A 18 anni dall’uscita originale, Onimusha: Warlords, capostipite dell’omonima fortunata serie Capcom, torna per riportarci nel periodo Sengoku in una edizione rimasterizzata in HD: ecco la nostra recensione
Dopo il due di picche di Ubisoft alle continue richieste dei fan di avere un Assassin’s Creed ambientato nel periodo Sengoku, negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria invasione di massa nel Giappone feudale da parte di numerosissimi studi di sviluppo. Fra questi, il primo arrivato e unico uscito al momento è Team Ninja che, con il suo lodato souls-like Nioh, è già allo sviluppo su un meritatissimo sequel. Sucker Punch dalla sua ha annunciato alla Paris Games Week 2017 quel Ghost of Tsushima che sembra avere tutte le carte in regola per diventare l’ennesima freccia all’arco di Sony. Anche l’apprezzatissima FromSoftware non si è lasciata sfuggire l’occasione di dare la propria personale crudele interpretazione del mondo dei samurai con l’attesissimo Sekiro: Shadows Die Twice la cui attesa è destinata presto a concludersi.
Poteva dunque Capcom, già produttrice di numerose remastered di glorie passate, non approfittare di quest’occasione per ricordare a tutti che in epoca PlayStation 2 era lei la regina del Giappone feudale?
E quindi ecco tornare, non dal sedicesimo secolo, ma dal 2001, una delle IP più amate e più fortunate di Capcom, fatta risvegliare dopo un duraturo letargo e infiocchettata per bene per tornare su PC e sulle odierne console: stiamo parlando di Onimusha: Warlords.
Katane e demoni – Onimusha: Warlords Remastered | Recensione
Giappone, 1567. Il samurai Samanosuke Akechi rientra in Giappone dopo lungo tempo su richiesta della principessa Yuki Saito, turbata da una serie di sparizioni nel proprio palazzo ad opera di creature demoniache. Ed ecco che appena arrivato a palazzo, Samanosuke assiste al rapimento della principessa da parte di un gruppo di guerrieri demoniaci capitanati da Nobunaga Oda: storico nemico della famiglia Saito ucciso in battaglia tempo prima. Sarà compito di Samanosuke ritrovare la principessa scomparsa e metterla in salvo dalle orde di demoni che si stanno riversando nella regione.
A volte è proprio rigiocando titoli del passato che ci si rende davvero conto di quanto sia maturato il medium videoludico nelle decadi passate, soprattutto per quanto riguarda regia e sceneggiatura. Giocando a Onimusha in effetti sono proprio questi gli aspetti che sembrano invecchiati peggio, essendo all’epoca uno dei primi esperimenti di Capcom nel creare una trama che fosse più articolata e matura rispetto alla fuga da villa Spencer. L’intreccio, non particolarmente originale, si sviluppa per una longevità estremamente ridotta già soggetta a critiche all’epoca dell’uscita su PlayStation 2. Sebbene non abbia alcun senso rimarcare il concetto ben 18 anni dopo, è però necessario dare una sonora tirata di orecchie a Capcom per la totale mancanza di contenuti, sfide e modalità di gioco inedite, che avrebbero potuto rendere il prodotto appetibile anche oltre le 4-6 ore di gioco necessarie a concludere la campagna principale.
Lame e controlli analogici – Onimusha: Warlords Remastered | Recensione
Il gameplay è una delle componenti dell’intera produzione ad essere invecchiato meglio, presentandosi ancora divertente e godibile grazie, in particolare, ad un combat system decisamente più dinamico e veloce rispetto ai primi Resident Evil con cui Onimusha condivide l’intero engine. Essendo di genere puramente action (a esclusione di potenziamenti delle armi che potrebbero far intravedere un accenno di RPG), gli sviluppatori non si sono messi remore nel dare la possibilità di falciare decine di nemici descrivendo grandi arcate con le katane disponibili, rendendo la caccia al demone divertente e soddisfacente. L’unico aspetto che risente dello scorrere del tempo è il sistema di schivate che prevede solo una lenta camminata in guardia e che di fatto demanda ogni difesa dai colpi nemici alla parata.
Il sistema di controllo è stato fortunatamente svecchiato un po’, colmando la mancanza già contestata all’epoca di poter muovere Samanosuke con l’analogico sinistro, possibilità che va ad affiancarsi ai controlli tank affidati al D-pad, ma che causa una eccessiva semplificazione dei combattimenti.
Una scelta piuttosto infelice invece è stata quella di affidare a L3 l’apertura della mappa, portando più volte alla sua visualizzazione involontaria (con conseguenti imprecazioni) durante le fasi più concitate dei combattimenti. Anche il sistema di switch da un’arma all’altra non è stato decisamente gestito al meglio, essendo affidato dal tasto R2 ma funzionante solo a personaggio completamente fermo, portando quindi a dover trovare spazi e tempi per fermarsi e causando una piccola caduta di ritmo durante i combattimenti.
Lame e controlli analogici – Onimusha: Warlords Remastered | Recensione
Il level design è lineare, ben fatto e tranquillamente paragonabile a quello dei primi Resident Evil. Stessa cosa si può dire degli enigmi che consistono soprattutto nel ritrovamento di chiavi e la risoluzione di rompicapi per aprire casse premio, dando luogo a un backtracking mai eccessivo né fastidioso.
Ma è ovviamente la veste grafica la principale protagonista di un’opera di remastered, e in questo caso il lavoro svolto da Capcom può dirsi piuttosto buono ma migliorabile.
La visualizzazione dell’immagine è stata portata a 16:9 dai 4:3 originali (comunque selezionabili da menù), mentre la renderizzazione dei modelli poligonali e delle texture è stata portata in full hd. Tuttavia alcune texture e soprattutto diversi fondali (in particolare quelli riguardanti gli esterni) avrebbero richiesto un lavoro di restauro più accurato al fine di ridurre l’effettuo di sgranatura a volte piuttosto evidente.
Al di là di questo non si può pretendere molto da un comparto grafico che, per quanto avveniristico ai tempi, non può che risentire del peso di quasi 2 decadi.
Ultimo accenno non può che essere dedicato al comparto audio, forte di una colonna sonora risuonata per l’occasione e di un ridoppiaggio giapponese di maggiore impatto rispetto a quello americano.
Conclusioni finali – Onimusha: Warlords Remastered | Recensione
Onimusha: Warlords Remastered è una buona opera di upscaling del titolo originale che avrebbe però meritato qualcosa in più, sia a livello di cura di alcuni fondali di gioco, sia a livello di modalità inedite. La durata della campagna è di appena una manciata di ore, ore che tuttavia si presentano divertenti e senza cali di ritmo grazie a un gameplay ancora solido e godibile e un buon level design.
Onimusha: Warlords Remastered è consigliato a tutti gli amanti dell’affascinante periodo Sengoku e dei vecchi titoli Capcom. Ovviamente è invece un acquisto obbligato per i fan di questa eccellente serie, da troppo a tempo rimasti a digiuno. Speriamo che il ritorno di Samanosuke e soci non rimanga un caso isolato e che la casa giapponese possa presto sfornare un nuovo capitolo inedito.
Punti a favore
- Gameplay divertente e appagante
- Ambientazione affascinante
- Colonna sonora e doppiaggio giapponese rifatti
- Remastered di buona qualità...
Punti a sfavore
- ...ad eccezione di alcuni fondali
- Nessuna modalità inedita in più
- Mappatura di alcuni controlli non ottimale
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