La via della forza di Andrea Panatta è un libro che, prendendo spunto da Star Wars, ci fornisce una serie di consigli per migliorare noi stessi. Eccovi l’intervista che l’autore ci ha concesso
La via della forza è un libro molto interessante che, partendo dalle scene più iconiche dell’intramontabile saga di Star Wars, ci fornisce una serie di spunti, idee e suggerimenti per migliorare noi stessi, tratti dal vissuto e dall’esperienza professionale del suo autore Andrea Panatta, esperto di discipline orientali. La via della forza non è quindi un semplice libro su Star Wars ma molto di più. Per scoprirne tutti i segreti non vi resta che leggere l’intervista che l’autore ci ha gentilmente concesso.
Andrea Panatta, lei è l’autore de “La via della forza”, ma prima di essere uno scrittore è un esperto di discipline spirituali orientali. Ci parli di lei: chi è e cosa fa nella vita?
Essenzialmente mi occupo di quel coacervo di teorie, metodi e tecniche che oggi possono essere riassunti sotto l’etichetta di sviluppo interiore o anche crescita spirituale. Ho iniziato per passione con la meditazione, il buddhismo e lo zen a 19 anni per poi ritrovarmi, come sempre succede, attraverso tutta una serie di coincidenze a esercitare come pranoterapeuta e counselor e successivamente come istruttore di Zhineng Qigong e a diventare infine autore di testi che trattano queste materie.
Oltre a questo porto avanti una costante ricerca personale su questi argomenti e più in generale sull’ampliamento della coscienza. Tra una cosa e l’altra cerco di trovare il tempo da dedicare alle altre mie passioni: disegno, fumetto, musica, vecchi videogames degli anni 80-90 e ovviamente Star Wars!
La via della forza non è un libro su Star Wars, come lei stesso afferma nell’introduzione. Che cos’è dunque, a chi si rivolge ed in che termini è legato alla famosa saga di George Lucas?
Il libro in realtà è stato una scusa. Una scusa per parlare di quelle che sono le mie esperienze e anche un po’ le mie personali idee nel campo della crescita interiore, dei percorsi spirituali e delle scuole esoteriche, e più in generale della ricerca di senso della propria vita. Il libro è rivolto a tutti quelli che hanno a cuore queste tematiche ma anche a chi è appassionato della saga e vuole vedere i primi 6 film di Star Wars sotto un’altra luce.
Ho usato questi film (di cui sono ahimè un fan sfegatato) come si usano i tarocchi o l’i-ching, cioè prendendo alcune scene chiave e lasciando che l’inconscio parlasse per me attraverso il simbolo rappresentato da quella scena, e ho fatto in modo che uscisse tutto quello che vi associavo dopo 20 anni di lavoro in questo strano e variopinto mondo della spiritualità. Questo è un buon metodo in generale per avere intuizioni e direzione, un metodo ripreso e strutturato anche nella tecnica dei Maestri Invisibili (di Igor Sibaldi) che pratico e insegno da anni.
In realtà se uno impara a farci caso poi scopre che tutta la vita funziona così, come un grande simbolo che manifesta le forze che si dispiegano al di sotto di essa reggendone i fili e tessendone le trame. La saga di George Lucas è piena di scene simboliche che parlano chiaramente di aspetti molto importanti della crescita interiore e che chi ha una certa dimestichezza con questi temi non può fare a meno di notare. Mi sono quindi divertito a tracciare una ipotetica mappa delle due iniziazioni, quella di Luke e quella di Anakin, per poterla poi consegnare ai lettori come una sorta di manuale.
Nel suo libro lei afferma che dedicarsi rigorosamente ad una disciplina, non per forza una in particolare, sia fondamentale per la crescita spirituale. Tra le varie discipline da lei citate, quella del Qigong è comunque la più ricorrente. In cosa consiste e quali sono i suoi principi fondamentali?
Il Zhineng Qigong, che pratico e insegno da diversi anni, è una scienza che permette lo sviluppo del pieno potenziale della coscienza, con tutte le capacità che questo porta (simili appunto a quelle che appaiono più volte in Star Wars). Si parte dalla gestione del Qi (energia vitale) e della mente, per arrivare allo sviluppo di capacità speciali (intuizione, visione dell’energia, guarigione delle malattie, visione attraverso la materia e tante altre cose interessanti) fino alla realizzazione del proprio vero Sè. Il tutto avviene attraverso un lavoro fondato principalmente su esercizi fisici, di meditazione e di espansione della coscienza che portano progressivamente ad ampliare le proprie facoltà, e sullo studio di teoria e principii.
Il Qigong è una pratica tradizionale in Cina, presente in numerosissime versioni e stili, e fra tutti ho scelto Zhineng Qigong per la sua rapidità, efficacia e completezza di documentazione, oltre che per l’umiltà e la semplicità dei maestri che lo insegnano. I principii sono tanti e articolati. Ad esempio, si parla di usare L’Hunyuan Qi, l’energia universale che tende sempre al miglioramento ed è costantemente presente. Poi si insegna a gestire e dirigere questa energia attraverso la mente e l’intenzione, principio espresso nella frase cinese Yi Dao Qi Dao (dove va la coscienza lì va l’energia), attraverso una disciplina di esercizi e meditazione.
Ma forse uno dei principii più belli, che è un po’ il nostro mantra, è Hunyuan Ling Tong, che tradotto liberamente dice più o meno: non c’è niente che l’hunyuan qi non possa fare, guarire o rimettere a posto, non c’è nulla che l’energia non possa fare.
Ne La via della forza lei dà una serie di consigli per diventare “Jedi”, cioè, nella sua interpretazione, una persona che abbia raggiunto la realizzazione attraverso la messa in opera dei propri talenti al servizio degli altri. Questo permette, ad un tale individuo, di ottenere dei “poteri” in grado di influenzare gli altri e la propria vita. Di che genere di poteri parliamo e fino a che punto è possibile influenzare il corso degli eventi?
Domanda complessa, spero di poter dare una risposta sensata in poche righe. In primo luogo, gli ‘eventi’ sono creati e informati da tante forze sottili di cui possiamo controllarne solo alcune. Come dice Yoda “il futuro sempre in movimento è”. Una di queste variabili di cui abbiamo il controllo è la nostra coscienza, il contenuto della nostra mente e delle nostre emozioni su cui mi pare che anche i Jedi insistano tanto (e a ragione!). Se riusciamo a guadagnare il controllo di queste, possiamo ‘forzare’ alcuni eventi ad accadere e limitare o eliminare i danni di quegli eventi ‘negativi’ che ci stanno accadendo o ci sono già accaduti. Questo perché la realtà si modifica secondo il contenuto della nostra coscienza e questo è evidente se capiamo come funziona. Per una particolare funzione proiettiva della nostra coscienza se nutro costantemente odio, rancore e dolore, tenderò (attenzione si tratta di una tendenza e mai di una certezza) ad attrarre eventi e persone in risonanza con questa emanazione. È semplice da capire ma molto difficile da mettere in pratica.
I Jedi posseggono il potere della forza con il quale possono muovere oggetti, percepire informazioni, potenziare le proprie capacità di combattimento, resistenza, intuizione etc. I poteri della coscienza che influenzano la vita sono molto simili nei risultati e sono essenzialmente la ‘centratura’, cioè la capacità di non lasciarsi irretire da ciò che accade là fuori, la concentrazione, la capacità di creare pensieri potenti (forme pensiero), la capacità di espandere il proprio campo di energia (o di forza) per percepire o inviare informazioni sottili a qualsiasi distanza, e la capacità di far fare all’energia quello che desideriamo attraverso alcune tecniche. Ecco perché è richiesta una disciplina. Quando queste caratteristiche sono acquisite e operanti nella coscienza dell’individuo, si può assistere a scene a volte molto simili a quelle che accadono anche in Star Wars, per esempio incontri giusti con le persone giuste, soluzioni quasi miracolose ai problemi che ci si presentano e coincidenze favorevoli a quasi ogni passo che si fa. Tuttavia, non abbiamo né possiamo avere il controllo di tutto, perché la forza (il campo di coscienza che come ci ricorda Obi Wan in parte obbedisce a noi ma in parte no) ha le sue vie che non sono sempre chiare, ed esiste un disegno più generale con il quale è necessario sintonizzarci.
Un’ultima cosa. Le capacità della coscienza non sono veri e propri ‘poteri’, questo termine può essere fuorviante e può incutere anche un po’ di timore. Si tratta di capacità normali della coscienza, del suo modo normale di funzionare. La ragione per cui non ce ne accorgiamo e non le usiamo è che non ne conosciamo l’esistenza e nessuno ci ha mai spiegato come fare. Ma sono essenzialmente una nostra dotazione naturale.
Il lato oscuro, cioè la tentazione di usare i poteri ottenuti per il proprio tornaconto personale, è sempre dietro l’angolo. Il tema dell’ego ipertrofico è in assoluto il più ricorrente nel libro. Lei invita ad annullare il proprio ego in favore del prossimo come strada maestra per la crescita spirituale. Ciò significa che tutte le aspirazioni ed i desideri personali sono per forza negativi? Se voglio un lavoro meglio pagato o una casa più bella sono già un Sith?
AHAHHAHAHA!!!!! No non sei un Sith se desideri un lavoro migliore o una casa più bella, non è questo il punto e non si tratta nemmeno di annullare l’ego (cosa virtualmente impossibile almeno fino ad un certo punto del quale io ho solo sentito parlare). La tendenza al miglioramento e alla crescita è una normale funzione della coscienza e dell’energia universale come ci insegnano anche i maestri di Zhineng Qigong. Lavorare per migliorare la vita a se stessi e agli altri dovrebbe essere una normale aspirazione di ogni essere umano, e non è di valori ascetici che sto parlando qui.
Quello che ti rende un Sith in realtà è la totale identificazione con un desiderio, un bisogno, una pulsione inconscia e irrazionale di qualche tipo a discapito dell’effetto che questo possa avere sul resto del mondo, senza cioè che questa sia messa in discussione o sottoposta a revisione o dubbio. Diventi un Sith quando, a causa di un desiderio accecante, perdi il controllo di te, delle tue emozioni, passando sopra ad altri esseri umani, causando distruzione e sofferenza per arrivare al tuo scopo. L’ego non deve essere annullato, ma armonizzato, integrato, guarito dalle ferite narcisistiche, di abbandono, dal desiderio di potere, dal bisogno di approvazione, controllo, sicurezza.
E nota bene: approvazione, controllo e sicurezza, non sono sbagliati di per sé, ma è quel bisogno spasmodico che ti fa fare tutta una serie di scelte egoistiche e distruttive che va rimosso. Il bisogno di autoaffermazione a discapito di tutti gli altri è il problema. Tutto ciò di cui credi di non poter fare a meno per esistere ed essere felice è il problema. E quei bisogni sono qualcosa che tutte le scuole iniziatiche cercano di farti superare perché sono la radice del lato oscuro, che quando cresci in potere e intensità rischia di disintegrarti come è successo ad Anakin.
Un altro concetto cardine de La via della forza è quello di “centratura”, una specie di equilibrio e concentrazione interiore. Ce ne parli meglio.
La centratura è la capacità di rimanere stabili sia nel bene che nel male, di non identificarsi con ciò che ci accade, di non agganciarsi a nessun tipo di evento pur vivendo tutto ciò che c’è da vivere. È una delle caratteristiche genuine di un buono sviluppo interiore e non è da confondere con l’apatia o con una sorta di patologica atarassia. Anzi, direi che nella centratura si è capaci di sperimentare molto più a fondo ogni genere di sensazione, emozione ed evento proprio perché non ci attacchiamo più ad essi ed in virtù di questa riusciamo a fare scelte più sagge, oltre che a ricevere intuizioni geniali dal proprio vero Sé.
È un allenamento costante a sganciarsi da storie ed emozioni incontrollate, a conoscere il proprio inconscio e come esso si muove e si esprime, e a dimorare nello stato di presenza che molti percorsi e maestri mettono come centrale nel loro insegnamento. La centratura è uno stato di osservazione costante del nostro mondo psichico nel quale nulla di quello che ci attraversa può trascinarci via, e questo stato ‘allargato’ è l’inizio dell’espansione della coscienza.
Poi ci sono le prove. Il percorso di crescita di un mago errante (sinonimo di Jedi per Andrea Panatta) è costellato di prove, che una volta superate portano ad un livello di energia superiore. Non è questa una metafora stessa della vita?
Decisamente sì, e infatti per me la vita è essa stessa il principale percorso spirituale e di crescita. La vita è evolutiva. Se avessimo orecchie per sentire e occhi per vedere come la vita ci insegna di continuo non avremmo certo più bisogno di libri, gruppi o templi Jedi. Ma non li abbiamo e quindi si rende necessario che qualcuno prima o poi ci ricordi tutto questo. Ci sono tutta una serie di aspetti non evidenti della vita che ci parlano costantemente, ad esempio le prove, eventi che normalmente segnano passaggi di livello, le grandi crisi, le relazioni che finiscono, i lavori che cambiano, la morte di genitori o persone care (degli zii nel caso di Luke), le crisi economiche e politiche.
In quei momenti si ridefinisce il nostro set di valori, ma si decide anche se l’approccio alla vita sarà per il lato chiaro o il lato oscuro. Inoltre, i miei spiriti guida mi raccontavano tanti anni fa che nelle grandi prove quando tutto è messo a soqquadro c’è la maggior possibilità di contattare e chiedere aiuto all’invisibile e ai doni che esso può portare. Maggiore il disastro maggiore la possibilità di abbandonarsi alla fede e alla forza e di riceverne aiuto, guida, direzione e capacità aggiuntive.
La via della forza, pur non essendo un libro su Star Wars, fa molti richiami alla saga e lei stesso si professa come un grande fan. Da appassionato cosa pensa della nuova trilogia non ancora conclusa e dei suoi due protagonisti Rey e Kilo Ren?
Ahi ahi ahi… speravo di evitare questa domanda… Mio malgrado per me Star Wars è finito con l’episodio VI, e quello che adesso viene venduto come Star Wars non è che un pallido surrogato che ha perso non solo la magia di un tempo ma anche e soprattutto la solida struttura narrativa (che aveva anch’essa qualche buco, ma non così tanti) dei primi 6 film. Ma non voglio stare qui a disquisire sulla mancanza di idee minimamente originali o sul fatto che la storia di questi ultimi due film faccia acqua da tutte le parti quanto su un altro fatto per me centrale. Star Wars era George Lucas. Pur con tutti i suoi difetti, l’opera di Lucas era il riflesso del suo spirito, della sua grandezza, della sua visione d’insieme e questo non può e non potrà essere replicato in questi film (nei quali avevo comunque sperato da buon nerd, fino alla fine).
Come tutte le vere opere d’arte (e non i prodotti fatti per compiacere un fan service o per battere cassa) quello che rese unico Star Wars ai bei tempi era una e una sola cosa che a Lucas non è mai mancata: il coraggio di fare qualcosa di unico seguendo la propria intuizione. E anche se alcune delle scelte di Lucas possono essere state criticabili, sento nei primi 6 film la grandezza di uno spirito che ha osato fare quello che desiderava senza seguire troppo gli standard imposti, né i consigli degli ‘esperti’, seguendo la sua voce interiore (cosa che gli è poi costata amare critiche negli episodi 1,2,3). Kylo e Rey non mi hanno particolarmente colpito onestamente per quanto ci abbia provato a farmeli piacere e, per quanto alcuni tratti dei film siano interessanti, c’è sempre qualcosa che manca, sempre qualcosa che non torna, come ad esempio questo giocare a confondere sempre il lato chiaro e il lato oscuro, i buoni e i cattivi, che una volta invece erano ben identificabili. Ma queste sono solo mie opinioni personali ovviamente.
Andrea Panatta la ringrazio del tempo che ci ha dedicato, ma prima di salutarla ci parli dei suoi progetti futuri: dopo La via della forza scriverà ancora o si dedicherà ad altro?
Beh avendo scritto tre libri è molto probabile che ne possa scrivere altri a patto che abbia qualcosa di interessante da dire e che ‘la forza’ vada in quella direzione 🙂 Per ora sto mettendo in progetto di fare una graphic novel, ma è tutto ancora molto in fase di progettazione.
La via della forza: intervista ad Andrea Panatta
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