Bethesda ci parla dei suoi progetti futuri e della sua collaborazione con Nintendo. Scopriamo insieme tutte le novità!
All’E3 2019 c’è stata qualche incertezza da parte di Bethesda. La software house ha già avvertito i fan di non aspettarsi grandi annunci come l’anno scorso, ma nonostante ciò ci ha comunque regalato qualche sorpresa. Ad esempio, GhostWire Tokyo in sviluppo da Tango Gameworks e l’action game Deathloop in sviluppo da Arkane Studios.
Questi due nuovi titoli ci suggeriscono qualcosa. Insieme a Starfield, i programmi di Bethesda si fanno piuttosto diversi rispetto al passato. Il publisher non pubblica una nuova IP da ben 5 anni, ovvero dall’uscita di The Evil Within nel 2014, mentre ad’oggi sembra avere ben tre nuove IP in programma. Che si tratti di qualche strategia o una coincidenza?
I progetti futuri di Bethesda
Il vice presidente a capo delle comunicazioni e marketing globali, Pete Hines, ci suggerisce che questa situazione è il frutto di una serie di decisioni. Si tratta di capire cosa si voglia fare e come farlo. Senza però dare direttive dall’alto agli sviluppatori, inculcando idee, ma piuttosto ascoltando quelle dei team di sviluppo. Questo è il modello a cui Bethesda fa riferimento quando si ritrova tra le mani una nuova idea o un nuovo progetto.
Bethesda non ha avuto una gran fortuna con le sue nuove IP negli ultimi anni. Tralasciando i promettenti franchise di Rage, Dishonored e il già citato The Evil Within, i sequel hanno fatto molta fatica a rimanere in classifica. Per il publisher, i classici franchise di Doom, Wolfenstein, Elder Scrolls e Fallout rimangono, quindi, i suoi unici assi nella manica.
Cerchiamo di restare con i piedi per terra invece di costruirci illusioni. Non ci illudiamo che tutto possa ottenere i numeri e il successo di Skyrim, perché poi ben pochi dei nostri progetti ottengono il via libera. È più un: ‘Che cosa vuoi creare? Chi pensi che possa essere l’audience? Cosa possiamo fare? Quanto tempo richiederà? Quanto costerà?
Ci fa sapere Hines
Che si tratti di una strategia o meno, resta il fatto che le nuove IP di Bethesda sono in linea con ciò che abbiamo visto rilasciare dal publisher negli ultimi dieci anni. Bethesda ha dimostrato la volontà di voler investire in nuove tecnologie e piattaforme e questo ci porta a Nintendo Switch.
La console di casa Nintendo ha generato non pochi dubbi nei publisher tripla A, che ci sono andati cauti nel supportare la console ibrida. Sono dubbi comprensibili, considerando che le console di Nintendo non sono sempre facilmente aperte al rilascio di titoli non provenienti da Nintendo stessa.
Ciononostante, Bethesda sta tentando in ogni modo di accedervi e di portare molti dei suoi vecchi titoli su Nintendo Switch, il che ci sorprende ancora di più dal momento che Bethesda non ha mai collaborato con Nintendo (prima di Switch) per un porting sulle sue piattaforme. Ma allora perché questa decisione improvvisa?
La nostra filosofia è sempre stata quella di portare tutto ciò che creiamo su più piattaforme possibili, e siamo felici di farlo” sebbene quando gli fu chiesto di un possibile porting su Nintendo Wii rispose con un secco “no.” “La Wii semplicemente non era allo stesso livello in cui erano le altre console di quei tempi. Il problema era che i giocatori di Wii non avrebbero giocato ai nostri titoli. Magari sì o magari no, ma perché ipotizzare e rischiare?
Spiega Hines
Cosa è cambiato allora? Secondo Hines, la differenza tra allora e oggi riguarda l’incredibile successo di Switch, specialmente se si paragonano questi ultimi 2 anni con i precedenti 15, che potrebbe garantire nuovi giocatori sia a Nintendo che a Bethesda.
Una delle cose che abbiamo scoperto parlando con Nintendo, è che esiste un altro segmento del loro pubblico che gioca ad altro sulle loro piattaforme ma a cui piacciono anche i nostri giochi. Esiste anche un segmento di audience, il cui incentivo a comprare una console Nintendo è proprio il nostro titolo. Nintendo può vedere quali sono i giochi che i nuovi giocatori scaricano dai loro account, e quando si tratta di Doom o Skyrim, ci hanno detto: ‘Qualcuno ha comprato una Switch per giocare prima di tutto ai vostri giochi.’ A quanto pare, non solo attrarremmo giocatori che già posseggono una Switch, ma ne porteremmo anche di nuovi. Il fatto che Doom, Wolfenstein o Skyrim siano disponibili su Switch li rende più appetibili per qualcuno.
Bethesda ha in serbo diversi investimenti
Bethesda, però, ha più di un asso nella manica. Oltre al voler collaborare con Nintendo per un porting su Switch delle sue più grandi glorie, vuole investire anche nel mobile.
All’E3 è stato annunciato che Commander Keen arriverà su smartphone, aggiungendosi ad altri brand già presenti come Elder Scrolls e Fallout.
Ma non è tutto: Bethesda è stata anche uno dei primi publisher a investire nella tecnologia VR cercando di portarla su Doom, Skyrim e Fallout. Ha continuato a investire in questa tecnologia, e infatti il suo prossimo titolo VR, Wolfenstein Cyberpilot, uscirà questo mese.
Anche questa scelta di investire nel VR si rifà alla filosofia di porsi prima una serie di domande sulle intenzioni per il proprio progetto, su come realizzarle e il VR era un’ottima soluzione a molti di questi quesiti.
Altro campo in cui Bethesda vuole sperimentare, molto discusso ultimamente con l’annuncio di Google Stadia, è il cloud streaming. Il publisher sta già sviluppando una sua tecnologia, Orion, e nel frattempo sta promuovendo la pubblicazione di Doom Eternal su Google Stadia.
Hines è fiducioso e crede che lo sviluppo di una tecnologia streaming possa aprire le porte a un numero più ampio di giocatori, ma ci va comunque cauto sulle sue potenzialità.
Quando senti qualcuno dire: ‘ Non giocherò mai Doom Eternal perchè non ho un gaming PC e non spenderò certo 400 dollari per una console’, la conversazione è già conclusa. Ma ora, con la consapevolezza che potrai utilizzare qualsiasi tipo di schermo (anche la TV di casa grazie al cloud gaming) per giocare Doom Eternal, all’improvviso diventi un giocatore in un modo che non avresti mai immaginato.
Google Stadia sembra quindi rivoluzionare non solo il modo di giocare ma anche il modo in cui i publisher si relazioneranno con gli altri publishers e rivenditori.
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