Negli ultimi mesi avrete sicuramente notato un aumento esponenziale di questi fastidiosi insetti. Lo sanno bene gli agricoltori che hanno dovuto combattere le cimici in prima persona per difendere i raccolti. Quali sono le cause dell’invasione e come difendersi?
Con cimice si identificano una insieme di insetti eterotteri della famiglia Pentatomidae. Sono bestioline caratterizzate dalla forma del corpo ogivale, simile ad uno scudo e, purtroppo, dalle maleodoranti sostanze che vengono emesso nell’aria dalle ghiandole sparse per tutto il dorso della cimice. Una caratteristiche che le rende ancor più odiose è il fatto che d’inverno tendono a rintanarsi nelle nostre case al calduccio. Finché se ne stanno nascoste negli anfratti bui può anche andar bene, ma quando cominciano a svolazzare a casaccio, producendo quel fastidioso ronzio, a quale punto possono scatenare il panico. Il fatto è che sono goffe e imprevedibile, quindi la probabilità che vengano a suicidarsi addosso a noi è abbastanza alta. E la cosa non è allettante date le pestilenziali caratteristiche suddette.
La cimice verde autoctona, Nezara viridula
Fonte: Didier Descouens, Wikipedia
Anche se non sono direttamente pericolose per l’uomo, le cimici sono potenzialmente dannose anche e soprattutto in primavera ed estate quando vivono all’aperto. Questi insetti infatti si nutrono praticamente di qualsiasi vegetale prediligendo la frutta, ma non disdegnano nulla, dalle patate, ai girasoli, fino ai pomodori e legumi; sfatiamo quindi il mito della soia: questi mangiano qualsiasi cosa, solo che nella tarda stagione estiva l’unica cosa che trovano in abbondanza è la soia, per questo vengono associati ad essa. Tramite il loro stranissimo apparato boccale, che assomiglia ad un cannuccia, le cimici pungono il frutto e le altri parti della pianta per prelevarne sostanza nutritive. La puntura è naturalmente uno shock per i vegetali e provoca disseccamenti e atrofizzazioni dei frutti, che diventano deformi e di cattivo sapore. Inoltre, tramite la puntura, può innestare pericolosi batteri che fanno ammalare e indeboliscono le piante – un po’ come le zanzare che pungono gli esseri umani rischiando di trasmettere malattie.
L’apparato boccale della cimice
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un aumento anomalo di questi insetti in tutta l’Italia, con disastrose conseguenze per l’agricoltura e la nostra vita quotidiana. Che cosa è successo? Proviamo a capirci qualcosa.
Cimici: come è cominciata e cosa alimenta l’invasione
L’aumento esponenziale del numero di cimici può essere ricondotto a diversi fattori. In particolare ci soffermeremo sulle caratteristiche dell’insetto in sé, sulla diffusione di nuove specie non autoctone e sui fattori climatici che stanno lentamente mutando. La combinazione di questi aspetti ha dato origine a un aumento incontrollato di questi fastidiosi insetti.
Perché dobbiamo preoccuparci delle cimici?
Oltre ad essere degli insetti molto buon gustai in termini di nutrimento, e ciò li rende molto adattabili a tutti gli ambienti, le cimici sono estremamente prolifiche. Le femmine depongo le uova in gruppi dalla peculiare forma ad esagono che possono contenere decine di unità. La riproduzione avviene tipicamente 2-3 volte l’anno.
Oltre ad essere particolarmente rapide nella riproduzione, le cimici sono insetti molto resistenti. La loro modalità di alimentazione, come abbiamo già visto, prevede di pungere i vegetali, penetrandovi l’interno e rendendo molto meno efficaci gli insetticidi depositati sulla superficie di piante e frutti. Sono infine insetti molto mobili, si spostano facilmente da un posto all’altro in grandi gruppi e lo fanno con estrema facilità, rendendo rapida la diffusione in territori molto estesi. È davvero molto difficile debellare un insetto con questo caratteristiche senza andare pesantemente ad influire sull’ambiente in maniera negativa e pericolosa.
Ammasso di uova di cimice rinvenuto su una foglia di basilico
Le cimici asiatiche
L’invasione di quest’anno è sicuramente capitanata da squadroni di cimici asiatiche, meglio note come Halyomorpha halys. Questo insetto, originario della Cina e Giappone, è stato osservato per la prima volta in Italia nel 2012, nella provincia di Modena. Come spesso accade per esseri viventi introdotti in un nuovo ecosistema, anche la cimice asiatica a trovato in Italia una culla felice, soprattutto grazie al clima mite. Questo perché appena entrato nel nuovo ecosistema, l’essere vivente non autoctono non ha nemici naturali che controllino la sua proliferazione e possono passare diversi anni prima che i predatori si abituino a cibarsi del nuovo arrivato.
Esemplare di Halyomorpha halys allevato in un laboratorio italiano
Oltre ai problemi legati al loro arrivo ex-novo, le cimici asiatiche vantano delle peculiarità che le rendono molto aggressive. Sono particolarmente ghiotte di frutta. Gli effetti della loro voracità sono disastrosi, con picchi di oltre il 50% dei raccolti da buttare perché immangiabili. Oltre a rovinare il prodotti finale, la cimici indebolisce la pianta, esponendola alle malattie. Un’altra problematica è legata all’estrema socialità che questi insetti manifestano: tendono a raggrupparsi, attirati da ferormoni, nelle zone più ricche di cibo e favorevoli alla sopravvivenza in generale. Ecco perché in questo periodo coi primi freddi li vediamo ammassati nei pressi delle case.
La riproduzione di questi insetti avviene circa 2 volte l’anno, ma se si pensa che ogni femmina può arrivare a produrre 250-300 uova – circa il doppio rispetto alla cimice verde autoctona – durante il periodo riproduttivo, la cosa assume un aspetto veramente preoccupante.
Frutta attaccata dalle cimici asiatiche
Il cambiamento climatico e la riproduzione degli insetti
Avevamo già parlato della possibilità che il riscaldamento globale potesse influire sulla popolazione degli insetti, facendola aumentare esponenzialmente, ed ora ne abbiamo una prova tangibile. Le cimici sono favorite dai climi miti. Il freddo le fa andare in ibernazione, ma solo se le temperature medie invernali scendono sotto i 5 C° rischiano davvero di rimetterci le penne. Se si pensa che la media italiana nel mese di gennaio 2018 era intorno agli 8 C°, si capisce che non possiamo contare sul freddo per fermare la loro avanzata: più è alta la temperatura media, più è probabile che un numero maggiore di esemplari sopravviva.
Il caldo favorisce la riproduzione e lo sviluppo degli insetti: le uova di cimice impiegano meno tempo a schiudersi se il clima è mite, passiamo da un massimo di 20 giorni ad un minino di 5 giorni. Se inoltre aumenta il lasso di tempo entro cui le temperature superano una certa soglia, è possibile che gli insetti aumentino la quantità di cicli riproduttivi annui.
Se le temperature medie superano una certa soglia, la probabilità di sopravvivenza degli insetti passa dal 30-40% all’80-90%
Cimici: come difendere noi stessi e i nostri prodotti agricoli
Il trattamento tramite insetticidi chimici pesanti è abbastanza efficace, ma non è una valida soluzione per due motivi. Innanzitutto inquina irrimediabilmente l’ambiente, andando ad intaccare anche altre specie di insetti non dannose o addirittura utili e contaminando le falde acquifere. In secondo luogo rende i prodotti immangiabili per diversi giorni perché bisogna dare il tempo alla pianta di drenare le sostanza tossiche. Si tratta di un’arma a doppio taglio quindi che comunque argina il problema, ma non lo risolve: data la mobilità delle cimici è molto probabile che una volta debellate ritornino in breve tempo.
La lotta biologica tramite specie antagoniste
Fin dalle prime avvisagli dell’emergenza sono stati registrati lievi aumenti nelle popolazioni di predatori autoctoni di cimici, quali vespe e uccelli insettivori. Tuttavia questo processo reazionario è molto più lento rispetto alla proliferazione dei cimici. In parte è normale che sia così: i predatori tendono a riprodursi meno velocemente delle prede. In parte è dovuto ad alcune peculiarità delle cimici, come le abitudini notturne. Durante il giorno tendono a rimanere nascoste e mimetizzate rendono difficile la caccia ai predatori che tendono ad indirizzarsi su altre prede. Non esistono infatti nel nostra paese specie che vadano ad attaccare direttamente le cimici.
Molti volatili autoctoni sono insettivori, ma tendono a non cibarsi delle prede che non conoscono
La speranza più forte viene da una particolare categoria di insetti, i parassitoidi. In genere si tratta di imenotteri – il genere a cui appartengono api e vespe – che hanno una modalità riproduttiva molto particolare: depongono le uova iniettandole all’interno di larve o uova di altri insetti. I neonati parassiti per svilupparsi uccidono di fatto l’ospite. È un metodo molto subdolo, ma molto efficacie. Nel nostro paese sono state studiate alcune specie autoctone, come la promettente Ooencyrtus telenomicida, un piccolissimo insetto di 12-16 millimetri che inedia le uova della cimice. In laboratorio i risultati erano molto incoraggianti: in 24 ore una sola femmina ha infettato il 35% delle uova di cimice messe a disposizione. Questi risultati si sono ottenuti però in condizioni controllate, in natura l’effetto potrebbe essere molto meno incisivo. Questo piccolo parassitoide infatti, lasciato libero, non predilige le cimici in particolare e attacca moltissime specie diverse, di fatto senza alcuna garanzia di successo.
Ooencyrtus telenomicida, un possibile antagonista nostrano
La vera speranza risiede in una specie aliena, la Trissolcus halyomorphae. Quest’altro imenottero sembra invece avere un spiccata preferenza verso le uova di cimice, in particolare quelle di cimice asiatica. I test in campo aperto hanno dimostrato che la vespa attacca oltre il 70% delle uova di Halyomorpha halys, ignorando le altre con contagi intorno al 2-3%. Introdurre una nuova specie in un ambiente non autoctono però è sempre un rischio: non possiamo prevedere con esattezza come possa reagire, soprattutto come si adatterà a sopravvivere dopo che le sue prede predilette caleranno di numero. È quindi una decisione da ponderare con attenzione, l’Unione Europea ci sta lavorando già da oltre un anno e i segnali sembrano essere positivi.
Trissolcus halyomorphae, un formidabile killer di cimici
Fonte: U.S. Department of Agriculture, Wikipedia
La trappola dell’amicizia e dall’amore
Come suddetto le cimici sono animali molto socievoli. In particolare sono molto sensibili ai feromoni, sostanze volatili che trasmettono informazioni attraverso l’olfatto, vengono spesso utilizzati per attirare partner sessuali o segnalare fonti di cibo e luoghi sicuri, ma anche come segnali di pericolo. La spiccata socialità della cimice può essere sfruttata per catturarla.
Questi stimolanti biochimici possono essere utilizzati per attirare le ignare cimici in trappole e tranelli. In modo semplice e artigianale basterà mettere il feromone in una vasetto, possibilmente foderato con una sostanza appiccicosa – anche del semplice grasso lubrificante andrà bene – per intrappolarli. Sul web vengono vendute anche delle versioni più elaborate, ma il principio è semplice.
Gli insetti fanno largo uso di feromoni per comunicare
Fonte: Alfa Chemistry
Alcuni rimedi naturali che possono aiutare a scacciarli
Per uso domestico esistono diversi insetticidi efficaci, da spruzzare su porte e finestre per evitare che le indesiderate bestioline entrino in casa. Alcuni sono anche retroattivi, grazie all’incapsulazione del principio attivo che ne dilaziona il rilascio.
Tuttavia molti potrebbero essere scettici – e con buoni motivi – all’utilizzo di questi veleni. Esistono alcuni rimedi naturali che possono in qualche modo darvi un aiuto. Il primo è il sapone naturale marsiglia, utilizzabile per diverse specie di insetti anche in giardino perché non è dannoso per l’ambiente – naturalmente non esagerate nell’uso. Il sapone ostruisce i pori attraverso i quali gli insetti respirano, portandoli alla morte per asfissia. Naturalmente agisce per contatto diretto con il parassita.
Alcuni vegetali hanno invece la capacità di scacciare gli insetti. I più efficaci sono l’aglio, le ortiche, il tanaceto e l’olio di Neem. Potete utilizzarli per realizzare decotti o infusi che terranno lontani ospiti indesiderati. Non aspettatevi miracoli da queste soluzioni, ma con una buona dose di attenzione quando si aprono le finestre o si stende il bucato si possono ottenere buoni risultati in ambito domestico.
Il sapone naturale marsiglia è un ottimo insetticida che agisce per contatto e del tutto biologico
Cimici: avete vinto una battaglia, ma la guerra?
Riassumendo abbiamo a che fare con un insetto che per le sue caratteristiche biologiche è dannoso, infestante e difficile da debellare. L’arrivo della variante asiatica ha peggiorato la situazione perché si riproduce in fretta ed è sconosciuta ai predatori autoctoni. Infine i cambiamenti climatici favoriscono la riproduzione degli insetti e aumentano il numero di esemplari che riesce a sopravvivere all’inverno. La situazione pare molto drastica, ma fortuna vuole che la natura sia un meccanismo efficacissimo, anche se troppo lento per la nostra cognizione.
In Nord America le cimici hanno cominciato la loro invasione ben prima di arrivare nel nostro paese, i primi avvistamenti di cimice asiatica risalgono al 1998. Nel 2012 la situazione era già esplosa ed il Dipartimento americano per l’agricoltura ha sviluppato un potente feromone da utilizzare per catturare i fastidiosi insetti, data la loro resistenza ai pesticidi. Inoltre si è osservato che la fauna autoctona cominciava a riorganizzarsi, predando le nuove arrivate. Si stanno inoltre studiano molti predatori locali, come vespe e ragni, per cominciare una battaglia biologica, senza l’utilizzo di insetticidi pesanti.
Paura eh?
C’è quindi solo da portar pazienza e attendere che la natura faccia il suo corso oppure che gli scienziati trovino una soluzione in tempi rapidi. D’altra parte non è la prima volta che una nazione affronta l’invasione di un qualche animale alieno. Nel frattempo barricatevi in casa fino a che le temperature non saranno scese e leggete qualche curiosità dalla nostra sezione scienze!
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