Il regista Ben Wheatley vede nel sequel di Tomb Raider una sfida ambiziosa: uno dei tanti registi emergenti a portare nuove idee nel cinema
I film videoludici stanno vedendo ultimamente un’inattesa rivalsa, e Tomb Raider ne fa parte grazie al regista Ben Wheatley. Pokémon: Detective Pikachu dato vita ai mostri da taschino, The Witcher su Netflix ha combinato romanzi e giochi in armonia, Castlevania ha ricevuto un anime, Sonic ha dato vita ad uno dei film del 2020, The Last of Us verrà adattato da HBO e Resident Evil vedrà la pubblicazione di due show su Netflix. Lo scetticismo che un tempo riguardava il film supereroistico ora sta abbandonando anche quello videoludico, grazie al sangue giovane che sta dando vita ai film. Wheatley fa parte delle nuove leve (analogiche) cresciute a pane e giochi.
Tomb Raider, la culla di Ben Wheatley
Ben Wheatley ha firmato il contratto per dirigere Tomb Raider 2 lo scorso autunno. Il film è al momento fermo a causa del COVID-19. Nonostante lo shock per i cineasti dal palato fino che il direttore vanta tra i propri fan, Wheatley ha raccontato a Polygon di essere un videogiocatore da tempo immemore, sin dai tempi di Pong. A differenza della tendenza hollywoodiana a mettere in corsia preferenziale le citazioni videoludiche più datate, il regista è tuttora attivo con Counter Strike. La differente struttura narrativa dei videogiochi lo ha ispirato a dirigere Free Fire, che considera un film videoludico. “Praticamente è una partita a Counter Strike, e l’ho progettato in Minecraft.”
Non avete letto male, il regista emergente Ben Wheatley ha spiegato nell’intervista come tutti i suoi film (Tomb Raider incluso) nascono in Minecraft persino a partire dalle fasi di storyboard. Whatley definisce Minecraft lo strumento di design più maneggevole mai creato. Quando ha costruito il set per Free Fire in Minecraft, per dargli vita in un magazzino ha usato scatole di cartone. In merito all’avventura di Lara Croft, Wheatley non si scuce al di fuori dell’entusiasmo per la sfida che gli si prospetta. “I videogiochi non riescono ad entrare nel cinema perché sono nati al di fuori; la magia sta nell’interazione, che viene meno durante l’adattamento.”
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