Secondo una nuova ricerca, i mattoncini giocattolo LEGO potrebbero sopravvivere nell’oceano anche più di 1300 anni
Uno studio condotto dall’Università di Plymouth ha esaminato quanto i blocchetti del popolare gioco di costruzione per bambini riuscissero a durare nell’ambiente marino e i risultati hanno lasciato a bocca aperta.
LEGO: un enorme fenomeno globale
I famosi mattoncini LEGO hanno una lunghissima storia. Se il marchio è stato fondato nel 1932, è solo dopo il secondo dopoguerra che iniziano ad essere prodotti i primi mattoncini in plastica. Da lì è stato un enorme successo. Oggi si stima che vengano stampati circa 36000 mattoncini di questo giocattolo al minuto e solo nel 2016 circa 75 miliardi di pezzi sono stati venduti nel mondo. Un fenomeno planetario enorme che praticamente tutti conosciamo. Il successo di questi mattoncini è sicuramente dovuto alla loro facilità d’uso, ma anche alle caratteristiche di produzione. I mattoncini sono fatti da un polimero plastico che unisce insieme tre materiali. I LEGO sono fatti di acrilonitrile-butadiene-stirene, in sigla ABS. L’ABS è un materiale termoplastico che unisce in sé le proprietà dei tre singoli componenti. L’acrilonitrile conferisce durezza, resistenza chimica e termica; lo stirene conferisce lavorabilità e brillantezza; il butadiene conferisce robustezza e resilienza. Insomma un gioco adatto ai bambini e agli adulti che può essere passato di generazione in generazione. Caratteristiche che hanno fatto di questo gioco un successo planetario.
Quanta plastica c’è nel mare?
Varie ricerche hanno provato a quantificare quanta plastica finisce nei nostri mari. Ad oggi le stime parlano di circa 8 milioni di tonnellate di plastica rilasciata nei mari ogni anno. L’80% circa della plastica presente negli oceani viene direttamente da attività umane dalle zone abitate, il 10% circa deriva invece da attività umane svolte in mare stesso (materiali da pesca come fili o reti o confezionamenti plastici) e il rimanente proviene da altre fonti (naufragi, disastri naturali, altre attività umane). Anno dopo anno quindi questa plastica si accumula e, secondo il rapporto Stemming the tide, nel 2025 ci sarà una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesci e -a questo ritmo- nel 2050 supererà la quantità di pesce nei mari. Altro problema sono le microplatiche. Per microplastiche si intendono tutti quei frammenti con un diametro inferiore a cinque millimetri. Secondo dati di Greenpeace, ci sono da 5000 a 50000 miliardi di particelle microplastiche nei mari del mondo. I dati dell’Unep rilevano che nel Mediterraneo circolano 250 miliardi di frammenti che corrispondono a circa 677 tonnellate. Le microplastiche sono praticamente impossibili da rilevare dalle analisi di controllo qualità e quindi sono pronte a finire (e con ogni probabilità già ci finiscono) nei nostri piatti.
I LEGO possono durare anche 1300 anniÂ
La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Pollution, ha analizzato la degradazione dei mattoncini LEGO trovati sulle coste del sud ovest dell’Inghilterra. Negli ultimi dieci anni, le organizzazioni di volontariato della Cornovaglia hanno recuperato migliaia di pezzi e altri rifiuti di plastica durante le loro operazioni di pulizia delle spiagge. Tra questi erano presenti anche molti blocchetti del famoso giocattolo. Precedenti studi hanno indicato che molti mattoncini potrebbero essere stati persi direttamente in spiaggia o attraverso un errato smaltimento dei rifiuti domestici. I ricercatori hanno misurato la massa e lo stato di degradazione più di 50 pezzi LEGO trovati sulle trovati sulle spiagge e li hanno confrontati con pezzi inutilizzati prodotti tra il 1970 e il 1980. Da questo confronto, gli autori dello studio, hanno stimato che gli oggetti potrebbero durare nei mari per un periodo compreso tra 100 e 1300 anni. I pezzi raccolti sono stati lavati dai detriti e pesati, misurandone anche le dimensioni. Gli scienziati, oltre ad una analisi visiva, hanno confrontato i pezzi raccolti sulle spiagge con i blocchetti utilizzati tramite uno spettrometro a fluorescenza a raggi X (XRF). Da questo confronto sono così arrivati a stimare l’età dei vari pezzi. I pezzi analizzati si sono levigati e scoloriti e alcuni pezzettini si sono fratturati e frammentati, suggerendo la produzione di microplastiche. Tutto sommato però i pezzi sono risultati meno degradati del previsto. Il professor Andrew Turner, uno degli autori dello studio, sottolinea che, seppur sapevano che i LEGO fossero pensati e gestiti per durare nel tempo, questi risultati sono stati sorprendenti. Per i ricercatori questa ricerca sottolinea, se ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza che le persone stiano attente a smaltire correttamente i loro rifiuti, anche giocattoli. Seguite la nostra sezione scienze per altre news e aggiornamenti!
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