La recensione di 17 Anni: manga dello scrittore Seiji Fujii è arrivato in Italia da poco meno di un mese, è l’ultima delle opere ispirata al tremendo omicidio della giovane Junko Furuta
TITOLO: 17 Anni (17 Sai). AUTORE: Seiji Fujii, Yoji Kamata. GENERE: Seinen Thriller. CASA EDITRICE: J-Pop Manga. ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020.
Tokyo, Giappone, fine degli anni ottanta: la bolla economica è al suo apice prima dello scoppio, e un fervido ottimismo pervade la popolazione. Ma il ritrovamento del corpo di Junko Furuta, scomparsa da quasi due mesi, in un barile di cemento, è destinato a frantumare per sempre la visione di una società “pulita” che i giapponesi avevano di loro stessi.
Infatti, i carnefici della diciassettenne, sottoposta ad ogni genere di sevizia prima della morte, non sono altro che suoi coetanei, alcuni dei quali neanche imputabili. Dai loro familiari ai vicini di casa, si ritiene che quasi cento persone sapessero cosa stava accadendo. Ma nessuno fece nulla; sotto la minaccia dei legami del capobanda, Hiroshi Miyano, con la yakuza, certo, ma vittime soprattutto del conformismo sociale e dell’effetto gregge.
Nel 2004, dopo quindici anni, lo scrittore e saggista Seiji Fujii ritorna nel teatro di quella vicenda, in quei luoghi e in quei tempi, ispirandosi liberamente ad essa per raccontarci di un male serpeggiante che, purtroppo, è un pericolo attualissimo. Come vi annunciammo alla sua uscita, 17 Anni è pubblicato in Italia da J-Pop manga, dallo scorso febbraio, in un cofanetto che racchiude tutti e quattro i volumi da cui è composta la vicenda. Facciamo ora una recensione più approfondita di 17 Anni, sempre liberi da spoiler.
La trama dell’opera | Recensione 17 Anni
Come già accennato, 17 Anni non segue pedestremente la cronaca dei fatti reali a cui si ispira, ma prende comunque le mosse dagli aneddoti più significativi di essa. L’esempio più importante è quello del protagonista attraverso i cui occhi seguiamo gran parte della storia, ovvero Hiroki. Lui e l’amico Takashi sono le classiche vittime dei bulli della loro zona. Per una circostanza puramente fortuita, tuttavia, finiscono sotto la protezione di Miyamoto, noto teppista che vanta legami con la yakuza locale.
Ansiosi di sfogarsi dopo una vita da oppressi, Hiroki e Takashi ci mettono davvero poco a passare da vittime a bulli, forti del nome di Miyamoto sulle loro labbra. Da parte sua, il capobanda li spinge a prendere parte ad atti sempre più gravi, dalle aggressioni ai furti. Se i nuovi arrivati non eseguono ogni comando, Miyamoto e i suoi scagnozzi più stagionati diventano subito minacciosi e violenti. Ma è facile vedere come la “peer pressure” e l’accettazione del gruppo quando ci si conforma svolgano un ruolo ugualmente importante nello spingere Hiroki a seguire la corrente.
Arriva infine il momento del rapimento di Sachiko, una studentessa coetanea di Hiroki. Inizia a quel punto un’escalation di violenze su cui nessuno sembra avere davvero il controllo, come una valanga inarrestabile. La rete delle persone coinvolte si amplia, eppure un perverso equilibrio di inerzia e omertà vanificano ogni possibilità di Sachiko di mettersi in salvo. Perfino la polizia tende a prendere sottogamba la vicenda, non riuscendo ad andare oltre alla facciata del “vicinato per bene” creatasi nel quartiere dove si consuma la tragedia. Per fortuna, la ragazza ha una sorella gemella, Miki, che non ha nessuna intenzione di arrendersi all’idea di perdere Sachiko.
Omertà ed egoismo: la banalità del male | Recensione 17 Anni
Nonostante in 17 Anni non si risparmino scene cruente, colpisce come nell’opera si rischi di perdere la sensibilità di fronte ad esse. Persino un omicidio e il relativo occultamento del cadavere vengono dipinti con toni che sanno di casualità. Tra disattenzioni e difficoltà manuali nel trasporto, l’omicidio e la vittima risultano dissacrati, ridotti ad oggetti. Questo è il mondo visto attraverso gli occhi di questi ragazzi che, nelle circostanze in cui si ritrovano, hanno finito per perdere completamente l’empatia.
Ci sono tanti momenti, nella vicenda, in cui Hiroki realizza la sua possibilità di porre termine a quella violenza, fare in modo che Sachiko si salvi, o, semplicemente, che lui possa fuggire e tirarsene fuori. Non accade mai, ed è questo il punto focale della storia narrata da Fujii. La trappola psicologica che porta a ridurre a quotidianità atti efferati è intricata e sembra che sia impossibile uscirne.
Nonostante il fatto di cronaca si distingua per gli elementi estremi che lo caratterizzano, l’autore pone enfasi sul fatto che esso si sia consumato in un contesto in cui, alla fine, non è altro che una goccia nell’oceano. Miyamoto e gli altri rapiscono Sachiko in una zona dell’area metropolitana in cui le molestie alle ragazze sono numerose e continue. La prigione della giovane è la casa di uno degli aguzzini, in cui vive con i genitori. Il modo in cui essi e i vicini preferiscono voltarsi dall’altra parte e non riescono a reagire è lo specchio di una società disposta a sacrificare molto per dare un’immagine pulita di sè. Anche l’inerzia della polizia, che decide di non entrare nella casa in cui Sachiko è segregata, fidandosi dei proprietari, non è altro che la trasposizione di fatti reali.
Seiji Fujii
Concludendo…
Questo è il primo e finora unico manga di Seiji Fujii, che è prima di tutto uno scrittore. Lo stesso vale per il disegnatore Kamata, il cui tratto semplice ma dinamico si adatta perfettamente all’atmosfera di tetra normalità che l’opera vuole avere.
17 Anni è un pugno nello stomaco che non ha bisogno di fare forza per fare male, poichè è sufficiente la consapevolezza della realtà di quanto narrato. Racconta di un male che conosciamo bene, ma di cui non sempre è facile realizzare come permei sottilmente la nostra quotidianità. Un lettore occidentale potrebbe essere tentato dal ritenere la differenza culturale un cuscinetto sufficiente a far sì che tale male non lo tocchi, così come il tempo trascorso, ormai trent’anni, dai fatti. Eppure, non è così difficile riconoscere la matrice dei fatti narrati in 17 Anni nella cronaca nostrana e odierna. Inoltre, l’edizione Italiana è corredata da una postfazione del professor Giorgio Fabio Colombo, per aiutare ad inquadrare i fatti nel contesto giapponese.
17 Anni ti obbliga a riflettere, e per questo è una lettura di cui tutti potremmo beneficiare. Si legge in un pomeriggio, e lo vale tutto. Il suo messaggio definitivo è che, per fermare un complesso meccanismo infernale di omertà e violenza, basta davvero un solo gesto di coraggio.
Se… se io non dico niente… questa ragazza riuscirà a fuggire…
(Hiroki)
Punti a favore
- Racconto verista, senza fronzoli
- Profondità psicologica dei protagonisti
- Fotografia nitida della società, di allora e di oggi
- Nessuna didascalia nè morale, solo fatti, il giudizio è silenzioso
Punti a sfavore
- Occasione mancata: approfondimento di certi antagonisti
- Aspetto tecnico sufficiente, autori con poca esperienza come mangaka
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