L’immunoterapia è una tecnica che permette di stimolare il sistema immunitario del paziente perché possa reagire ad una malattia e sta ottenendo risultati ottimi nel campo della lotta ai tumori
L’immunoterapia è stata protagonista nella cerimonia di assegnazione del Premio Nobel per la medicina di quest’anno. Proprio per i risultati così promettenti che sa sta riscontrato questo approccio alla cura dei tumori, due scienziati sono stati insigniti del prestigioso riconoscimento per le loro ricerche sull’immunoterapia.
Per anni le nostre uniche armi di difesa contro i tumori sono state la chirurgia, la radio e la chemioterapia. Tecniche invasive e spesso non efficaci al 100%; anche se sono state molto perfezionate negli ultimi anni, portando il tasso di guarigione a livelli altissimi per alcuni tipi di cancro, non è raro che il paziente guarito possa avere delle ricadute e costretto a cominciare un nuovo calvario. Senza entrare nel dettaglio le terapie convenzionali mirano a “uccidere” o “rimuovere” le cellule tumorali, tuttavia è impossibile avere la certezza di essere riusciti a rimuovere tutte le microscopiche entità tumorali e molto spesso si è costretti a ripetere più cicli di terapie o combinare varie tecniche, con effetti deleteri su tutto l’organismo – ciò che uccide i tumori, può danneggiare anche le cellule sane.
Un esempio di come funziona la chemioterapia
L’idea geniale dell’immunoterapia sta nello sfruttare e pilotare il sistema immunitario affinché esso risponda in maniera adeguata ad un agente patogeno, come i tumori. Prima della fine del XX secolo non è stato possibile sperimentare l’immunoterapia perché controllare un sistema complesso come quello immunitario dell’uomo era fuori della portata degli scienziati. Con lo sviluppo della biochimica, della genetica e degli strumenti messi a disposizione dalla tecnica, si è potuto finalmente indagare in maniera esaustiva il funzionamento del nostra sistema di difesa, fino al punto di poterlo controllare.
Funzionamento di base dell’immunoterapia
La strategia che attualmente si è dimostrata più efficacie contro i tumori è quella di stimolare una risposta più aggressiva e vigorosa del sistema immunitario. Infatti il nostro organismo prevede delle procedure di controllo della risposta immunitaria ovvero delle reazioni biochimiche che bloccano i linfociti. Questo sistema è fondamentale per evitare una disastrosa guerra civile all’interno del nostro corpo. Sulla membrana dei linfociti sono presenti dei recettori che, quando si legano con particolari molecole di membrana delle altre cellule del nostro corpo, inibiscono l'”intenzione omicida” del nostro paladino della giustizia. Anche le cellule dei tumori, essendo mutazioni delle cellule del nostro corpo, possono presentare queste molecole inibitrici sulla superficie. Ad esempio sulle cellule cancerogene è stata scoperta la molecola PD-L1 che si lega ai recettori PD-1 dei linfociti T, bloccando la risposta immunitaria che dovrebbe eliminarle. L’immunoterapia consiste semplicemente nell’evitare che questi recettori vengano attivati. Si utilizzano quindi dei farmaci che si legano ai recettori, impedendo la soppressione della risposta immunitaria associata quello specifico recettore. Ora i linfociti non hanno più inibizioni e possono eliminare il tumore fino all’ultima cellula.
Funzionamento dei recettori PD1
Lavorando con specifiche molecole e su specifici recettori è possibile provocare una risposta molto mirata verso i tumori, limitando i danni al resto del corpo. Il meccanismo ormai è noto, tutto sta adesso nell’affinarlo il più possibile in modo da limitare i danni collaterali – che ci possono essere: inibendo il suo blocco naturale, il sistema immunitario potrebbe attaccare anche altre cellule sane – e massimizzando l’efficacia.
Tumori: altri 30 anni di ricerca e l’immunoterapia sarà l’arma definitiva
Dopo aver ricevuto il premio Nobel, Tasuku Honjo, dell’Università di Tokyo, e il collega americano James P. Allison, dell’Anderson Cancer Center, si sono incontrati a Stoccolma e hanno rilasciato delle dichiarazioni riguardo la loro ricerca sull’immunoterapia e la lotto contro i tumori. Honjo ha dichiarato alla stampa:
Sono quasi sicuro che entro il 2050 tutte le forme di tumore potranno essere sconfitte con l’immunoterapia. Se non riusciremo a eliminare tutti i tumori, potremo comunque riuscire a bloccarli, impedendo loro di continuare a crescere.
L’incontro tra i due studiosi, pionieri dell’immunoterapia, aveva un precedente: nel 1982, in Texas, Honjo aveva proposto al collega americano di collaborare. La cosa non andò a buon fine però e i due non si rividero più. Fortunatamente il loro genio diede numerosi frutti e qualche mese fa si sono ritrovati entrambi per raccoglierli sotto forma di Premio Nobel. Sia Honjo che Allison hanno continuato per strade indipendenti e complementari e sono riusciti a fornire alla medicina una nuova e potentissima arma contro la lotta ai tumori.
I due vincitori del Nobel per la medicina: James P. Allison e Tasuku Honjo
I loro studi si sono concentrati sullo studio dei meccanismi di soppressione della risposta immunitaria operati dalle cellule dei tumori. Per anni hanno osservato linfociti essere ingannati da un misterioso meccanismo, finché negli anno ’90 Allison non scoprì la prima proteina che si legava ai recettori dei linfociti: la CTLA-4. Quasi in contemporanea Honjo, con esperimenti analoghi, scopriva un secondo meccanismo: quello basato sulla proteina PD1 precedentemente menzionata. Oggi rappresentano la base per la lotta contro i tumori – anche bisogna dire che la PD1 di Honjo sembra contenere meglio gli effetti collaterali.
Entrambi hanno infine concluso dicendo:
È una strada che abbiamo aperto 20 anni fa e adesso un grande numero di persone in tutto il mondo lavora nel campo dell’immunoterapia. È un campo molto promettente, ma ancora per un po’ l’immunoterapia dovrà essere combinata con radioterapia e chemioterapia. Anche il sistema immunitario è la chiave della battaglia contro il cancro.
L’immunoterapia è a livello teorico lo strumento più potente che abbiamo, ma è altrettanto complicato. Ecco perché è necessario continuare la ricerca e sviluppare nuove tecniche sempre più efficaci. Questa tecnica è applicabile anche fuori dalla lotta ai tumori e contro altri grandi piaghe che affliggono l’umanità. Ad esempio si sono ottenuti risultati promettenti anche contro l’AIDS e altre patologie, come si può leggere sul sito della Fondazione Umberto Veronesi.
Un linfocita attacca una cellula tumorale
Di anno in anno la medicina si migliora e da speranza a tante persone che soffrono. È sempre un piacere per noi della sezione scienze alimentare questa speranza diffondendo tante novità nell’ambito della ricerca medica. Alla prossima quindi!
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