Una ricerca ha evidenziato che come un particolare gene riesca ad influenzare la crescita e rigenerazione di nuovi denti. Che sia la fine della dentiera per come la conosciamo?
I denti sono strutture molto forti e fondamentali per una corretta alimentazione, ma con il passare degli anni come tutte le cose essi si deteriorano. Purtroppo madre natura che ha dotati di un’unica dentizione (oltre a quella provvisoria dei denti da latte) e quando questi si rompono siamo costretti a ricorrere alla dentiera per continuare a masticare il cibo. Di certo una struttura artificiale non può sostituire completamente i nostri denti, anche se una dentiera moderna è molto ben costruita. Oggi però si possono evitare spiacevoli conseguenze con una corretta igiene orale e una speranza viene da una interessante scoperta genetica.
Denti: come sono fatti dentro?
Ad occhio potrebbe sembrare che un dente sia semplicemente un pezzo di osso piantato nelle gengive. In realtà non è così: si tratta di una struttura viva e complessa. Lo strato superiore è costituito dalla smalto, la sostanza più dura del nostro corpo con un punteggio di 5 nella scala di Mohs: non contiene cellule vive ed è in gran parte composta da calcio. Un piccola curiosità: lo smalto non è bianco, ma ha l’aspetto di un vetro opaco. Il colore dei denti è dovuto alla dentina sottostante. La dentina è un tessuto vero e proprio costituita da materiale organico e composti proteici. È meno dura dello smalto, ma più elastica per questo funziona come un “ammortizzatore” durante la masticazione. L’avorio è costituito dalla dentina solidificata. Infine nella parte più interna del dente si trova la polpa dentaria dove si trovano particolari cellule, gli odontoblasti, capaci di produrre dentina. La polpa è un tessuto molle irrorato da vasi sanguigni e nervi che rendono i denti molto sensibili al dolore.
Oltre alle carie che attaccano lo smalto a causa degli acidi prodotti dai batteri che vivono nel cavo orale, un grosso problema che riguarda i denti è la parodontite che è anche il motivo per cui siamo costretti a ricorrere alla dentiera. Si tratta di una infiammazione alle gengive che tendono a ritirarsi, rendendo instabile il dente che finisce per morire e staccarsi. Oggi la parodontite può essere adeguatamente prevenuta e curata, ma è fondamentale recarsi con costanza dal dentista. Altrimenti si è costretti a ricorrere alla dentiera. O forse no.
Struttura semplificata di un dente
Dentiera addio con il nuovo gene?
Uno studio internazionale coordinata dall’università britannica di Plymouth e poi pubblicato sulla rivista Nature Communications riporta da scoperta del gene Dlk1 che potrebbe presto farci dimenticare l’incubo della dentiera. Scoperto negli incisivi dei topi, esso agisce stimolando gli odontoblasti, i responsabili della produzione di dentina.
L’azione del gene può essere manipolata come dimostrano i primi test condotti sugli animali. La stimolazione del genere può contribuire alla rigenerazione di denti cariati o danneggiati in seguito a traumi e infezioni. Il coordinatore dello studio, Bing Hu spiega:
Le cellule staminali sono molto importanti, perché in futuro potrebbero essere usate in laboratorio per rigenerare tessuti danneggiati o persi a causa di malattie, quindi è cruciale capire come funzionano. Scoprendo le nuove staminali che producono il corpo del dente e comprendendo il loro uso vitale di Dlk1 nella rigenerazione del tessuto, abbiamo fatto un importante passo avanti per capire la rigenerazione delle staminali. In questa fase il lavoro è stato condotto su modelli di laboratorio e serviranno ulteriori studi prima di poterlo trasferire sull’uomo, tuttavia si tratta di un’importante svolta per la medicina rigenerativa, che potrà avere un grande impatto sui pazienti in futuro
Ancora una volta le cellule staminali giocano il ruolo di protagoniste nella medicina rigenerativa. Il gene Dlk1 permette di controllarle in modo che agiscano per rigenerare la dentina aggredita da carie o altre infezioni. Purtroppo la dentiera e il trapano del dentista sono sempre dietro l’angolo in quanto si tratta per adesso di metodologie sperimentali e che sicuramente non possono ancora essere applicate con successo su larga scala.
Nella figura sono state ritratte le cellule staminali (in verde) che si spostano verso il dente per rigenerarlo (fonte: University of Plymouth)
L’unica difesa davvero utile è una corretta igiene orale che faccia uso di spazzolino e filo interdentale con regolarità. Purtroppo i residui di cibo con il tempo provocano l’instaurarsi di colonie batteriche all’origine di carie ed infiammazione delle gengive, con tutte le spiacevoli conseguenze del caso. E soprattutto fare una visita dal dentista ogni tanto per verificare che vada tutto bene! È un po’ doloroso e costoso, ma ad una certa età i vostri denti ringrazieranno. O forse voi ringrazierete loro di non aver ancora mollato!
Non solo spazzolino: il filo interdentale è fondamentale per la prevenzione da carie ed infezioni. Molti lo trascurano, ma dovrebbe essere utilizzato con la stessa regolarità dello spazzolino
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