Questa settimana su Weekly Shonen Jump è uscito il primo capitolo di Mashle: Magic and Muscles, di Hajime Komoto. Ecco le prime impressioni sulla nuova opera
Come vi abbiamo annunciato poco tempo fa, quest’anno sulla rivista Shonen Jump partiranno tre nuove serializzazioni. Questa settimana è il turno di Mashle: Magic and Muscles, manga del nuovo autore Hajime Komoto. Il mistero avvolgeva tanto l’autore quanto il titolo, impossibile trovare informazioni nella rete. Ma ecco che ora possiamo finalmente mettere le mani su Mashle, in contemporanea col Giappone, grazie al rilascio simultaneo mondiale su MangaPlus di Shueisha.
Come di consueto quando si tratta di una nuova serializzazione, il primo capitolo di Mashle ha un numero di pagine praticamente doppio rispetto alla norma, e si apre con delle tavole a colori. Inoltre, gli è riservato il posto d’onore in copertina della rivista. Cosa capiamo quindi di Mashle, ad una prima lettura? Quali sensazioni ci lascia? Vediamolo insieme, con la consapevolezza che si tratta di un giudizio parziale, avendo solo il primo capitolo a disposizione.
Mashle: magia contro muscoli
Il capitolo si apre con una tavola “spiegone” che ci introduce al mondo di fantasia in cui Mashle è ambientato. Non è nulla che non sia ampiamente mostrato in seguito, nel corso del capitolo, ma è comprensibile che il lettore odierno abbia la necessità di un’introduzione guidata. Anche la doppia pagina che presenta il protagonista, Mash, mentre si allena, mette subito in chiaro diverse cose: primo, egli è molto forte fisicamente; secondo, l’impostazione dell’opera è apertamente shonen, con i limiti fisici che, in sostanza, non esistono.
Mash è un ragazzo privo di magia, in un mondo in cui praticamente tutti la possiedono, e viene usata per fare ogni cosa, incluse le più banali azioni, come servire la birra o lucidare le scarpe. Il livello di potere magico determina lo status sociale, ed essere privi di magia è considerato uno stigma. Mash, sotto la guida del padre, sviluppa la forza fisica per compensare la sua mancanza. Se vi sta suonando un campanello, avete ragione. Ne parleremo tra poco.
In generale, la narrazione è sempre molto didascalica, sia riguardo la trama, che i toni che il manga intende avere, e questo possiamo, tutto sommato, considerarlo un pregio. La vena umoristica di Mashle è fin da subito molto marcata, basandosi sia sull’ignoranza sociale di Mash, che sullo shock caricaturale che provano quelli attorno a lui, di fronte ad essa e di fronte alla sua anormalità. Non mancano tuttavia momenti che vogliono essere drammatici, anche sottoforma di flashback. La miscela sembra proprio essere quella classica dello shonen.
Una strana sensazione di Dejà vu
Nonostante tutta la buona volontà, sembra inevitabile, leggendo Mashle, ricordarsi di un altro manga, peraltro sempre pubblicato su Shonen Jump. Mi riferisco ovviamente a Black Clover, di Yūki Tabata. Il mondo ad alta magia, il classismo, e la necessità di compensare con l’allenamento fisico, sono tutti elementi ampiamente esplorati nell’opera di Tabata.
Sembra giusto comunque evidenziare anche le differenze tra BC e Mashle: infatti, l’ambientazione sembra essere più moderna del classico fantasy di Black Clover, e Mash è un protagonista del tipo quieto, opposto in questo aspetto ad Asta – ma ne condivide la determinazione incrollabile.
Non sappiamo la direzione che prenderà Mashle nei capitoli a venire, che potrebbe, e dovrebbe, essere del tutto differente. Tuttavia, condividere alcuni aspetti fondamentali con un’altra opera dello stesso genere, e addirittura della stessa rivista, non gioca a favore di Komoto. La prima impressione ne risulta colpita. Il fatto che, nella copertina di Jump dedicata, sia presente un clone di Albus Silente, non aiuta a perorare la sua causa.
Concludendo…
Mashle non sembra essere un’opera con grandi pretese, volendo tratteggiare una storia semplice, da usare come teatro di combattimenti epici e una grande dose di umorismo. Di fatto, leggere il capitolo mi ha molto divertito, ritrovando in Mash e nelle sue prodezze compiute con nonchalance lo stile di Saitama e l’humor tipico di ONE.
Purtroppo, l’assenza di un senso di novità lascia alla lettura un retrogusto amaro. L’umiltà di Mashle diventa limitante, e l’aspetto nel quale ciò spicca maggiormente è nel disegno, senza infamia e senza lode. Ambienti minimali e poco ispirati, o spesso assenza totale di sfondo, e scarsa cineticità non aiutano a enfatizzare la narrazione, e anzi la sminuiscono, specialmente nei momenti drammatici.
Komoto è un autore nuovo, probabilmente con un ampio margine di miglioramento; Mashle non si presenta come la prossima grande opera di Shonen Jump, ma ha tutte le potenzialità per essere una lettura leggera e divertente. Non sembra riservare twist che potrebbero sconvolgere questo giudizio, ma nel caso li accoglieremo volentieri.
Ricordatevi che potete leggere Mashle gratuitamente su MangaPlus!
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