La tecnologia ha dato vita ad un sensore olografico che unito all’intelligenza artificiale consente di rilevare la presenza di microplastiche.
Senza rendercene conto, anche i più attenti all’ecologia, inquiniamo quasi quotidianamente il mare e l’ecosistema. Infatti ad ogni lavaggio, sia che venga fatto a mano o in lavatrice, si può causare un forte danno per colpa delle micro particelle inferiori ai 5 millimetri che finiscono in mare. Secondo recenti studi il 35% delle microplastiche sono proprio formate dalle microfibre che finiscono in mare. Si tratta di tutte quelle particelle che si staccano dai capi acrilici e in poliestere.
Negli ultimi anni i capi in microfibra, sia per il vestiario che per tutto ciò che riguarda la casa, vanno per la maggiore, grazie al loro essere sempre ben stirati e per la rapida asciugatura. Si tratta di un materiale sintetico realizzato attraverso la combinazione di due fibre differenti, ossia il poliestere e la poliammide. Il nome deriva dal fatto di essere sottilissime per produrre filati molto densi. Infatti un’altra caratteristica di questo tessuto è quello di avere colori vividi e brillanti. Il costo di produzione è molto basso che unito al fatto di avere un prodotto finale morbidissimo e facile da pulire, lo ha portato ad essere uno dei più ricercati e acquistati.
Il 40% delle microfibre, supera i sistemi di filtraggio delle lavatrici ma non solo, superando anche i depuratori di acque reflue finendo così tragicamente in mare.
Fortunatamente la tecnologia che si evolve ha permesso la realizzazione di un particolare sensore olografico che unito ad un metodo innovativo di intelligenza artificiale che consentono di rilevare in automatico la presenza di microplastiche in campioni marini, distinguendole dal microplancton.
L’Italia cammina verso l’avanguardia tecnologica ed è un bene visto che purtroppo si tratta di una Nazione con un triste primato. Infatti il 70% dei rifiuti marini del Mediterraneo è depositato nei fondali italiani e quasi tutto è composto da plastiche. Se si tratta poi di materiali così microscopici diventa difficile individuarli e anche recuperarli. Come su detto diventano poi cibo per gli animali ma anche trappole e veicolo di malattia.
Purtroppo l’inquinamento marino è ad oggi uno dei maggiori punti che coinvolgono le emergenze ambientali legate allo smaltimento della plastica. Quando le microplastiche arrivano nel mare hanno un doppio danno ambientale, legato anche agli animali marini che finiscono per ingerirle. Se questa fauna è poi destinata al consumo entrano nella catena alimentare causando effetti negativi ad ampio spettro, fino a coinvolgere anche la salute umana. Con questo nuovo sistema si è in grado di effettuare uno screening automatico ed accurato in grado di conoscere decine di migliaia di oggetti partenesti a diverse classi con un’accuratezza superiore al 99%.
Il nostro aiuto dal lavaggio dei capi di abbigliamento
La presenza di microfibre naturali e sintetiche nei mari è causata principalmente dal lavaggio dei capi di abbigliamento. Infatti, ogni anno vengono lasciate negli oceani mezzo milione di tonnellate di microfibre: si tratta di una quantità paragonabile a 50 miliardi di bottiglie di plastica. Tra i diversi tipi di tessuto, quello più dannoso è l’acrilico, cinque volte in più di un tessuto misto cotone-poliestere.
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