Risale a qualche ora fa la scoperta di acqua su un pianeta abitabile a 110 anni luce dalla Terra. Questo risultato lascia ben sperare per il futuro e riapre la domanda sulla possibilità di esistenza di vita extraterrestre. Scopriamo insieme i dettagli di questa scoperta e perché ha dello straordinario
Da anni l’uomo si interroga sulla possibilità di vita extraterrestre su altri pianeti e cerca prove concrete che questo sia possibile. Le agenzie spaziali con i loro mezzi indagano a fondo cercando forme di vita e condizioni che rendano un pianeta abitabile. In questo senso le notizie recenti che riguardano lo spazio non sono sempre negative. Risale a ieri infatti la scoperta di acqua sul pianeta K2-18b. Tale scoperta ha riacceso le speranze degli studiosi e ha attirato l’attenzione del grande pubblico. Cosa ha di speciale questa scoperta e quali passi fare per proseguire su questa strada?
La scoperta di acqua su un pianeta potenzialmente abitabile
Questa scoperta è apparsa sulla rivista Nature Astronomy, pubblicata dal gruppo dell’University College di Londra. Di questo gruppo fanno parte Angelos Tsiaras, l’italiana Giovanna Tinetti e Ingo Waldmann. La scoperta riguarda nello specifico possibili tracce di acqua sul pianeta K2-18b. Questo pianeta è una delle centinaia di super-Terre presenti nell’Universo. Le super-Terre non sono altro che pianeti con una massa compresa fra quelle della Terra e di Nettuno. Qua è spiegato più in specifico. Nel nostro caso K12-18b ha una massa 8 volte superiore alla Terra. Il pianeta in questione però si trova a 110 anni luce dalla Terra e ci si chiede se possa essere un pianeta abitabile per forme di vita extraterrestre. Sorge allora la domanda: come hanno fatto a rintracciare a così grande distanza la presenza di acqua sul pianeta?
Il team di ricercatori ha usato lo Hubble Space Telescope, potente telescopio dotato di una camera fotografica ben sensibile anche nell’infrarosso. Nel 2016 e 2017 il pianeta è passato davanti alla sua stella. Questo evento ha dato la possibilità ai ricercatori di usare il telescopio e, studiando come si alterava la luce della stella, ha catalogato gli elementi che compongono l’atmosfera del pianeta. Il risultato? Metà dei gas presenti è costituito da vapore d’acqua.
K12-18b però è un osservato speciale già da tempo. Nel 2015 infatti è stato inserito con altri 5000 pianeti in una lista contenente i pianeti con possibilità di contenere acqua nella loro atmosfera. Trovare acqua in altri pianeti infatti spesso coincide con la possibilità di trovare segni di vita extraterrestre. Questa scoperta è stata effettuata grazie a Kepler, telescopio spaziale di proprietà della NASA. Se la memoria però non ci inganna questa scoperta non è un unicum nella nostra recente storia. Allora che cosa ha di così straordinario?
© Steven Mohr
PlaneWave CDK 12.5 telescope, Astrodon Gen II LRGB, Baarder Hα lens at 2541 mm f/8, Astro Physics 900 mount, SBIG STXL-11000 camera, Luminance: 33 × 1200-second exposures Hα: 12 × 1200-second exposures RGB: 450 × 12–18-second exposures
K12-18b: un caso unico per la vita extraterrestre
La scoperta è un caso unico perché può aprire la strada ad altre scoperte di questo tipo. K12-18b infatti ruota intorno a una stella più piccola e fredda del Sole alla distanza ideale per avere una temperatura che permetta all’acqua sul pianeta di essere allo stato liquido. Date queste condizioni quindi K12-18b è l’unico pianeta esterno al Sistema Solare ad avere sia acqua, sia temperature che lo renderebbero un pianeta abitabile da forme di vita extraterrestre. L’ostacolo maggiore resta la gravità : le forme di vita potrebbero sostenere una gravità 8 volte maggiore a quella che sopportiamo noi? Se la risposta fosse negativa aver trovato acqua sul pianeta dunque potrebbe non essere sufficiente. Inoltre bisogna anche aggiungere un dettaglio non da poco. La sua stella, K12-18, pur essendo fredda è una nana rossa molto attiva. Di conseguenza il pianeta K2-18b potrebbe essere esposto a radiazioni molto forti e avere un ambiente più ostile di quello terrestre.Â
La scoperta resta però ricca di possibili sviluppi. Infatti come afferma Waldmann, uno dei ricercatori:
Questa è la prima scoperta di molti pianeti potenzialmente abitabili. Questo non solo perché le super-Terre come K2-18b sono i pianeti più comuni nella nostra galassia, ma anche perché le nane rosse sono le stelle più numerose.
In conclusione c’è ancora tanto lavoro da fare, ma il traguardo raggiunto è fuori discussione. Come già accennato, i ricercatori non si espongono sulla possibilità che la vita extraterrestre sia effettivamente presente sul pianeta ma alcune premesse ci sono. Non solo: da qui in poi sarà molto più facile scoprire al presenza di un pianeta abitabile simile a questo. La possibilità che la Terra non sia unica si moltiplicano e con esse anche le prospettive per il genere umano.Â
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