Spearhead Games ritorna dopo Stories: The Path of Destinies con il seguito spirituale Omensight: saranno riusciti a fare un salto di qualità, o saranno caduti malamente? Scopriamolo nella nostra recensione
Quella di Spearhead Games è un’avventura piuttosto recente. Il team di sviluppo indipendente si presenta al mondo nel 2013 con Tiny Brains, un puzzle-platform con una deriva coop. Nel 2016, si rilancia con l’action-adventure Stories: The Path of Destinies: un gioco non eccezionale ma ben pensato e, soprattutto, divertente. Da oggi, 15 maggio 2018, rendono disponibile su PlayStation 4 e PC (Steam) Omensight, un seguito spirituale della loro precedente opera.
Avranno fatto un passo avanti o saranno scivolati lungo il cammino?
Omensight: horror vacui | Recensione
Siamo nelle terre di Urralia, un mondo magico in cui i clan degli uccelli governano il regno di Pygaria. Insieme ai clan dei cani e ai clan dei gatti, l’imperatore Indrik sta sottomettendo con la forza il regno di Roditoria, patria dei clan dei roditori. La guerra però è l’ultimo dei problemi: la Sacerdotessa-senza-dio è morta e la sua anima è misteriosamente dispersa. Il Vuoto, un’entità che ha come unico desiderio quello di distruggere ogni cosa, è ora libero di inghiottire l’intero Creato.
Noi siamo l’Araldo, un essere mistico che appare quando il mondo sta per giungere alla fine. Il nostro compito è viaggiare nel tempo, rivivere più volte l’ultimo giorno di Urralia, scoprire cosa è successo alla Sacerdotessa e fermare il Vuoto. A ogni nuova alba, potremo seguire uno tra quattro personaggi, figure centrali nel conflitto tra i regni e profondamente legate alla Sacerdotessa.
A ogni ripetizione, avremo accesso a nuovi indizi (che suggeriranno quale personaggio è meglio scegliere dopo), apprenderemo come sbloccare dei sigilli (che difendono sia piccoli extra sia aree di trama) oppure otterremo un Omensight, una Verità nascosta che ci permetterà di influenzare i nostri compagni e ottenere da loro nuove informazioni.
Omensight: incredibili poteri cosmici | Recensione
Andando oltre la trama, ciò che ci troviamo di fronte è un action-adventure più lineare del previsto. Sebbene narrativamente siamo liberi di affiancarci ai vari personaggi nell’ordine che preferiamo, una volta in campo dovremo fare più o meno sempre la stessa cosa: passare da una battaglia all’altra senza nulla a spezzare il ritmo.
Il sistema di combattimento è incentrato su combo di attacchi leggeri e pesanti, schivate e poteri speciali. Attaccare i nemici, senza essere colpiti a propria volta, farà caricare una barra che ci permetterà di sparare sfere di energia o eliminare un nemico in un sol colpo. Inoltre, avremo altre capacità che richiedono un cooldown dopo l’utilizzo: potremo rallentare il tempo (per i nemici), fare grandi scatti o afferrare e lanciare avversari e oggetti.
L’idea di Spearhead Games è che il giocatore sfrutti le capacità dell’Araldo per creare combinazioni di poteri. Ad esempio, è possibile rallentare il tempo così da sparare un proiettile magico contro una colonna pericolante e raggiungere un barile esplosivo da lanciare contro il nemico che sta per essere schiacciato così da infliggere molti danni in un istante. Purtroppo, la situazione che ho appena descritto riassume quasi tutte le possibili interazioni e combinazioni tra poteri, ambiente e nemici.
Sebbene il sistema di schivate, combo e poteri possa risultare fluido di tanto in tanto (ovvero quando la telecamera controllata dal gioco non decide di nascondere nemici e parte dell’arena di combattimento), nel complesso ci troviamo di fronte a un battle system limitato. Gli avversari sono di pochissime tipologie e combattere uno o l’altro non fa molta differenza. Le mosse speciali si caricano con lentezza e non potremo sfruttarle più di tanto: permettere al giocatore di usare gli attacchi magici più frequentemente avrebbe di certo reso i combattimenti più divertenti. A peggiorare la situazione ci pensano anche i boss: ripetitivi, basati su meccaniche noiose e tutti uguali. Tra un combattimento e l’altro dovremo saltellare in giro (ma il gioco non diventa mai un platform), raccogliere qualche extra (piazzato in bella vista, non c’è mai da esplorare) e ascoltare il nostro alleato che ci racconta qualcosa (in inglese, con sottotitoli italiani).
Omensight: in un minuscolo spazio vitale | Recensione
Conclusa la nostra giornata (ovvero una fase da massimo 30 minuti), torneremo a un hub dove potremo spendere EXP ed Ambra, due valute che si ottengono combattendo e aprendo scrigni. L’EXP ci fa sbloccare le abilità fondamentali dell’Araldo in un ordine definito, mentre l’Ambra ci permette di acquisire potenziamenti passivi a nostra scelta: più vita, più danno, ricarica dei poteri più rapida, etc.
Fatto ciò, via da capo: sceglieremo un compagno e rivivremo l’ultimo giorno di Urralia ancora una volta. La ripetizione alla base di Omensight diventa però ben presto ripetitività: il gioco si compone di solo quattro aree, quasi identiche tra di loro e di dimensioni ridotte. Inoltre, i livelli sono visivamente poco ispirati: qualche sentiero tra gli alberi e delle costruzioni in pietra, con solo minime variazioni cromatiche a limitare la sensazione di copia e incolla. La grafica cel-shading è tecnicamente valida, ma artisticamente è molti passi indietro rispetto alla precedente opera di Spearhead Games. La soundtrack è discreta, ma non vi rimarrà nel cuore.
Anche la trama subisce il peso di questa ripetitività: l’intreccio verte attorno a tre Omensight, da scoprire passando da un personaggio all’altro in un ordine specifico. Ognuno di loro rivelerà qualche nuovo indizio che ci permetterà di avanzare con la trama, ma la narrazione è molto più risicata di quel che ci si aspetterebbe da un “Murder Mistery”, come è stato definito dai creatori. Inoltre, l’Araldo è un avatar vuoto, muto e senza legami con le figure in gioco. Gli alleati parleranno da soli tutto il tempo e, sebbene i collezionabili approfondiscano il loro background narrativo, risulteranno abbastanza insipidi.
Omensight: la volpe era più furba | Recensione
Omensight, nelle sue circa sette ore di gioco, non ha mai un guizzo che possa far dire “non è il massimo, però…”. La nuova opera di Spearhead Games sarebbe potuta essere l’occasione per costruire su Stories (di cui vi avevamo parlato nel nostro speciale) e fare un salto di qualità, invece i creatori sono scivolati lungo il cammino.
Poche idee e per nulla incisive: Omensight è mediocre nel senso più negativo possibile.
Punti a favore
- Nessuno
Punti a sfavore
- Artisticamente nullo
- Telecamera problematica
- Ripetitivo
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