Secondo la designer Amy Hennig, Uncharted: Drake’s Fortune non riscontrerebbe il successo avuto originariamente se lo si presentasse al giorno d’oggi, ma vediamo insieme i dettagli.
Naughty Dog è uno degli studi videoludici migliori in assoluto e non è un parere personale, bensì sono i numeri a parlare. Quando si pensa all’azienda di Santa Monica, i titoli che saltano subito in mente sono The Last of Us, Crash Bandicoot e Uncharted.
Negli ultimi giorni ha parlato proprio la game director di quest’ultimo titolo, dicendo che, proposto al giorno d’oggi, Uncharted: Drake’s Fortune non otterrebbe il successo ed i numeri fatti originariamente, ma scopriamo insieme il perché.
Uncharted non avrebbe successo al giorno d’oggi secondo Amy Hennig
Uncharted è una delle saghe action/adventure più famose nella storia dei videogames e, grazie al comparto tecnico e al divertimento che ha saputo offrire fin dal primo capitolo, era già destinato a finire nell’olimpo dei videogiochi, ma cosa sarebbe accaduto se Uncharted: Drake’s Fortune fosse uscito al giorno d’oggi? Amy Hennig, la game director e capo-sceneggiatrice della saga di Uncharted, ha risposto al quesito in modo particolarmente pensato, dicendo:
Non penso che un gioco come il primo Uncharted sarebbe oggi un progetto fattibile. L’idea di un’esperienza che finisce in otto ore e che non ha un new game+ , senza comparto online, con l’unica rigiocabilità che sta nella possibilità di sbloccare trucchi e cose del genere. Nessuna co-op, niente. Questo non funziona più. Ora devi offrire un sacco di ore di gioco. Con otto non lo giocherebbero mai. Naturalmente, vedi dove le cose stanno spingendo, verso i servizi dal vivo e i Battle Royale. Tutte queste cose, delle quali non conosco la parola che sto cercando, fanno sì che la storia di un gioco non venga giocata più in maniera ottimale. Si è meno propensi alla narrazione tradizionale. Un gioco che è un servizio dal vivo, che ha una natura continua, non possiede una narrazione profonda.
Il ragionamento di Amy è, quindi, molto pensato e fa riflettere su come la stragrande maggioranza delle Software House, in questo momento, sia molto più propensa a creare videogame con servizi live a pagamento o i classici battle royale visti e stra-visti ormai troppe volte. È vero che il videogame deve principalmente divertire, ma in simbiosi ad una bella storia può trasformare quello che è il puro divertimento in un’esperienza che rimane impressa nella mente, in grado di suscitare ulteriori emozioni, molto più forti.
Uncharted non avrebbe successo al giorno d’oggi secondo Amy Hennig
E voi, seguite il pensiero di Amy Hennig? Vorreste più titoli dalla narrativa maggiormente profonda e una diminuzione degli ormai classici battle royale?
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