Una parola di troppo, o forse due, risultato? Una catastrofica reazione a catena: ripercorriamo tappe e conseguenze dello scandalo Tascini
Premessa: quanto scrivo in questo articolo è la mia personale opinione, non quella di Tuttotek.
Complici anche i social e la loro immediatezza, stiamo comunicando sempre più rapidamente. Pensieri lunghi, articolati e approfonditi trovano difficilmente posto; dobbiamo esprimerci entro un limite di parole e, se proprio decidiamo di dilungarci, netiquette vuole che si anteponga un TL;DR per agevolare chi tempo da leggere non ne ha.
Quindi nel formato TL;DR cosa si può inserire, se non bianco o nero? Avessimo tempo di leggere, potremmo scoprire quanto variamente screziato è il pensiero che il nostro interlocutore tenta di dipingere.
Il problema lievita quando, come in questo caso, scoppia lo scandalo: da ambo le parti si richiede di schierarsi in maniera univoca e dar manforte al proprio coro. Le voci fuori dal coro, i pensieri colorati, sono scomodi, per entrambi gli schieramenti. In questo caso, o si è buonisti o si è razzisti, con buona pace delle sensibilità di ognuno. Problematizzare non solo è un lusso non consentito, ma si configura come una presa di posizione (verso l’orientamento opposto a quello di chi ci legge).
Ecco perché sarebbe (stato) opportuno fare un bel respiro, svuotare la testa da posizioni aprioristiche e adottare un approccio il più possibile laico.
In questo ordine di idee, iniziamo a ripercorrere le tappe dello scandalo Tascini.
Daniele Tascini: un identikit dell’autore
Per capire il perché di tanta risonanza mediatica, occorre comprendere chi è Daniele Tascini nel mondo dei giochi da tavolo.
Autore originale, i suoi giochi sono piuttosto complessi e di stampo euro; ha vinto diversi premi, in particolare grazie al suo più grande successo, Tzolk’in. Un autentico baluardo per il Belpaese su tavolo, tanto da essere l’unico italiano con ben tre giochi nella Top100 di BoardGameGeek. Per quanto la classifica in sé non sia la Via, la Verità e la Vita, restituisce comunque una stima precisa della popolarità dei giochi che include – e li include tutti; tutti i giochi da tavolo esistenti al mondo, decine di migliaia.
Oltre a Tzolk’in, portano la firma di Tascini nomi noti quali Teotihuacan, Tekhenu, I Viaggi di Marco Polo, Trismegistus e il Consiglio dei Quattro (quest’ultimo con anche una riedizione della CMON).
Parte prima: galeotti furono gli orchi | Scandalo Tascini
In un commento sui social, Tascini, scrive quello che su internet, ormai si sa, non si dovrebbe scrivere: ne**i.
Ad essere franco, un testo simile suscita in me sentimenti contrastanti, a partire dalla polemica sul colore degli orchi, che trovo al limite del comico; non fatico a capire come mai Tascini si sia scaldato. A seguire, tuttavia, si legge una costruzione che lascia un po’ perplessi: “ho tantissimi amici africani, li chiamo ne**i e loro non si offendono”. Trovo questo tipo di approccio piuttosto arrogante, sia nella misura in cui stabilisce cosa infastidisce le persone a lui care (che proprio per questo magari cercano di assecondarlo), sia nell’adottare quel famigerato “ho tantissimi amici…”; questo tipo di giustificazione non regge, perché implica la grande generalizzazione “conosco una persona di questa minoranza, quindi sono tutti così e mi posso prendere le mie libertà”: inaccettabile. Inaccettabile una volta in più perché nega il principio di individualità che ho espresso nell’incipit dell’articolo.
Nonostante questo, e nonostante la schermata tagliata, Tascini lascia intravedere una spiegazione che mi sento di sottoscrivere, ovvero che le parole hanno un peso diverso a seconda delle circostanze in cui sono pronunciate. D’altronde è qualcosa che noi stessi sperimentiamo ogni giorno, adattando il nostro registro linguistico al contesto in cui ci troviamo; non chiameremo di certo “ehi me**accia” un nostro cliente, così come non daremmo mai del Lei a un amico. Vale lo stesso per la parola ne**o, ecco perché è grave che sia emersa così prepotentemente sui social, propugnando la legittimità del suo utilizzo.
Parte seconda: emergono dettagli scomodi | Scandalo Tascini
Come una seconda tanica di benzina su un fuoco già ben avviato, emerge un’intervista rilasciata contestualmente da Tascini a Fustella Rotante (qui trovate l’originale); parlando proprio di temi sensibili, ad un certo punto Tascini sostiene di essere stato infastidito dallo schierarsi dell’autrice di Wingspan verso un mondo ludico più inclusivo.
La reazione del mondo tabulaludico è stata qualcosa che ha eclissato l’iconoclastia bizantina: le tappe principali sono state essenzialmente due, cioè il boicottaggio ai danni di Tascini e la censura d’opinione su BGG.
Prima di affrontarle, desidero premettere, proprio perché le parole sono importanti, che personalmente credo il problema risieda anche nel termine utilizzato, “irritato”. Irritante è un bambino che fa i capricci, irritante è una zanzara. L’irritazione è qualcosa che riserviamo alle opinioni che non vorremmo legittimare, ma con le quali siamo costretti nostro malgrado a confrontarci; un’opinione, in altre parole, non degna della nostra rabbia, ma solo del nostro fastidio. Questo è stato, a mio avviso, il nocciolo del problema: avesse utilizzato un termine come “perplesso” o forse perfino “contrariato”, sarebbe stato meglio.
Il boicottaggio: Tascini licenziato dai suoi editori
Due editori, Board&Dice e Hans im Glueck, a stretto giro rispetto allo scandalo, si sono premurati di prendere le distanze da Tascini, anche professionalmente. Queste decisioni hanno provocato in più di qualcuno, soprattutto nella comunità italiana, reazioni di sdegno; personalmente non credo ci sia da perdere il monocolo di fronte a decisioni simili. Proverei anzi a ribaltare la prospettiva della cosa: se, per via dell’improvviso boicottaggio da parte della comunità, le vendite calassero e gli editori fossero costretti ad un taglio del personale per rientrare? Credo che in questo caso saremmo tutti d’accordo che la cosa più sensata sarebbe prendere le distanze da Tascini (anche se naturalmente l’ipotesi che ho prospettato è piuttosto estrema). Il provvedimento è stato severo e certamente è andato ben oltre una semplice presa di distanze a parole, tuttavia, di tutta questa vicenda, la ritengo la conseguenza più comprensibile.
Censura su BGG: quando la cura è peggiore della malattia
Su BoardGameGeek nel frattempo gli utenti si sono scatenati e hanno condannato in tutti i modi le parole di Tascini; man mano che le discussioni infuriavano, si è delineata una tendenza gravissima: lo staff dei moderatori stava sistematicamente eliminando la gran parte dei commenti che esprimevano vicinanza a Tascini o cercavano di spiegare le differenze tra il contesto culturale italiano e statunitense. Se già in precedenza abbiamo visto come la discussione, lo scambio, la contaminazione tra idee fosse difficile per contesto e contingenze, ora diventa impossibile ex machina. In altre parole, censura; peggio, censura arbitraria in ambiti d’opinione. Comprendo e incoraggio la censura verso inesattezze scientifiche, più o meno tendenziose, ma laddove l’oggetto del contendere diventa man mano più soggettivo, la censura diventa progressivamente più odiosa e opprimente.
Scandalo Tascini: dove ci ha portati?
Nel momento in cui ultimo questo articolo, è passato circa un mese e mezzo dal picco della curva, per usare un termine in voga. Non è decisamente un lasso di tempo cospicuo, ma a riprova dell’infuriante rapidità della comunicazione contemporanea, sembra un passato quasi remoto; siccome questo articolo si pone in coda a quanto già ampiamente scritto in merito, cercherà di trarne anche le conclusioni.
Lo scandalo Tascini ha mescolato la semicolpevole ingenuità da boomer nell’utilizzo dei social del protagonista, il periodo del nervo scoperto sul razzismo, soprattutto negli Stati Uniti e un’affannosa ambizione a dimostrarsi schierati, aut bianchi aut neri, in tutti noi.
Il problema dell’inclusività nei giochi da tavolo esiste; personalmente protendo per una visione storiografica e, per quanto trovi ancora dissonanti figure come nani lgbt, orchi disabili ed elfi di colore, razionalmente ritengo sia diretta conseguenza del fatto che un prodotto riflette le esigenze del pubblico e la sensibilità dell’epoca. Nel momento in cui queste mutano, il resto muta con loro, divenendo il nuovo termine di paragone.
Ben vengano dunque simili sfoghi, simili momenti in cui siamo chiamati a confrontarci con le nostre convinzioni; da questi, scaturiscono i balzi in avanti culturali.
Peccato che, inevitabilmente, ci sia chi, in questi frangenti, non può fare a meno di esagerare; ma come la statistica ci insegna, gli estremi non verranno poi considerati in conclusione.
Matteo Casarin
5 Maggio 2021 alle 8:08Pio e amedeo hanno fatto meno di quello che ha fatto Tascini e sono ancora li, hanno tolto il dado nero a Marco Polo, ma qualcuno dovrà spiegarmi come mai esistono giochi come Age of empire dove per far punti devi invadere e ammazzare indiani. BGG ha censurato praticamente ogni commento in tal senso.
Daimon
4 Febbraio 2022 alle 12:35Articolo pessimo.
Tascini non ha scritto nulla di che, semplicemente oramai sti fiocchi di neve si offendono per ogni cazzata.
Altro che “boomer” sti giovani fecali sono la disgrazia dell’occidente.