In questa prolissa recensione andremo ad esaminare l’ultima collection rilasciata da Gust per il suo franchise di punta: analizziamo insieme Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack
Tutti gli appassionati della serie di Atelier sono estremamente consapevoli che Gust non è mai stata un’azienda volta al cambiamento. Tutti i capitoli precedenti i due Atelier Ryza, che hanno segnato un grosso punto di svolta per il franchise, si sono sempre somigliati molto sia in meccaniche sia, in linea generale, per sceneggiatura e gestione dei personaggi. Una narrativa blanda e poco approfondita accompagnata da protagonisti iconici e molto caricaturali, che portavano avanti da soli le decine di ore che servivano per completare il titolo, senza risultare mai memorabili sotto alcun punto di vista. Allora perché il franchise conta così tanti appassionati? Semplice: il gameplay loop che ne è alla base funziona, sempre.
Un’altra collection?
Dopo avervi parlato, ai tempi, della collection di Atelier Dusk Trilogy e dei due capitoli di Atelier Ryza (di cui trovate le recensioni qui e qui), oggi siamo qui a parlarvi di un’ulteriore raccolta di titoli, forse la più sfortunata dell’intera serie. L’Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack è una collection che comprende i tre titoli della serie Mysterious usciti su PS4 e PS Vita, nello specifico Atelier Sophie, Atelier Firis e Atelier Lydie & Suelle. Questa trilogia non è sicuramente tra le più amate dai fan di Gust, e i motivi verranno presto esplicitati, nondimeno è interessante scoprire quanto abbia senso aver creato una remastered di titoli non così vecchi. Scopriamolo insieme, nella nostra recensione di Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack.
Atelier Sophie – Recensione Atelier Mysterious Trilogy
Atelier Sophie: The Alchemist of The Mysterious Book è il titolo più anziano dei tre compresi in questa collection, e forse quello più invecchiato male, forse anche considerando che originariamente il titolo uscì anche su PlayStation Vita. Ci ritroveremo nella piccola cittadina di Kirchen Bell e nei panni della giovane alchimista Sophie, una ragazza tipicamente giapponese: maldestra, solare e terribilmente carina. La nostra protagonista sfoggia capacità alchemiche di base, che la portano a numerosi fallimenti, non potendo neanche contare sull’aiuto di un maestro o un mentore. Questo finché non incrocerà la strada con un misterioso libro parlante che ha perso la memoria e che potrà recuperare i ricordi rimossi soltanto annotando nuove ricette alchemiche.
Capirete quanto sia basilare la narrativa sin dalle prime ore di gioco, ma il problema principale sorge quando neanche i protagonisti sono così interessanti da poter mantenere in piedi un comparto narrativo. Tralasciando le stereotipie, che sono alla base della caratterizzazione dei personaggi nei lavori di Gust, nel caso dei comprimari di Atelier Sophie, ma anche della stessa Sophie, non troverete una briciola di interesse o di divertimento. Ai tempi, Atelier Sophie piacque pochissimo ai fan di Gust perché venne subito dopo la chiusura della trilogia del Crepuscolo, molto più matura ed avvincente di quel che poi si è rivelato questo parziale ritorno alle origini.
Il fulcro di Atelier Sophie ruota comunque attorno il gameplay e la costante ricerca di nuovi modi per sbloccare ricette aggiuntive. Qualsiasi operazione compiuta dalla protagonista, che sia raccogliere nuovi materiali o sconfiggere un determinato quantitativo di nemici, le farà venire in mente nuove idee e vi permetterà di proseguire con la storia. Classica routine dei titoli della serie, insomma, esacerbata ancor di più a causa del loop che si viene a creare.
Atelier Firis – Recensione Atelier Mysterious Trilogy
Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey ha premesse narrative decisamente più interessanti rispetto ad Atelier Sophie. La giovane protagonista, Firis, vive in una cittadina rinchiusa nel sottosuolo, senza la possibilità di vedere il cielo se non da qualche punto strategico. La ragazza, ovviamente, vede questa situazione come una forma di prigionia e invidia la sorella, fisicamente più forte e preparata, che ha il permesso di uscire nel mondo esterno per cacciare mostri e procurarsi materiali. Questa situazione di calma apparente verrà scossa proprio da Sophie, la protagonista del capitolo precedente (che funge quindi quasi da prequel) che insegnerà le basi dell’alchimia alla giovane Firis.
Originariamente Atelier Firis fu annunciato in pompa magna come il primo titolo open world della serie, ma a conti fatti di mondo aperto troverete ben poco. Le mappe saranno tutte praticamente vuote, blande e sciatte, con pochissimi punti di effettivo interesse. La vastità maggiore di queste mappe, però, andava ad appesantire una realtà tecnica già precaria (ricordiamo, i titoli sono usciti tutti anche su PlayStation Vita) causando rallentamenti vari e qualche sporadico freeze. La versione DX, fortunatamente, include una serie di veicoli con cui potersi spostare con velocità maggiore all’interno delle varie mappe oltre ad alcuni boss particolarmente potenti aggiuntivi e le nuove funzionalità comuni a tutti e tre i titoli di cui parleremo successivamente.
Atelier Lydie & Suelle – Recensione Atelier Mysterious Trilogy
Lasciamo da parte un open world non molto funzionale come quello di Atelier Firis per arrivare alla punta di diamante di questa collection, Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists & The Mysterious Paintings. Nonostante sia il titolo migliore dei tre, questo Atelier è l’esatto motivo per cui siamo davvero perplessi per la nascita di quest’edizione. Il gioco è infatti datato 2018 in Europa, ed è già presente su PlayStation 4 e PC. Capiamo sicuramente il volerlo svecchiare ed aggiungervi contenuto “fan-friendly”, ma ci sembra davvero molto presto da un punto di vista prettamente temporale.
Le due gemelle Lydie e Suelle vivono a Merveille, orfane di madre e cresciute solo col padre. Le due contribuiscono a mantenere attiva il piccolo atelier dell’uomo, uno stravagante artista che realizza quadri particolarmente belli, ma altrettanto strani. Abbastanza strani che un giorno come tanti le due ragazze si ritroveranno ad entrare in uno di questi, trasportate in un mondo alternativo pieno di materiali di qualità e che farebbero gola a qualsiasi Alchimista.
Le premesse narrative quindi, seppur sempre blande e poco intriganti in prima battuta, ci sono stavolta e se consideriamo anche la contemporanea presenza di moltissimi NPC, di cui anche diversi volti noti, e la possibilità di esplorare una città piuttosto grande, rendono questo capitolo sicuramente il più godibile dell’intero pacchetto.
Nonostante ciò, rimane che anche Atelier Lydie & Suelle è ben al di sotto degli standard qualitativi della serie Dusk e di quelli che poi saranno i due Atelier Ryza. Il basso budget che Gust gli ha dedicato (pensate che il titolo è arrivato in occidente senza nemmeno una traccia audio doppiata in inglese) non ha sicuramente aiutato la produzione, rendendola semplicemente un trampolino di lancio per il rinvigorimento del brand avvenuto per l’appunto con i due successivi Ryza.
Le versioni Deluxe – Recensione Atelier Mysterious Trilogy
La versione DX dei tre titoli non apporta grandi cambiamenti a livello tecnico. Sono sì versioni rimasterizzate, ma di titoli relativamente recenti e di cui, quindi, non si è riusciti a ritoccare poi così tanto. La grafica in cel shading dei vari personaggi in tutti i capitoli appare sempre gradevole e molto colorata, con modelli molto dettagliati ed unici. Peccato per la realizzazione degli ambienti, sia interni sia esterni, che specialmente in Atelier Sophie e Firis sono scialbi, vuoti e senz’anima. In Lydie & Suelle la situazione va migliorando, anche se non così significativamente come i fan avrebbero voluto.
Tra le aggiunte degne di nota della versione DX annoveriamo la modalità foto aggiunta a tutti e tre i giochi, che consente di scattare screenshot particolarmente “suggestivi” di tutte le protagoniste. Sono state anche aggiunte alcune modifiche alla qualità di vita dei titoli, con la possibilità di accelerare la corsa e la velocità degli scontri. Inoltre, i giochi sono comprensivi di tutti i DLC rilasciati da Gust nel corso del tempo, e sia Lydie & Suelle sia Firis hanno contenuti aggiuntivi originali con episodi extra o, come detto in precedenza, bossfight particolarmente ostiche. Non troviamo, però, un motivo per consigliare l’acquisto di questa collection a coloro che già possiedono i titoli su PlayStation 4 o PC.
Questo perché, a fronte delle (poche) migliorie introdotte dalla versione DX, parliamo di titoli relativamente giovani e che difficilmente avremmo pensato sarebbero stati “rimasterizzati” così a breve. Le precedenti trilogie comprendevano tutte giochi disponibili nell’era PlayStation 3 e mai rilasciati su console Sony successive o tantomeno su Nintendo Switch. In questo caso, tralasciando il fatto che anche i possessori dell’ibrida Nintendo potranno provare Atelier Sophie e Atelier Firis, è davvero difficile consigliare Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack a chiunque non sia un appassionato sfegatato dell’opera di Dusk.
E quindi?
Terminiamo quindi questa recensione di Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack consigliando quindi l’acquisto a tutti coloro che hanno apprezzato le precedenti trilogie e che non hanno mai giocato le avventure di Sophie, Firis o Lydie e Suelle. Questo perché, effettivamente, al prezzo di 89.99€ (39.99€ se acquistate i titoli singolarmente) avrete fra le mani centinaia di ore di “Atelier” da spolpare fino all’osso. Rimane il fatto che la trilogia di Dusk, così come i due Ryza usciti recentemente, sono decisamente su un altro livello qualitativo. Insomma, la serie Mysterious è esattamente come ce la ricordavamo: un piccolo passo indietro in vista del lancio in avanti.
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Punti a favore
- Classici Atelier che creano dipendenza
- Atelier Lydie & Suelle è ancora meritevole
- Prezzo contenuto
Punti a sfavore
- Atelier Sophie e Firis sono invecchiati male
- Una riedizione troppo vicina nel tempo ai titoli originali
- Dedicata ai soli fan o ai curiosi incalliti
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