Con Dying Light: Bad Blood siamo finalmente davanti ad una ventata di novità nel mondo dei battle royale! Dopo Fortnite e la sua formula alla portata di tutti, finalmente la svolta. Scopriamo in questa recensione perché a noi è piaciuto tanto
Ebbene, dopo mesi e mesi di stasi nel genere del battle royale, con il dominio di Fortnite, finalmente arriva qualcosa di veramente innovativo a smuovere le acque di un genere che si era fin troppo stabilizzato. Saremo chiari fin da subito, Dying Light: Bad Blood è un gioco che riesce dove persino H1Z1 ha fallito a suo tempo: integrare in una battle royale avversari non giocanti e giocatori reali. Scopriamo tutti i dettagli nel corso di questa recensione.
Evoluzione per… – Recensione Dying Light: Bad Blood
Il titolo di questa recensione non nasconde quello che a nostro avviso è l’anima del titolo. Dying Light: Bad Blood porta con sé un’idea non totalmente nuova ma ben implementata e finalmente funzionante. Certo, si tratta di un gioco ancora all’inizio della sua storia, al momento in cui scriviamo la recensione è “solo” un accesso anticipato su Steam, ma che porta con sé un enorme potenziale. Gli Zombie sono un classico del mondo videoludico, li abbiamo in passato trovati un po’ ovunque, e sono stati inseriti in diversi titoli. Il principio è sempre lo stesso: ad un momento particolare della storia dell’uomo parte un infezione che li fa comparire nel mondo di gioco assieme ad un’enorme devastazione dei luoghi colpiti.
Nel corso del tempo abbiamo assistito a diverse implementazioni del concetto, sopratutto fra gli sparatutto in prima persona. Il primo titolo ad avere una parvenza di battle royale fu Left 4 Dead 2, della Valve, con la sua modalità che vedeva 4 giocatori far di tutto per arrivare alla fine del gioco prima degli altri per vincere. In questa prima implementazione però non vi era una vera e propria componente “battle” poiché, nonostante fosse presente il fuoco amico, uccidere gli altri giocatori non era esattamente il focus principale di questa modalità. Di fatti su Left 4 Dead 2 assistiamo ad una “rush royal” semi cooperativa. Una successiva implementazione venne data da H1Z1. Questa modalità vedeva nella sua classica battle royale anche gli zombie, ma non ebbe successo fra i giocatori al punto che venne persino rimossa dal titolo: una totale sconfitta per gli sviluppatori.
…una nuova alba – Recensione Dying Light: Bad Blood
Oggi, nel 2018, assistiamo ad una nuova incarnazione, che a nostro avviso prende il meglio dall’esperienza dei due titoli citati, ed propone una grande innovazione. In Dying Light: Bad Blood siamo dei panni di una persona, immune al morbo (pare di capire) che si getta nella città infestata dagli zombie (probabilmente non di sua sponte), per recuperare il sangue di quest’ultimi e poter fornire ai ricercatori una base per sviluppare una cura. Il problema? Non siamo da soli e con noi ci sono anche altri 12 giocatori che vogliono far la stessa cosa. Tuttavia c’è un solo posto sull’elicottero che ci poterà fuori dalla zona infetta e quel posto lo potrà avere solo colui/colei che porterà campioni di sangue a sufficienza ai ricercatori.
Questo fa nascere una serie di dispute: tutti si vogliono salvare e solo uno potrà farlo. Ottima l’idea di segnalare il giocatore che raccoglie tutti i campioni di sangue al resto dei giocatori: raccogliere solo i campioni non basta, bisogna anche lottare per assicurarsi il posto. È molto ben bilanciato il sistema di progressione nella partita: ogni giocatore parte senza nessun equipaggiamento, se non il necessario per raccogliere il sangue, e starà a lui capire come sopravvivere. Il pregio principale per noi è il mix che il gioco sapientemente propone: sopravvivenza, lotta con gli altri giocatori, crafting e sistema di level-up. Level-up fra l’altro ben gestito: nessun giocatore risulta essere “OP” rispetto agli altri.
Un giocatore non armato, se abbastanza “skillato”, può tenere testa anche ad un giocatore che ha equipaggiamenti molto avanzati. Insomma da parte nostra solo complimenti per un titolo che presenta dinamiche totalmente nuove e ben implementate. Ad essere pignoli la sola critica che ci sentiamo in dovere di fare riguarda il numero di giocatori, solo 12 per ora. Tuttavia crediamo che questa scelta dipenda anche dal fatto che al momento non ci sarebbero abbastanza giocatori per match da 100: del resto il titolo vero e proprio deve ancora uscire, questa è solo una beta in fin dei conti.
Grafica next gen per davvero – Recensione Dying Light: Bad Blood
Un punto che merita attenzione a se riguarda la parte tecnica del gioco. Non avevamo mai visto una battle royale con questo livello tecnico. Si possono osservare i più piccoli dettagli del nostro, e degli altri personaggi, inoltre non sono presenti fondali statici, ma ogni cosa è animata ed interagisce con il nostro personaggio. Inoltre le texture sono davvero ben definite, e consentono un livello di realismo sorprendentemente elevato. Non è una grafica “cartoonosa”. Questo fa sì che l’ambientazione possa essere percepita in modo totalmente immersivo, e noi possiamo empatizzare in modo totale con il personaggio.
Subire un colpo da un avversario non ci fa avere la classica visione “rossa” (dove teoricamente ci esce il sangue dagli occhi??) ma ci fa percepire, a schermo, i sintomi di sbandamento/fatica tipici dell’aver preso una botta in testa oppure su un arto. Anche il ricevere un malus come il vomito di uno zombie addosso è realistico, la percezione visiva è alterata in modo intelligente: è come se sui nostri occhi ci fosse un liquido fastidioso, non è il classico sprite a schermo per intenderci. L’enorme realismo si ripercuote anche negli scontri con gli zombie e con il modo che il giocatore ha di interagire con loro. La cura per questi dettagli risulta essere davvero elevata, e questo fa ben sperare anche per il futuro: se ora, in fase di Early Access, abbiamo già tutto ciò, il gioco completo dove può arrivare?
Saremo felici di scoprirlo, questo titolo lo seguiremo davvero da vicino perché ci ha particolarmente colpito.
La svolta del genere – Recensione Dying Light: Bad Blood
Ebbene sì, siamo giunti alla fine di questa “breve ma intensa” recensione su Dying Light: Bad Blood. Come avrete capito, leggendo le righe di questa recensione, siamo rimasti molto soddisfatti dall’esperienza di gioco, dal concept dello stesso e dalle innovazioni che lo stesso apporta al genere. Parliamo di un titolo in Early Access, con qualche bug ancora presente, che parte già molto meglio di tanti altri titolo sul mercato da tempo. Anche i bug riscontrati sono in realtà minimali: qualche problema di disconnessione sporadico, e qualche glitch grafico che sicuramente non sarà problematico risolvere.
Il gioco già ora è perfettamente godibile. Proprio per queste motivazioni ne consigliamo caldamente l’acquisto a tutti gli amanti del genere battle royal, ma anche a chi (in passato) ha amato titoli come Left 4 Dead 2, No More Room in Hell, Sniper Elite Nazi Zombie (nelle varie incarnazioni): questo titolo prende il meglio di quelle che sono state le idee alla base di questi grandi successi e li combina assieme in un ottimo mix. Per cui ragazzi non perdete tempo, Dying Light: Bad Blood è un titolo che merita tantissimo e di cui, a nostro avviso, sentiremo parlare ancora a lungo!
Punti a favore
- Dinamiche di gioco innovative
- Grafica davvero next gen
- Ampie possibilità di personalizzazione
- Animazioni ben fatte
Punti a sfavore
- Solo 12 giocatori nella battle royal
- Qualche difetto di gioventù
Lascia un commento