Come ben sappiamo il nostro paese è stato duramente colpito dalla pandemia di Covid-19. Questo articolo ha lo scopo di raccogliere alcuni dati per dare una visione globale della situazione attuale sulle statistiche del coronavirus in Italia e una sguardo oggettivo all’emergenza
Il rapido degenerare della situazione ha portato ad un progressivo aumento delle restrizioni, fino al provvedimento che vieta alle persone di spostarsi senza una valido motivazione e la chiusura di tutte le attività commerciali non di prima necessità per almeno 15 giorni. Come siamo arrivati a questo e perché si sono rese necessarie queste misure così restrittive? Dopo aver presentato alcuni importati dati provenienti dall’epidemia in Cina, vediamo alcune statistiche sul coronavirus in Italia per comprende meglio l’entità e la pericolosità del contagio.
Statistiche coronavirus: l’Italia è la nuova Cina?
Dopo svariate settimane di lotta contro l’epidemia, in Cina finalmente la situazione sembra tornare sotto controllo. Ma possiamo dire che anche le nel nostro paese vedremo risultati simili? In che cosa sono simili e come differiscono le sue situazioni? Riportiamo quindi le statistiche sul coronavirus in Italia e alcune interessanti considerazioni pubblicate sulla rivista Lancet da Andrea e Giuseppe Remuzzi dell’Università di Bergamo.
In Cina, grazie alle misure molto restrittive, i contagi da coronavirus si sono ridotti di oltre il 90%. In Italia inizialmente si è deciso di provare a contenere l’epidemia con misure graduali, per evitare di impattare troppo sull’economia, ma la situazione è rapidamente sfuggita di mano seguendo un trend di contagi esponenziale. Il rischio principale è il default del sistema sanitario nazionale: infatti circa il 9-11% dei pazienti positivi al coronavirus ha necessità di terapia intensiva dicono le statistiche. Fin tanto che il numero di malati rimane sotto una certa soglia, il SSN ha abbastanza risorse per fornire le cure adeguate a tutti. Ma cosa succede se la soglia viene superata? Qualcuno deve rimanere senza assistenza. Se i contagi dovessero continuare a crescere all’attuale velocità si potrebbe arrivare entro una settimana a circa 30.000 infetti, corrispondenti a circa 3300 ricoveri in terapia intensiva solo per il coronavirus a fronte di circa 5200 disponibili. La domanda è: il modello cinese è replicabile in Italia? Non proprio. Infatti la disponibilità di risorse nel nostro paese è più limitata rispetto al gigante cinese e la società è molto diversa.
Uno sguardo approfondito alla situazione italiana
Secondo le ultime stime sono 15.113 i contagiati e 1.258 i deceduti che corrisponde una mortalità di circa 6,6%, molto più elevata del 3-4% stimata in Cina. Una prima grande differenza potrebbe essere dovuta alla società dei due paesi, in particolare l’età media che in Italia è 45 anni e in Cina 38. È inoltre complicato stimare oggettivamente la mortalità in piena emergenza perché entrano in gioco numerosi fattori esterni. Identifichiamo meglio le statistiche sui malati di coronavirus in Italia. L’età media di coloro che sono morti in Italia è di 81 anni e più di due terzi di questi pazienti avevano il diabete, malattie cardiovascolari, o il cancro, o erano ex fumatori. Nella maggior parte dei casi i pazienti avevano condizioni di salute già compromesse, ma è anche vero che se non avessero contratto la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) causata dalla polmonite da sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2) non sarebbero morti. Dei pazienti deceduti, il 42.2% aveva un’età compresa tra gli 80-89 anni, il 32.4% aveva un’età compresa tra i 70 e i 79 anni, l’8.4% aveva un’età compresa tra i 60 e i 69 anni e il 2.8% aveva un’età compresa tra i 50 e i 59 anni (quelli di età superiore ai 90 anni costituivano il 14.1%). Il rapporto tra uomini e donne è dell’80-20% con un’età mediana più avanzata per le donne (83.4 anni per le donne contro i 79.9 anni per gli uomini).
Statistiche coronavirus in Italia: un confronto con l’epidemia in Cina
Tentiamo ora di confrontare l’epidemia di coronavirus in Cina con il modello italiano svilppato dai ricercatori dell’università di Bergamo. Dal punto di vista matematico l’andamento dei contagi può essere modellato con una funzione esponenziale con base compresa tra 2.76 e 3.25 ed coefficiente della variabile dipendente (che rappresenta i giorni) pari a 0.225. Sotto questo punto di vista il trend sembra essere simile a quello che abbiamo visto nelle prime fasi dell’epidemia a Wuhan. Se si dovesse continuare in questa maniera, entro il 14 di marzo si avrà la saturazione completa di tutti i posti di terapia intensiva. L’unico modo per salvarsi è interrompere la crescita esponenziale dei contagi.
 In Cina partire dal 7 gennaio,le statistiche sul coronavirus indicano un numero cumulativo di pazienti infetti che ha iniziato a divergere 20 giorni dopo. Se l’epidemia italiana segue un trend simile a quello cinese, il numero di nuovi pazienti infetti potrebbe iniziare a diminuire entro 3-4 giorni dall’11 marzo. Analogamente, possiamo prevedere che la curva cumulativa dei pazienti infetti raggiungerà il picco 30 giorni dopo, con il carico massimo per le strutture cliniche per il trattamento di questi pazienti previsto per quel periodo. Questo perché nonostante il calo dei contagi sia positivo, la decorrenza della malattia può essere lunga e il SSN continuerà ad essere stressato. Certo la situazione sociale e geografica in Italia è molto diversa: Wuhan è una metropoli con circa 19 milioni di abitanti (includendo tutta l’area suburbana). Dato che i contagi nelle zone della provincia sono molto più lenti è possibile che il trend generale si sviluppi in modo diverso. Ma in aree densamente urbanizzate come la Lombardia non è detto che questo accada.
L’epidemia in Cina
Statistiche coronavirus in Italia: le misure sono sufficienti?
La capacità del sistema sanitario è stata sotto enorme pressione, soprattutto in Lombardia. Gli esperti che, se il trend esponenziale del modello continuerà nei prossimi giorni, in una sola settimana saranno necessari più di 2500 posti letto per i pazienti in terapia intensiva per trattare l’ARDS causata dalla SARS-CoV-2-pneumonia in Italia. Nel frattempo, il governo si prepara a varare una manovra che consentirà al servizio sanitario di assumere altri 20.000 medici e infermieri e di fornire altri 5000 ventilatori agli ospedali italiani. Sono tutte misure corrette, ma il modello dice che devono essere attuate con urgenza, nel giro di pochi giorni. Questo è il vero problema. Si spera che le nuove misure restrittive siano per lo meno in grado di dare qualche giorno in più alle persone che stanno lavorando per potenziare il nostro sistema sanitario. Ce la si può fare, con l’aiuto di tutti.
Queste erano alcune statistiche sul coronavirus in Italia, utili a comprendere la situazione nel nostro paese da un punto di vista oggettivo e matematico. Il messaggio finale è comunque lo stesso: evitare il più possibile di uscire di casa ed in ogni caso rispettare distanze di sicurezza e norme igieniche. Nel frattempo speriamo che si abbiano delle buone notizie su una possibile cura. Dalla sezione scienze è tutto! Continuate a seguirci per tante altre news ed approfondimenti.
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