La nostra cara e bellissima Luna ci mostra sempre la stessa faccia, mentre il lato opposto, definito lato oscuro, può essere osservato solo dallo spazio. Recenti studi cercano di spiegare il motivo dei due “volti” della Luna
La Luna è “bloccata” in rotazione sincrona con la Terra, questo è il motivo per cui ci mostra sempre la stessa faccia. Il lato vicino, che possiamo vedere abbastanza chiaramente, è piuttosto butterato, con regioni più scure di origine vulcanica e possiede una crosta più sottile. Fino a poco tempo fa si pensava che tali caratteristiche fossero comuni anche al lato opposto, ma dopo sei decenni di osservazioni sono emerse nuove rivelazioni. Un nuovo articolo pubblicato su Nature Geoscience, suggerisce una spiegazione intrigante per alcune delle differenze tra le due facce della Luna. I ricercatori suggeriscono che l’estensione dei maria, i “mari” lunari sul lato vicino, sia dovuta a un processo di auto-amplificazione causato dalla composizione chimica del magma che li ha formati.
I maria lunari sono piani basaltici, causati da antiche eruzioni vulcaniche che coprono il 31% della superficie del lato osservabile dalla Terra. Rispetto al resto della Luna sono ricchi di KREEP, un acronimo che sta per potassio (con simbolo K), elementi delle terre rare (Rare Earth Element) e fosforo (P). Esibiscono anche un’abbondanza di uranio (U) e torio (Th), entrambi radioattivi. Il team ritiene che questo speciale mix abbia permesso la formazione dei maria. Gli elementi radioattivi rilasciano molto calore e questo potrebbe aver portato alla fusione delle rocce. I KREEP abbassano il punto di fusione di tali rocce, consentendo lo scorrimento della lava attraverso il lato osservabile.
Pareri dagli esperti
Il co-autore Matthieu Laneuvillr del Earth-Life Science Institute, ha dichiarato:
A causa della relativa mancanza di processi di erosione, la superficie della Luna conserva eventi geologici della storia antica del Sistema solare. In particolare, le regioni sul lato vicino della Luna hanno concentrazioni di elementi radioattivi come uranio e torio, diversamente da qualsiasi altra parte del nostro satellite. Comprendere l’origine di questi arricchimenti locali radioattivi può aiutare a spiegare le prime fasi della formazione della Luna e, di conseguenza, le condizioni sulla Terra primitiva.
Distribuzione del torio sulla superficie lunare dalla missione Lunar Prospector. Il torio produce calore, questo è altamente correlato alla presenza di elementi radioattivi, maggiormente presenti sul lato “visibile”. Laneuville, M. et al (2013) Journal of Geophysical Research: Planets.
Luna, cenni sulla formazione
Si ritiene che la Luna sia nata poco dopo la formazione della Terra, quando un planetoide delle dimensioni di Marte si schiantò contro il nostro pianeta, causando l’espulsione di materiale fuso in orbita. Una metà ricadde sulla Terra, mentre il resto formò la Luna. Un’altra recente teoria parla della sinestia, un ipotetico oggetto planetario mai scoperto od osservato. In pratica l’impatto con il planetoide simile a Marte avrebbe trasformato la Terra in una nube di rocce vaporizzate e questa avrebbe poi assunto una forma simile a una ciambella. Da questa nuvola incandescente sarebbero poi nate la Terra e la Luna. Quest’ultima ipotesi sarebbe perfetta per spiegare il fatto che la composizione delle rocce terrestri e lunari sia così uguale. Lo studio citato suggerisce che la composizione particolare dei maria ha avuto un ruolo chiave nell’evoluzione del nostro satellite. L’attività vulcanica è durata più a lungo che negli altopiani più lisci e riflettenti, creando le caratteristiche che possiamo vedere oggi. Il team suggerisce che questo processo non sia esclusivo della Luna e che potrebbe essere scoperto su altri corpi nel Sistema solare. Continuate a seguirci!
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