Una storia è tutto quello che cerchiamo in un libro, un film, una fotografia. Con Photo Story ho deciso di darvi una storia. Anzi, tanti piccoli boccioli di storie che tuttavia già emanano una piacevole fragranza. La prima Photo Story è stata scritta in onore di Luisa, dagli occhi che bruciano di grinta come il colore di suoi capelli
Ci sono persone che spargono luce tutto intorno a loro. Fulgide stelle, splendore alto sospeso nella notte, parafrasando John Keats. Quando incontrai Luisa per la prima volta percepii immediatamente l’energia che emanava. Pensai che se davvero fosse riuscita ad incanalarla nelle sue opere fotografiche avrebbe potuto dare tanto a questo ormai noioso mondo.
L’unica cosa che voglio, prima di cominciare a narrare la storia di Luisa e delle sue immagini, è proprio provare a dar forma alla grinta sprezzante e un po’ ingenua forse, condensata in una ragazzetta formato tascabile dai capelli rossi. Perché sotto sotto io ho visto nei suoi occhi ancora il germe della spensieratezza infantile che le fa affrontare gli sforzi della vita con un approccio diverso, quello che Pascoli cercava nelle sue poesie forse. È davvero importante che io vi dica questa cosa che ho visto con i miei occhi perché nessun fotografo e nessun essere umano in generale è arrivato a grandi traguardi senza avere la grinta e la volontà di osare; senza la paura di essere inopportuno, proprio come fanno i bambini. Io vidi questo nei suoi occhi, nel suo modo di comportarsi e di parlare. Peter Pan l’avrebbe amata probabilmente più di Wendy.
Photo Story, Luisa: chi ha seminato la fotografia in noi?
Sono certo che gran parte delle nostre passioni nascano per caso. O meglio, nascono da una serie di fortuiti avvenimenti, tutti correlati che aggiungono un pezzetto ad un puzzle troppo grande e complesso da interpretare con la nostre limitate capacità. E così diciamo che la passione è nata per caso. Ma il caso non esiste. Ogni azione che compiamo, ogni persona che incontriamo, ogni oggetto che utilizziamo ci cambia e ci dà una impercettibile nuova forma.
« Mi ricordo quelle mattine quando, prima di andare a scuola, prendevo la compatta di mio padre. La nascondevo premurosamente nella tasca della mia giacca e uscivo in bicicletta all’alba. » Luisa Mazzanti
Ci sarebbe da chiedersi che cosa attiri certe persone a cercare punti di vista diversi per catturare un’istante di bellezza del mondo che ci circonda. Uno degli aspetti che più amo della fotografia è che è realtà, un scorcio di mondo che qualche visionario ha deciso di voler intrappolare e mostrare al mondo; che cosa spinga questa persona proprio non so dirlo. Luisa dice di amare la sensazione di pienezza che prova quando la bellezza di un’immagine riesce a scatenare un’emozione. Ma io sono sicuro che questo venga solo dopo.
Luisa, quando da piccola hai ricevuto la vecchia compatta di tuo nonno come regalo, che cosa hai pensato la prima volta che hai premuto il pulsante di scatto? Quale emozione ha pervaso il tuo cuore? Mi piacerebbe che quella vecchia fotocamera potesse parlare, mi piacerebbe potesse descrivermi quel momento. Un semplice click che cambia una vita, un piccolo pezzo aggiunto a quel puzzle che adesso sei tu oggi, Luisa. Chissà che cosa c’era impresso.
Trittico di nudi, Luisa Mazzanti
L’identità del fotografo si vede nelle foto che fa, se ci mette se stesso. Non c’è bisogno della firma su una foto di McCurry per riconoscere che è stata scattata da lui.
Forse per entrare nella visione di Luisa dobbiamo scavare oltre la fotografia, la vita dopotutto è una fitta rete di linee che si intrecciano. Da quel che mi ha raccontato, lei ha sempre avuto la passione per il disegno, sin da piccola. Sì, è vero che tutti i bambini hanno la passione per il disegno da piccoli, ma credo che pochi possano aspirare a colpire la propria insegnante al punto tale da convincerla a mostrare il loro album davanti a tutti. C’erano tanti disegni nell’album di Luisa, certamente molto belli, e sono sicuro che i suoi compagni li abbiamo guardati avidamente, qualcuno con ammirazione, altri con invidia.
Poi, all’improvviso cominciano a sghignazzare, a ridere sì. Una esplosione di ilarità nella classe di quarta elementare in una scuola di Lucca. La fine dell’album era piena di nudi. Uomini e donne, belli come madre natura li aveva progettati e poi chiusi dentro l’involucro di pudore del peccato originale. State sghignazzando anche voi al pensiero una innocente bambina che disegna nudi? A me invece brillano gli occhi nel pensare a che cosa abbiamo forgiato nella mente piccola Luisa quei disegni. Una bambina che disegna i nudi a 8 anni non avrà mai paura nel disegnare o fotografare qualcosa, qualsiasi cosa. Non proverà mai vergogna nel rappresentare un qualsiasi tipo di emozione. Non si fermerà davanti a nessuna idea da trasporre in immagine.
Photo Story, Luisa: che parlino le immagini
Un fotografo sceglie di esprimersi con le immagini. Per comprendere realmente la maturità e l’intensità umana di questa ragazza dobbiamo osservare le sue fotografie. Non guardarle pigramente mentre scorriamo annoiati la home page dei nostri social. Dobbiamo osservarle davvero, dobbiamo chiederci che cosa stiamo guardando perché quello che stiamo guardando è una persona che sta cercando di urlarci qualcosa. È nostro dovere fermarci e ascoltarla.
Autoritratto, Luisa Mazzanti
Vorrei cominciare qualcosa di semplice, in un climax ascendente. Questo scatto mi ha colpito perché normalmente sono un po’ critico riguardo l’utilizzo delle pennellate digitali nelle fotografie, le trovo molte volte usate per rattoppare uno scatto mal riuscito, che non dice molto di per sé. In caso no. La posa e l’espressione ricordano molto una delle tante Veneri, un particolare di un quadro rinascimentale. Più che le forme, probabilmente sono i colori pastello a dare grande espressività allo scatto.
Il contrasto le tonalità azzurro-grigie e rosso-arancio creano sì un contrasto, ma è così lievemente accennato che tutta l’immagine risulta immersa un grande equilibrio. C’è delicatezze, c’è bellezza, c’è candore in questo semplice scatto, le pennellate danno un pizzico di brio a un’immagine che già trasudava eleganza, contribuiscono ad un’atmosfera irreale, sognante che culla dolcemente l’osservatore tra tante linee curve. Un’immagine a testimoniare che spesso la semplicità è l’arma vincente in fotografia; basta togliere tutto quello che non è necessario: mobili, ombre, vestiti, colori per ottenere uno scatto interessante.
Photo Story, Luisa: la maschera
La maschera, Luisa Mazzanti
Questo autoritratto propone una riflessione della bellezza. Ognuno di noi si dipinge una maschera dietro la quale si nasconde, mostrando un volto che non è il suo. Un volto più bello magari, ma un volto fittizio. Lo facciamo un po’ per proteggerci da noi stessi, da quelli che sono i nostri personali pregiudizi. Un po’ per auto-convincerci che siamo qualcun altro, perché non ci piacciamo. Quando, invece, la vera bellezza siamo noi stessi, nella nostra naturalità.
Abbandoniamo il mondo sognante e distante dei colori pastello e precipitiamo nella nostra cupa quotidianità. In questo scatto vedo una grande abilità della fotografa nel trasporre un’idea in uno scatto. Non è uno scatto banale, è sottile. Il principio su cui si basa è simile al contrappasso dantesco, definito per contrasto in questo caso. La maschera di bellezza fatta di trucchi – devo dire che la lingua italiana non poteva trovare sostantivo migliore in questo caso – e mistificazioni che ogni giorno ci accingiamo a preparare per nascondere noi stessi si rivela per quello che è: un ammasso aberrante di menzogne dette a noi stessi. Tuttavia, da sotto la maschera che sembra quasi strapparsi sotto il peso di questa dicotomia, emerge un volto vero. Una persona vera. Forse non sarà quella che vogliamo vedere con gli occhi, ma si può toccare, si può percepirne il profumo e il calore. Davvero vogliamo solo essere guardati?
Nello scatto il bianco e nero valorizza le grinze e la texture della maschera, donando drammaticità all’immagine. Anche in questo caso la composizione è semplice: la linea delle spalle e gli occhi sono posizionati con la regola dei terzi, ma il soggetto leggermente decentrato rompe l’equilibrio statico, dando quel tocco di dinamismo che è necessario in uno scatto del genere. Anche la mani che salgono dal fondo dell’immagine e avvolgono il volto sono utilizzate come un elemento compositivo che, oltre a rompere le linee orizzontati, va guidare lo sguardo verso il soggetto principale, la maschera.
Photo Story, Luisa: l’urlo
L’urlo, Luisa Mazzanti
Si tratta di una riflessione sulla donna e sulla sua sessualità. Al giorno d’oggi ci sono molte regole sociali sotto cui ci abituiamo a vivere, sopprimendo quella che sarebbe la nostra libertà di agire e di essere… o di desiderare. Ho voluto rappresentare l’impossibilità della donna di esprimere la sua femminilità e il suo erotismo in modo libero. Vorrebbe sprigionare questa energia che ribolle dentro se stessa, ma non può perché le è impedito. Urla il suo dolore, urla quel desiderio che viene soppresso in un silenzio inascoltato.
Le regole sono un limite che l’uomo si è imposto per poter vivere in pace con gli altri individui in una società. Molte volte queste regole sono dettate dal buon costume o dalla moda e non vanno realmente a proteggere gli individui, servono solo a classificarli. Ma la verità è che noi siamo nati in un tripudio di emozioni e pulsioni, poi nascoste e limitate per evitare di venire emarginati. L’espressione del soggetto è abbastanza emblematica: non traspare rabbia o tristezza. È come se si volesse rappresentare in purezza il desiderio, la pulsione che vuole uscire non perché sia stanco o stressato, ma perché è nella sua natura spingere, stringere, strappare. Per vivere insieme la parziale soppressione del desiderio è un rito necessario, ma non possiamo cancellare le pulsioni che vivono in noi, continueranno a graffiarci dentro, come tigri pronte a balzare. Chissà, forse chi avrà il coraggio di abbracciare la tigra sarà più felice di chi tenta di evitarle chiudendola dietro un muro di regole.
La composizione in questo caso non è banale, né scontata. Di norma avvicinare così tanto un soggetto a un lato del frame non è una buona idea: si crea un senso di grande squilibrio e soprattutto viene a crearsi nell’osservatore una forte sensazione di oppressione. Ma in questo caso è proprio quello che si vuole dare. Luisa vuole che vi sentiate oppressi, imprigionati come le vostre pulsioni. Come tutti i grandi maestri dicono: le regole sono fatte per essere studiate, comprese ed infrante – quando necessario. L’effetto di vessazione è altresì accentuato dalla direzione in cui il soggetto sembra muoversi. Inoltre il corpo leggermente proteso verso la macchina dona all’immagine una nota di agghiacciante aggressività. Un leggero brivido percorre la schiena osservando questo scatto.
Photo Story, Luisa: la solitudine
La solitudine, Luisa Mazzanti
Due anime, sole, che si abbracciano nel loro dolore. Forse i due si completano, ma non lo sanno, non si conoscono. Sono in due posti diversi l’uno rispetto all’altro. Ma questo dolore li accomuna e li avvicina. Facendoli incontrare in quella stanza vuota e fredda della loro vita.
Forse lo scatto più bello che ho voluto proporvi in questo breve racconto. Sembra un frame tratto da un film di Makoto Shinkai. Il filo che trascende tempo e spazio, collegando indefinitamente due persone. Il concetto qui è ancora più estremizzato, ancora più platonico. È l’estrema rappresentazione della forza della simpatia umana; simpatia nel senso greco del termine, da sym e pathos, cioè stessa sofferenza, passione che significa essere in grado di partecipare ai sentimenti altrui. E anche compassione, cioè patire insieme, ma non soffrire contemporaneamente, condividere attivamente il dolore altrui. Ma dov’è questa stanza vuota? Ci sono cose che non è dato sapere, potrebbe essere ovunque, apparire per nell’istante di uno sguardo e poi dissolversi. Ma in quell’istante si sentirà il calore di questo abbraccio, simpatico e compassionevole. Non voglio sprecare altre parole nel descrivere uno scatto che già riempie il cuore così com’è.
La prima cosa sui cui voglio soffermarmi è la luce. Quella filtra dalla finestra è la più naturale e belle possibile, dona all’immagine intera quel sensazione di concretezza reale e familiarità che conquista subito il cuore. Il triangolo scuro formato la pavimento guida sapientemente lo sguardo verso il soggetto principale della composizione. Il grande spazio negativo sovrastante è equilibrato dal soggetto, appoggiato su una linea dei terzi, e il pavimento scuro. La finestra invece crea una asimmetria secondaria sui cui si basa il dinamismo della scena. I soggetti sono esattamente dove l’osservato si aspetta di trovarli, illuminati da una luce che sottolinea tutta la drammaticità. Lo stesso ambiente, spoglio da ogni distrazione, riflette quello che i soggetti impersonano. Le curve dei corpi creano grande dinamismo, lo sguardo ne è entusiasta, tuttavia non si perde mai perché le due teste fanno da bacino di attrazione. Si potrebbe muovere qualche piccola critica tecnica, ma a quale fine? L’emozione è già tutta lì.
Photo Story, Luisa: autoritratto
Autoritratto, Luisa
Vorrei concludere con questo scatto. Non starò qui ad analizzare anche questo. Vorrei dedicarlo solamente al padre di Luisa. Durante la nostra chiacchierate lei mi disse che suo padre era molto orgoglioso di lei, ma che era un po’ preoccupato perché nelle sue foto non la vedeva mai sorridere. Non si preoccupi signor Mazzanti, la sua bambina non potrebbe essere più felice e soddisfatta per quello che fa. Non è colpa sua se il mondo che tenta di ritrarre è un po’ cupo e triste. Ma io ho visto la scintilla che le infiamma lo sguardo mentre scatta, era la forza della vita stessa.
Photo Story, Luisa: epilogo
Ho voluto farvi conoscere Luisa per dare anche a voi la possibilità di percepire il barlume di grinta che anima i suoi occhi. Attualmente studia fotografia all’ISFAV (Istituto di Fotografia e Arti Visive), ma chissà dova la trascinerà la corrente della sua passione. Potete trovare tanti altri suoi scatti su Facebook ed Instagram.
Photo Story nasce nella nostra sezione fotografia per raccontare storie di persone e immagini, per dare spazio a chi ha qualcosa da dire. Siamo ben lieti di ascoltare nuove storie, se volete narrarci la vostra e provare a riempire questa rubrica contattateci pure via mail o nei nostri canali Facebook ed Instagram.
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