile dare un voto ad Atelier Sophie 2 in quanto tale. Ammettiamo che, se non ci fossero stati i due capitoli di Ryza, probabilmente molte delle sue criticità sarebbero passate inosservate e il voto che avreste letto qua sotto sarebbe stato più alto. Nonostante tutto, ci sentiamo di consigliare il titolo a tutti coloro che hanno apprezzato il primo capitolo e il personaggio di Sophie, che rimane indiscutibilmente uno dei più amabili dell’intero franchise. Se riuscirete ad accantonare il fastidio per una sintesi alchemica non al passo coi tempi, vi ritroverete davanti una narrazione semplice e funzionale e un sistema di combattimento assai gradevole, seppur ancorato al passato. E poi ammettiamolo… Sophie è sempre Sophie!
Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream è ora disponibile su PC, PS4 e Nintendo Switch. Fateci sapere che cosa ne pensate qua sotto nei commenti, noi continueremo a tenervi aggiornati con tutte le news, le guide e le recensioni a tema videoludico e tech! E se siete interessati a chiavi di gioco a prezzi vantaggiosi, vi consigliamo di dare un’occhiata al catalogo di InstantGaming!
Punti a favore
- Narrativa leggera e compassata
- Il ritorno dei combattimenti a turni, ma rivisitati
- Mappe grandi e piene di risorse
- Sophie è sempre Sophie
Punti a sfavore
- Il ritorno della sintesi alchemica macchinosa
- Sistema del cambio meteo non proprio ben congegnato
- Tecnicamente sempre arretrato
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