Un’interessante scoperta potrebbe portare allo sviluppo di un nuovo promettente farmaco in grado di curare meglio l’epatite C
Il team del professor Terence Ndonyi Bukong, in collaborazione con il professor Patrick Labonté, hanno scoperto un potenziale bersaglio terapeutico per l’epatite C. Hanno scovato un’importante proteina coinvolta nei processi essenziali per sviluppo e la progressione di questa patologia virale. Questa promettente scoperta potrebbe portare a migliori trattamenti per la malattia, che uccide circa 500.000 persone ogni anno.
Epatite C: maestra del travestimento
Normalmente, il sistema immunitario ha bisogno di riconoscere un virus per attaccarlo e prevenire l’infezione. Il sistema, detto antigene-anticorpo, può avvenire solo se il virus viene riconosciuto come qualcosa di estraneo al nostro corpo. Il virus dell’epatite C, tuttavia, è un maestro del travestimento. Infatti, si muove, non rilevato, negli esosomi. Queste sono microvescicole rilasciate dalle cellule. Normalmente gli esosomi servono alla comunicazione, al trasporto e allo smaltimento dei prodotti di scarto del metabolismo cellulare. Le interazioni tra questo virus, “premiato” quest’anno anche dal Nobel, e le vescicole sono quindi molto studiate come un possibile bersaglio terapeutico. Ora una nuova ricerca, pubblicata su PlosOne, va proprio in questa direzione.
Una proteina specifica
Questa nuova ricerca ha rivelato che i virus dell’epatite C interagiscono con un’area chiave della proteina RTN3 utilizzandola per inserire il loro RNA virale negli esosomi. Il ruolo di RTN3 era già noto, ma non si conoscevano i dettagli molecolari. Utilizzando particolari tecniche di biologia molecolare e immunologia i ricercatori canadesi hanno capito ulteriori dettagli. In questo modo sono stati i primi ricercatori a dimostrare il ruolo esosomiale che questa proteina gioca nella patogenesi dell’epatite C. Identificando le aree della proteina che portano alla formazione di un esosoma infettivo, in ricercatori possono ora cercare molecole che blocchino l’interazione con l’RNA virale. Ciò impedirebbe all’RNA virale di entrare negli esosomi e nascondersi dal sistema immunitario del corpo.
Non solo Epatite C
La scoperta di questa interazione tra il virus e la proteina RTN3 apre la porta a ulteriori ricerche su altri virus che utilizzano gli esosomi per eludere il rilevamento. Ad esempio, studi hanno dimostrato che i virus HIV, Zika ed Epatite B si nascondono anche all’interno degli esosomi. Questo travestimento crea un problema per il funzionamento ottimale dei vaccini. Perché, anche se gli anticorpi venissero sviluppati, non sarebbero in grado di bloccare l’infezione o la trasmissione del virus. Se la proteina RTN3 giocasse un ruolo importante anche in queste altre malattie, potrebbe aiutare a realizzare trattamenti, e potenzialmente vaccini, più efficaci.
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