L’inquinamento da plastica ha raggiunto livelli critici, diventando una nuova grave minaccia per il nostro pianeta. Ma esiste una soluzione al problema
E’ noto che l’inquinamento da plastica ha ormai raggiunto livelli preoccupanti. Uno studio apparso su European Bioplastic indica che la produzione mondiale di plastica è passata dai 17 milioni di tonnellate nel 1954 agli oltre 311 milioni di tonnellate nel 2014. Quando i prodotti in plastica raggiungono il mare possono depositarsi sul fondo o essere trasportati dalle correnti sulle spiagge. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) sostiene che “ogni anno oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani e che dunque nel 2050 la massa di pesci dei mari sarà inferiore alla quantità di plastica”. In figura è riportata la distribuzione della plastica nei mari, espressa in grammi per chilometro quadrato.
Principali vittime dell’inquinamento da plastica
Il nuovo anno si è aperto con svariati ritrovamenti di animali acquatici morti a causa dei rifiuti plastici presenti negli oceani.
Il 14 febbraio 2019 a Marina di Camerota, viene ritrovata una tartaruga marina morta per aver ingerito plastica. L’ingestione di plastica rappresenta una minaccia per tali esemplari.
Risale al 18 marzo 2019 il ritrovamento di una balena morta, nelle Filippine, con ben 40 kg di plastica nello stomaco. La notizia di tale ritrovamento e le foto hanno invaso i social network.
Il 20 marzo 2019, sulla spiaggia del Saraceno (Le Castella), è stata ritrovata morta una tartaruga Caretta con la bocca aperta piena di plastica. Un’altra vittima dell’inquinamento da plastica.
Inquinamento da plastica: le materie plastiche tradizionali
Le materie plastiche più diffuse sul mercato dei prodotti di consumo e il loro utilizzo, sono le seguenti:
- polietilentereftalato (PET), impiegato nella produzione di bottiglie per bevande, fibre sintetiche, nastri per cassette;
- polietilene (PE), impiegato nella produzione di sacchetti, flaconi per detergenti, giocattoli, pellicole e altri imballi;
- polipropilene (PP), impiegato nella produzione di oggetti per l’arredamento, contenitori per alimenti, flaconi per detersivi e detergenti, moquette, mobili da giardino;
- cloruro di polivinile (PVC), impiegato nella produzione di vaschette per le uova, film, tubi, parti di infissi, finestre e piastrelle;
- polistirene (PS), impiegato nella produzione di vaschette per alimenti, posate, piatti, bicchieri
L’utilizzo di materiali plastici costituisce una fonte di inquinamento a livello globale e questo porta ad avere un interesse nell’utilizzo di materiali biodegradabili e compostabili provenienti da fonti rinnovabili. Allo stato dell’arte, le bioplastiche forniscono una valida alternativa all’utilizzo della plastica.
Bioplastiche e bio-polimeri, una soluzione all’inquinamento da plastica
La bioplastica è un tipo di plastica prodotta tramite l’utilizzo di materiale organico (mais, frumento, etc…) e senza l’utilizzo di materiale derivato dal petrolio, degradabile al 100%. Essa può essere riassorbita dagli agenti naturali presenti sulla terra o nell’atmosfera in tempi molto più rapidi della plastica derivata da petrolio.
Per la preparazione di bioplastiche si ricorre all’utilizzo di biopolimeri. Secondo l’European Bioplastic, un materiale plastico è definito bioplastica se è bio-based, biodegradabile o se presenta entrambe le proprietà. Il termine “biobased” indica che il materiale è derivato, in parte, dalla biomassa (piante), mentre la biodegradazione è un processo chimico che indica la trasformazione operata da microrganismi su sostanze organiche con formazione di composti stabili (acqua, anidride carbonica) e non inquinanti.
Il campo di applicazione delle bio-plastiche spazia dalla medicina all’ecologia, per esempio, l’acido poliglicolico (PGA), polimero biodegradabile noto dal 1954, da sempre utilizzato in medicina per le suture da qualche anno ha trovato impiego nell’industria del packaging.
Dunque, sostituire le materie plastiche con bio-plastiche comporta una riduzione della produzione di materiali plastici che si riflette in una riduzione di tali materiali nelle acquee.
Voi cosa ne pensate? Nel vostro piccolo state già combattendo l’inquinamento da plastica? Fateci sapere nei commenti e continuate a seguirci sulle pagine della sezione scienze di tuttoteK!
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