Le reazioni del nostro cervello riescono a prevedere i video virali, è quanto suggerisce una nuova ricerca dell’Università di Stanford
Le persone trascorrono oltre un miliardo di ore al giorno a guardare video su Internet. Ma come mai alcuni video diventano virali e alti no? A questa domanda il professor Brian Knutson ha provato a dare una risposta scientifica studiando le risposte cerebrali. E i suoi risultati sono sorprendenti.
Video virali: cosa sono e perché sono popolari
I video sono un mezzo di comunicazione molto potente. Molto prima di Youtube alcuni video potevano già essere considerati “virali”. Da film che tutti avevano in casa, a video musicali trasmessi su MTV sulla bocca di tutti, i video virali fanno parte della nostra vita da molto tempo. Tuttavia, con l’avvento di Internet il fenomeno è esploso e si è data una definizione di video virale. I video virali sono filmati che diventano molto popolari in breve tempo diffondendosi quindi nella conoscenza popolare. Il termine “virale” è stato infatti mutuato dai virus e dalla loro capacità epidemica. La definizione è comunque cambiata nel tempo. Agli albori di Youtube i video virali dovevano ottenere 1 milione di visualizzazioni in poche settimane, oggi lo stesso risultato deve essere ottenuto in pochi giorni.
Ci sono varie ragioni per cui in video può diventare virale: possono essere promosso da un influencer, può trattare un argomento popolare, essere molto divertente ecc.. tutti però hanno un elemento in comune: un aggancio emotivo forte che li porti ad essere condivisi e guardati. Tuttavia sui meccanismi cerebrali profondi si sapeva ben poco e un team di di ricercatori di Stanford li ha voluti indagare. Per capire le risposte cerebrali ai video, Knutson e colleghi hanno usato un approccio che si chiama “neuroforecasting“, in cui usano i dati del cervello dei singoli individui per prevedere le azioni di gruppi più grandi. Analizzando il cervello delle persone mentre guardavano i video, i ricercatori hanno scoperto che le risposte neuronali a un video potevano prevedere per quanto tempo questo fosse guardato su Internet.
Neuroforecasting e video virali
I ricercatori hanno analizzato 36 partecipanti, che guardavano dei video, studiandoli con una tecnica di imaging del cervello nota come fMRI. I ricercatori hanno anche monitorato il comportamento dei partecipanti, ad esempio se hanno scelto di saltare un video o per quanto tempo lo hanno guardato. Hanno poi posto loro domande su ciascun video, come il modo in cui li faceva sentire e se pensavano che sarebbe stato popolare. Quindi, hanno esaminato il modo in cui quegli stessi video venivano seguiti su Internet in termini di numero di visualizzazioni giornaliere e durata delle stesse. Poiché i video sono complessi e cambiano nel tempo, i ricercatori hanno esaminato in modo specifico le risposte cerebrali dall’inizio alla fine dei video. I ricercatori hanno scoperto che visualizzazioni più lunghe erano associate all’attività nelle regioni del cervello sensibili alla ricompensa e al piacere, mentre visualizzazioni più brevi erano associate alle regioni sensibili all’eccitazione o alla punizione. Ed è qui che è stato il risultato sorprendente. Se i questionari riuscivano a riflettere bene i gusti personali, nel prevedere la popolarità generale dei video su Internet le risposte del cervello erano l’unica cosa rilevante. Se durante i primi quattro secondi di visione attivavano le regioni del piacere allora il video sarebbe stato più popolare mentre una maggiore attività  nelle regioni associate alla punizione ha previsto una forte diminuzione della popolarità .
I segreti del cervello e le azioni sociali
Lo scopo della ricerca, come anche sottolineato anche dagli studiosi, non è solo analizzare i video virali, ma anche capire i perché delle scelte delle persone. Pochi secondi sono rilevanti per il determinare il gradimento di un video. Questi risultati hanno quindi risultati importanti sia per il marketing che per la sociologia, aiutando a capire come mai le persone siano portante a svolgere anche azioni sbagliate, come perdere tempo o denaro. Il punto chiave qui è che le l’attività cerebrale dei singoli può prevedere le scelte fatte da grandi gruppi di persone. Questi risultati suggeriscono similitudini su come le persone trascorrono il tempo su Internet e su come spendono soldi online, oppure sui meccanismi profondi della tossicodipendenza. In futuro, i ricercatori mirano a continuare a esplorare quanto i dati del cervello possono integrare con i dati comportamentali e in quali situazioni poter aiutare le persone ad allineare ciò che fanno a ciò che realmente vorrebbero fare. Seguiteci nella sezione scienze per altre news!
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