A distanza di circa un anno, torniamo a parlarvi di un capitolo dell’ormai ventennale serie di Gust con la recensione di Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy
Chi vi scrive, ammette di avere un grosso problema. Mentre tutti, e sottolineo tutti, aspettavano con ansia di poter mettere le mani sulla prima esclusiva totalmente next-gen di Microsoft, The Medium, la sottoscritta era in trepidante attesa per l’ennesimo capitolo di Atelier. Nonostante il viscerale dubbio di trovarci davanti a un eccessivo “more of the same” rispetto al primo capitolo, considerata soprattutto la poca distanza temporale, Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy era in cima alla lista delle priorità di questo inizio febbraio.
La piccola grande delusione di Fairy Tail della scorsa estate non ha minimamente diminuito la fiducia riposta in Gust, un’azienda che ha saputo rinnovare un brand di nicchia come quello degli Atelier nato ormai quasi 25 anni fa. Vi abbiamo già parlato di Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout, sottolineando con entusiasmo quanto questa virata dai classici Atelier ci sia effettivamente piaciuta, pur non sminuendo la bellezza delle avventure del passato. Un nuovo percorso, una nuova visione e un nuovo modo di intendere l’alchimia, che si è andata a concretizzare con questo nuovo capitolo. Benvenuti nella recensione di Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy.
Dove eravamo rimasti?
Avevamo lasciato la nostra Ryza al termine di un’emozionante avventura nel tentativo di salvare il mondo dai terribili Philuscha. Nel corso dei tre anni successivi, la giovane donna è rimasta a Kurken, dove ha continuato a studiare l’Alchimia ed ha iniziato ad insegnare. Lent, Tao, Klaudia e tutti i suoi compagni, invece, sono partiti per chissà dove alla ricerca di un futuro. Ryza è quindi rimasta sola, nonostante sia ancora in contatto con alcuni dei suoi amici, ma era palese che prima o poi sarebbe ricaduta in un turbinio di avventure, combattimenti e affannose ricerche di materiali.
Un giorno, Ryza riceve una lettera da Tao e Bos, in cui sono contenuti affascinanti dettagli su delle rovine nei pressi della capitale Ashra-am Baird, che sembrano affini a quelle dell’Impero Klimt che si trovano proprio nell’isola di Kurken. Spinta dalla sua instancabile curiosità e dal profumo di avventura, Ryza si mette in viaggio verso la città, conscia del fatto di non aver mai messo un piede fuori casa. Prima di partire, però, il padre di Bos, Moritz, le affida uno strano uovo, chiedendole di far luce sul mistero che lo circonda. In un certo senso, è ovviamente importante conoscere gli avvenimenti del primo capitolo per comprendere appieno tutto ciò che accade su schermo. Non risulterà però fondamentale, in quanto comunque la narrazione prende una strada completamente diversa.
Più maturo – Recensione Atelier Ryza 2
Sebbene quindi siano tanti gli elementi ripresi da Atelier Ryza, il secondo capitolo se ne discosta e matura di molto alcune scelte prese per il prequel e che ci avevano lasciati perplessi. In primis, possiamo affermare che Gust sembra aver imparato dai suoi errori per quel che riguarda la narrazione. Se l’azienda aveva infatti deciso di virare più sul comparto narrativo con la rinascita avvenuta con Ryza, donandogli maggiore ricchezza di particolari ed eventi, quel che è avvenuto con Ever Darkness & The Secret Hideout è sicuramente un balzo in avanti, ma minato da un’eccessiva lentezza nelle fasi iniziali di gioco. Lentezza completamente eliminata con questo secondo capitolo, che anzi parte in modo avvincente e mantiene alto il livello di attenzione per tutte le 40 ore di gioco necessarie al completamento.
Interessante anche l’evoluzione che Gust ha voluto donare ai vari personaggi già presenti nel primo capitolo. In particolare Tao che, da anello debole e anche piuttosto fastidioso del primo capitolo, ha saputo stupirci in quanto a crescita personale e ritrovata risolutezza. Le nuove aggiunte al party, in particolare Patty, riescono a tenere il passo con i comprimari originali anche e soprattutto per l’approfondimento che i Character Episode riescono a donare. Ogni comprimario, che faccia parte del team o meno, avrà infatti le sue missioni secondarie da portare a termine per scoprire di più sul loro passato e il loro rapporto col mondo di gioco.
Più alchimia – Recensione Atelier Ryza 2
Seppur sia vero che Gust sta cercando di crescere per quel che riguarda il comparto narrativo delle sue opere, è indubbio che il focus principale della serie degli Atelier è sempre stata l’Alchimia. Il sistema di crafting degli oggetti riprende a piene mani quello che abbiamo visto poco più di un anno fa in Atelier Ryza, con qualche piccolo accorgimento che abbiamo reputato decisamente interessante. Ad esempio, in Atelier Ryza 2 non abbiamo più, per la prima volta nella serie, un livello di Alchimista per Ryza. Accumulare SP in questo caso ci permetterà di sbloccare abilità specifiche all’interno di uno Skill Tree abbastanza esteso, anche se forse avremmo preferito qualcosina in più.
Alla base, ovviamente, rimane la raccolta di materie prime che vanno poi sfruttate allo stesso modo rispetto al primo capitolo. Tornano quindi i Material Loop, i nodi in cui inserire i vari materiali via via di qualità maggiore che potremo trovare lungo il nostro percorso. Più Nodi sbloccheremo nella ricetta presa in considerazione e più utilizzeremo materiali di qualità, migliore sarà il risultato finale. Tornano anche le “strade alternative” da percorrere all’interno delle ricette per trovarne di nuove, anche se in questo capitolo alcune saranno sbloccabili solo all’interno dello Skill Tree. E, ovviamente, tornano i lunghissimi ed inutili tutorial, che non fanno altro che confondere le idee ai novizi e stressare i veterani.
Più oggetti di raccolta – Recensione Atelier Ryza 2
Un accorgimento che non abbiamo particolarmente apprezzato, invece, riguarda gli oggetti di raccolta dei materiali. Così come nei precedenti capitoli, Ryza potrà raccogliere materiali dapprima solo con la sua Staffa, successivamente, sbloccandoli, anche con altri oggetti utili. Che sia un’Ascia, un Retino o un Falcetto, insomma, per raccogliere tutti i tipi di risorse era necessario alternare questo tipo di oggetti. In Atelier Ryza 2, anche se non viene praticamente specificato da nessuna parte, la qualità dell’oggetto utilizzato andrà ad influire sul tipo di risorse ottenute. E se la Staffa aumenta di qualità progredendo all’interno dello Skill Tree, far salire il livello di raccolta degli altri oggetti sarà piuttosto dispendioso sia in termini di tempo, sia di materiali.
Gust ha poi provveduto ad aumentare a dismisura gli oggetti utilizzabili nell’avventura di Ryza. Alla canna da pesca, si vanno ad affiancare una lunga serie di novità, come ad esempio la Emeral Band che vi consentirà, in determinati punti, di utilizzare una corda per aggrapparvi a degli ancoraggi e raggiungere posti sopraelevati. Se non dovesse bastarvi, Gust ha finalmente inserito una Mount da poter cavalcare nelle varie mappe e che vi permetterà di scavare per trovare ulteriori materiali. Inserita anche la verticalità nell’esplorazione: Ryza potrà infatti arrampicarsi su determinate pareti e nuotare sott’acqua, tramite l’utilizzo di un determinato oggetto.
Più meccaniche di combattimento – Recensione Atelier Ryza 2
Altro aspetto particolarmente importante della serie degli Atelier è ovviamente il sistema di combattimento. Anche in Atelier Ryza 2 torna ovviamente un sistema di combattimento a turni scandito da una barra di avanzamento. Rispetto al primo capitolo Gust ha decisamente migliorato l’interfaccia grafica, rendendola meno confusionaria e più “pulita”, a fronte, invece, di un maggior numero di effetti speciali a schermo.
Anche in questo caso, il sistema di combattimento è rimasto pressoché invariato rispetto al capitolo precedente. Ritornano quindi gli attacchi base con cui accumulare AP per attivare le abilità dei vari combattenti, che possono essere concatenate dallo stesso personaggio, ma anche con le Order Skill dei compagni di squadra. Rimane sempre importante aumentare il livello tattico della squadra, continuando ad attaccare i nemici e spendendo AP nelle Skill, in modo tale da poter aumentare il livello massimo di AP accumulabili. Tutto come prima insomma? Beh, sì, circa.
Più tutto! – Recensione Atelier Ryza 2
Ad essere state mutate sono alcune meccaniche di gioco che sicuramente molti considereranno secondarie, ma che invece vanno ad arricchire profondamente un sistema di combattimento già solido di suo. Ad esempio, è stato ampliato il meccanismo dei Core Items, ossia quello che regolamenta l’utilizzo dei “consumabili” in Atelier Ryza. Ogni oggetto, che sia curativo o di attacco, infatti, in Ryza non è un vero e proprio consumabile che può essere utilizzato in base alle unità possedute. Una volta utilizzata una cura o una bomba, l’oggetto non sparirà, ma potrà essere riutilizzato in base al numero di CC posseduti dal personaggio.
Se nel primo Atelier Ryza il tutto era molto limitato, in questo secondo capitolo accumulare CC durante la battaglia è più semplice e, in questo modo, è possibile sfruttare maggiormente gli oggetti anche in quella che viene definita Item Rush. Con questa opzione, durante un combattimento potremo utilizzare più oggetti di fila per venir fuori dalle situazioni più spinose, ad esempio durante il combattimento con un boss. Aggiunta anche l’opzione di ampliare il nostro Core Crystal, che ora può essere modificato in diversi modi, per poter entrare in battaglia con già dei CC pronti e con effetti particolari.
Le novità, ovviamente, non finiscono qui e sarebbe difficile pensare di elencarvele tutte in una singola recensione. Vi basti pensare, comunque, che Atelier Ryza 2 è in tutto e per tutto la versione migliorata e corretta del primo capitolo, con tantissimi elementi che vanno ad arricchire un gameplay già divertente di suo. Passiamo, ora, alla parte più debole di tutte le produzioni di Gust da 25 anni a questa parte: il comparto tecnico.
Sempre il solito tasto dolente – Recensione Atelier Ryza 2
Il problema principale della serie degli Atelier è sempre lo stesso: servirebbero più soldi e un nuovo motore grafico. Bisogna comunque ammettere che l’espressività dei modelli dei personaggi, così come i loro dettagli, sono sensibilmente migliorati rispetto al primo capitolo di Atelier Ryza, ma ci fermiamo qui. In tutto il resto, rimane quella sensazione di “vecchio” che ormai permea tutti i giochi dell’azienda. Gli ambienti cittadini sono un continuo ripetersi di texture tutte uguali e, in alcuni frangenti, anche piuttosto bruttine. Le animazioni di ogni singolo personaggio sono piuttosto legnose e vecchio stampo, tanto che sembra sempre di vederli correre sospesi in aria.
Il colpo d’occhio generale, comunque, regala ambienti spaziosi, colorati e d’impatto. Se poi si vanno a guardare i dettagli, purtroppo, la qualità scende verticalmente. Un plauso ai caricamenti che, pur avendo giocato su PlayStation 4 Pro, sono praticamente istantanei quando si utilizza la world map per spostarsi. Stabile anche il frame rate, tranne che nei combattimenti più concitati, in cui ha qualche leggero calo. Ulteriore plauso alla soundtrack, che regala tracce sempre adatte a ciascuna situazione (anche se, a volte, un po’ troppo ripetute) e al sempre eccellente doppiaggio giapponese, recitato in maniera impeccabile. Peccato per la localizzazione, totalmente in lingua inglese come da prassi per la serie, che a volte sembra essere un po’ troppo frettolosa e riassuntiva.
Sì, giocatelo!
In soldoni, per concludere questa fin troppo prolissa recensione di Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy, possiamo consigliarvi l’acquisto di un secondo Atelier a così breve distanza di tempo? Assolutamente sì. L’ultima produzione di Gust è infatti un ulteriore passo avanti nella nuova strada intrapresa dal brand, con tanti piccoli e grandi miglioramenti rispetto a un già più che buono primo capitolo. Peccato per il comparto tecnico sempre un passo indietro rispetto al presente. Speriamo che l’azienda abbia la possibilità e il coraggio di fare quel piccolo balzo in avanti per regalarci un futuro Atelier ancor più spettacolare.
Punti a favore
- Perfetto sequel di un già ottimo primo capitolo
- Sistema di combattimento migliorato
- Alchimia approfondita
- Narrativa meno diluita e più avvincente
- Comprimari approfonditi
Punti a sfavore
- Comparto tecnico ormai vetusto
- Dannati tutorial
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