Il caldo estivo record di quest’anno lo abbiamo sicuramente percepito tutti e non è una cosa nella norma. Lo confermano i dati registrati durante il mese di luglio che sono riusciti a sovrastare anche i picchi del rovente giugno passato. La situazione è così paradossale che Siberia ed Alaska sono alle prese con incendi disastrosi
Chiusi in casa con il condizionatore a palla forse non ci rendiamo conto di che cosa stia succedendo là fuori: il caldo estivo record sta letteralmente bruciando il mondo. Nei paesi europei intorno al mediterraneo sono stati registrati picchi attorno ai 50 gradi e nelle regioni più fredde del pianeta come Siberia e Alaska si scatenano incendi indomabili invece delle tempeste di neve. Questa è la paradossale situazione in cui si è trovato l’emisfero boreale durante l’ultimo mese di luglio.
Caldo estivo record: luglio batte un giugno rovente
Il picco di caldo estivo record che è arrivato sull’Europa negli ultimi giorni di luglio ha fatto segnare nuovi picchi ai termometri di tutto il continente. Nelle regioni che si affacciano sul Mediterraneo come Italia Centrale e Meridionale sono stati sfiorati i 50 gradi; tenendo conto che nel Sahara attualmente si stima che le temperature medie siano attorno ai 45-50 gradi la cosa appare un po’ preoccupante. Il resto dell’Europa non è da meno con picchi di 39-40 gradi registrati praticamente in tutte le regioni continentali. In molti stati europei come Olanda, Belgio e Germania è stato registrato un caldo estivo record assoluto nella storia; a Parigi era dal 1947 che la temperatura non toccava i 41 gradi.
Grazie al satellite Sentinel 3, del programma Copernicus di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Europea, che studia i cambiamenti climatici e meteorologici del pianeta è stato possibile realizzare delle mappe per confrontare il caldo estivo record del mese di luglio con i valori registrati a giugno. Le mappe mostrano la quantità di energia termica irradiata dalla terra e quindi rappresentano la temperatura superficiale del pianeta. Come si vede il colore rosso diventa dominante nel mese di luglio, confermando l’andamento negativo del clima in Europa. I picchi da calore estivo record hanno superato i 45 gradi in Germania, Ungheria, Polonia, Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Sembra che la fascia temperata, quella che era più prolifica per l’agricoltura e le attività umane, stia risentendo molto dei cambiamenti climatici.
Confronto delle temperature tra il 25 luglio 2019 e il 26 giugno 2019
Non solo Europa: Siberia e Alaska vanno letteralmente a fuoco
Nella ampie ed incontaminate foreste di Siberia ed Alaska si sta registrando una situazione apocalittica: centinaia di incendi stanno devastando quelle che dovrebbero essere le aree più fredde del nostro pianeta. La causa è sicuramente da imputare al caldo estivo record che ha colpito in questo ultimo mese il nostro pianeta: le temperature in Siberia sono state di circa 5,5 gradi superiori rispetto alla media trentennale. Le alte temperature hanno facilitato l’innescarsi di incendi, a causa dell’aridità del terreno, che hanno consumato intere foreste artiche. La situazione è drammatica in Russia. Il fumo è visibile persino dallo spazio e l’aria in alcune regioni è irrespirabile: alcune cittadine sono state addirittura completamente interdette dalla luce del Sole per giorni. Si stima che circa 1.5 milioni di ettari di foreste siano stati interessati dalle fiamme, una superficie che corrisponde all’incirca a quella dell’intera Grecia.
And an area of about 550 km² and another fire directly south of it which adds another 85 km² see here: https://t.co/jZauYjAyz7
— Pierre Markuse (@Pierre_Markuse) July 26, 2019
Il fumo rappresenta un problema enorme, non solo per le persone che abitano la Siberia, ma per tutto il globo dato che le emissioni di CO2 causate dalla combustione hanno raggiunto livelli insostenibili: si stima che nel solo mese di giugno gli incendi abbiano rilasciato circa 50 megatonnellate di anidride carbonica, all’incirca quello che produce la Svezia in un anno intero. Il CAMS (Copernicus Atmosphere Monitoring Service) spiega:
Gli incendi boschivi violenti emettono diversi tipi di sostanze inquinanti, molte delle quali possono influire sulla nostra salute. E anche se la maggior parte del Circolo polare artico rimane scarsamente popolata, gli esseri umani non possono sfuggire ai pericoli di questi incendi, il vento può soffiare l’inquinamento a migliaia di chilometri di distanza dalla sua fonte, influenzando la qualità dell’aria in tutto il mondo.
Le autorità russe stanno facendo poco o nulla perché il dispendio a livello umano ed economico per contenere gli incendi sarebbe troppo elevato.
Le nubi di fumo sulla Russia viste dallo spazio
Anche dell’altra parte dello stretto di Bering la situazione non è rosea: in Alaska nel corso del mese di luglio sono stati superati i 30 gradi di temperatura, un caldo estivo record che non si registrava da circa 50 anni. Anche qui sono scoppiati numerosi roghi che hanno divampato a causa del calore e del clima secco, diventando ingestibili dai pompieri americani. Le temperature elevate in estate sono un classico anche nelle regioni artiche, tuttavia in questo caso parliamo di una caldo estivo record e i numerosi roghi ne sono la prova.
Sono ormai molti i segnali divulgati dal nostro pianeta. È pur vero che i cambiamenti climatici sono parte dei processi naturali, ma l’attività dell’uomo può aggravarli ed accelerarli. Oppure provare a rallentarli. Ognuno di noi può fare qualcosa scegliendo uno stile di vita più ecosostenibile ed evitando lo spreco di risorse.
Nella città di Anchorage in Siberia si fa il bagno nel lago. Si trova circa alla stessa latitudine della Groenlandia.
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