Pubblicato nel 1853, è l’ultimo romanzo di Charlotte Bronte. Meno conosciuto del capolavoro Jane Eyre, porta in scena una protagonista figlia del futuro. Ecco la recensione di Villette
TITOLO: Villette AUTORE: Charlotte Brontë GENERE: Letteratura vittoriana CASA EDITRICE: Newton Compton Editori ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1853
Charlotte Bronte pubblica questo capolavoro, poco conosciuto rispetto ai precedenti, nel 1853 ovvero due anni prima di morire. Ambientato e scritto anch’esso nell’epoca vittoriana ritroviamo molte caratteristiche riconducibili al più famoso Jane Eyre. Prima fra tutte la voglia di indipendenza della protagonista, Lucy. Bronte ci racconta tramite le minuziose descrizioni vari ambienti del diciannovesimo secolo, catapultando il lettore in una realtà opposta ma paradossalmente simile alla presente.
La trama | Recensione Villette: la modernità in un classico
Lucy Snowe è una giovane donna di umili origini che in seguito a situazioni difficili decide di lasciare l’Inghilterra. Si stabilisce a Villette, una città immaginaria, e riesce ad ottenere la fiducia e stima di Madame Beck che l’assume come insegnante in un collegio. Davanti a Lucy si prospetta una nuova vita, dovrà imparare una nuova lingua, gestire un gruppo di ragazze e tenere testa ad un professore passionale. In questo contesto spaesato si farà vivo un vecchio amico d’infanzia. Lucy dovrà fare i conti con i dubbi e le scelte che chiunque, impegnato alla ricerca di se stesso e del proprio posto nel mondo, affronterà.
Un classico moderno | Recensione Villette: la modernità di un classico
Chi ha letto qualche opera di Charlotte Brontë conosce bene l’ardore per l’indipendenza che la caratterizzava. È ben visibile in tutte le sue opere e quest’ultima non è da meno. Lucy è una ragazza tutt’altro che speciale: è timida, impacciata, fragile, riservata e non bella.
Tuttavia, attraverso una profonda introspezione psicologica, riusciamo a comprendere meglio l’animo della nostra protagonista. In lei si nasconde una fiamma ardente ed un forte temperamento. Si ha quasi un bipolarismo, una sorta di dualità, essendo Lucy profondamente condizionata dall’ambiente in cui si trova. Vive, infatti, momenti di profonda crisi e malessere susseguiti da attimi di speranza e caparbietà.
Nell’età in cui si inizia a parlare in favore dei diritti delle donne, Lucy ha l’ardore e la passione di un uomo e non ha paura di rivendicare il diritto al lavoro intellettuale. La protagonista rifiuta un marito e preferisce affrontare da sola le difficoltà, cercare un ruolo nella società, essere indipendente. È proprio questo desiderio e questa voglia a spingerla a partire e, sebbene la sua mente sia più fragile di quel che vuole dare a vedere, in qualche modo lo spirito anticonformista ha la meglio.
Oltre a sostenere un ruolo sociale femminile e l’amore basato sul rispetto, Bronte lascia anche molte riflessioni sulla religione cattolica e protestante.
Charlotte Brontë | Recensione Villette: la modernità in un classico
Charlotte Brontë nasce a Thornton il 21 Aprile 1816 da un pastore protestante e sua moglie, che li lascia nel 1821 a causa di un male incurabile. Viene iscritta tre anni dopo in un collegio con le sue sorelle ma le condizioni sono degradanti al punto tale da causare la morte delle sorelle. Quest’esperienza verrà descritta nel suo romanzo più conosciuto Jane Eyre. Insieme alle sorelle Emily e Anne crea il progetto letterario Bronte.
Charlotte inizia la sua carriera di insegnante nel 1835 e si trasferisce a Bruxelles dove si innamora di un suo professore senza mai venir ricambiata. Queste note autobiografiche le ritroviamo proprio in Villette perché, oltre alla figura del professore, la stessa cittadina che denomina l’opera si trova in un regno immaginario detto Labassecour che gli storici ricollegano a Bruxelles.
Charlotte ritorna in Inghilterra quasi dieci anni dopo ed inizia a pubblicare le sue opere: Il professore, Jane Eye, Shirley e Villette.
Nel 1953 si sposa e poco meno di due anni dopo muore, incinta del suo primo figlio.
Conclusioni
Leggendo la vita di Charlotte Brontë non è difficile immaginare i temi caratterizzanti i suoi romanzi. Questo, in particolare, sembra essere molto autobiografico. Oltre ai luoghi simili a quelli da lei vissuti si nasconde un’introspezione psicologica ed un’oscurità tipiche dell’animo della Bronte.
C’è da dire che, essendo stato scritto poco prima che morisse e dopo la morte del fratello e delle sorelle, l’atmosfera gotica, cupa e profonda riempie le pagine ancora più che in Jane Eyre. Questa tristezza è percepibile in ogni parola o descrizione e nella protagonista Lucy Snowe.
In un ambiente ostile alle donne, in un’epoca in cui ci si aspetta che la donna si comporti in un determinato modo e segua un determinato stile di vita le protagoniste dei romanzi della Bronte, come lei stessa d’altronde (accettò di sposarsi solo in tarda età), sono l’emblema del femminismo e dell’indipendenza.
La scrittura, soprattutto in quelle circostanze, diventa un’esigenza, un modo per raccontarsi e dar vita alle proprie idee e alle proprie passioni. Non è difficile capire perché sia Jane Eyre che Villette siano scritti in prima persona, in quelle che sono autobiografie fittizie.
Un grande classico in grado di essere moderno anche più di cento anni dopo. Era lei un’avanguardista o semplicemente nulla è cambiato davvero?
Punti a favore
- Onesto e crudo
- Riflesso della società e della donna vittoriana
- Profondo
- Introspettivo
Punti a sfavore
- A tratti un po' lento
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