Diversi dibattiti si sono susseguiti in merito alle loot box e al loro effetto “addictive”, specialmente sui più giovani. Per questo, ulteriori regolamentazioni si sono fatte sempre più necessarie, in modo da evitare assuefazioni e dipendenze sui giovanissimi
Nell’ultimo anno, le loot box e le microtransazioni sono diventate temi scottanti e sempre più dibattuti, tanto che proprio nel 2019 la dipendenza videoludica è entrata a far parte ufficialmente nella lista delle malattie mentali. Proprio per questo motivo, un’associazione no-profit dedita alla beneficenza, The Royal Society for the Protection of Health (RSPH), ha chiesto a gran voce al nuovo governo britannico di ampliare le restrizioni circa le loot box.
The Royal Society for the Protection of Health: loot box e skin betting come forme di gioco d’azzardo
Considerando l’enorme successo e popolarità che le loot box si sono guadagnate nel corso del tempo, si è così reso necessario anche aumentarne i controlli e le limitazioni. È proprio in base a questo che l’associazione di beneficenza The Royal Society for the Protection of Health (RSPH) ha chiesto al governo britannico appena installatosi di restringere ancora di più le possibilità di rimanere assuefatti dalle loot box.
L’associazione RSPH ha anche pubblicato un report intitolato Skins in the game, che tratta proprio della regolamentazione del gioco d’azzardo presente in alcuni videogiochi odierni. Nel report viene posta la domanda più importante in merito all’argomento: che correlazione c’è tra i giovani e la dipendenza da loot box/skin nei videogiochi e che effetto ha questo sulla loro salute?
L’inchiesta è stata condotta su più di 1000 giovani risiedenti nel Regno Unito dall’età compresa tra gli 11 e i 24 anni, e ha rivelato che la maggior parte di loro vede le loot box (58%) e lo skin betting (60%) delle “forme di gioco d’azzardo altamente assuefacenti”. In base a questi dati, la RSPH ha così proposto al governo inglese di riconoscere legalmente l’acquisto e scambio ossessivo di skin e loot box come forme di gioco d’azzardo e che, come tali, richiedono una regolamentazione e delle limitazioni ben delineate.
The Royal Society for the Protection of Health: i rischi per la salute
“I giovani ci hanno detto che il gioco d’azzardo e le attività che gli si avvicinano agiscono lentamente ma sicuramente attaccando gli hobby e le altre attività che portano un beneficio al benessere della persona”, dice Shirley Cramer, chief executive di RSPH.
“Ad oggi, la maggioranza dei giovani gioca ai videogiochi e molti li riceveranno presto come regalo di Natale. Ad ogni modo, noi di RSPH siamo preoccupati per la quantità di servizi, presenti in molti videogiochi, che incitano allo scambio/acquisto compulsivo di skin o loot box. L’aumento di loot box e skin betting hanno introdotto i giovani a quegli stessi meccanismi che rendono il gioco d’azzardo una dipendenza. Il tutto, tramite un’industria che opera in modo incontrollato e non regolamentato alle spalle di internet, un portale a cui i giovani hanno accesso illimitato anche dalle loro camerette.”
La preoccupazione di RSPH è solo l’ennesima in merito a questo argomento. Infatti, il reclamo di RSPH segue anche una serie di norme che solo ora si stanno attivando per tutelare i consumatori e, soprattutto, la porzione molto giovane di questi ultimi. In USA, ad esempio, è già stata firmata una legge che mira proprio a fermare il fenomeno incontrollato delle loot box e delle microtransazioni.
Un tema, quello delle loot box, quindi piuttosto attuale e scottante. Ma non tutti sono d’accordo sulla necessità di porre una fine al fenomeno ritenendolo potenzialmente pericoloso. EA, infatti, ha già precedentemente paragonato le loot box agli ovetti kinder: un qualcosa, quindi, che attrae ma nulla di pericoloso per la salute definendole anzi delle “sane sorprese”.
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