Ruesto articolo analizza l’uso di ottiche progettate per il full frame su corpi equipaggiati con sensori più piccoli e spesso più densi, presentando la teoria che governa la risolvenza delle lenti e delle considerazioni pratiche sulla scelta della lente che meglio soddisfi le aspettative del fotoamatore. Quindi perché montare obiettivi Full Frame su APSC?
Leggo spesso consigli di gente che suggerisce di montare ottiche full frame su corpi APSC. L’acquisto di lenti che coprono il pieno formato permetterebbe di non ritrovarsi a rifare il corredo una volta che si è deciso di evolvere il corredo acquistando un corpo full frame.
Perché montare obiettivi Full Frame su APSC?
Aldilà delle motivazioni che possono spingere a questo cambio e che esulano da questo articolo, ritengo che questa decisione venga spesso presa con troppa superficialità .
Tralasciando il discorso economico, sicuramente troppo personale per poterlo trattare in un articolo, l’impiego di una lente full frame su un corpo APSC si porta dietro una serie di considerazioni, alcune ovvie, altre meno, che meritano di essere riprese più nel dettaglio per eseguire una scelta più ponderata.
- Le lenti full frame sono molto spesso più costose delle equivalenti per APSC
- Le lenti full frame sono molto spesso più pesanti di quelle equivalenti per APSC
- La resa ottica di una lente full frame su un corpo APSC è diversa da quella che ha su un corpo full frame
I primi due punti sono sicuramente evidenti, dovendo la lente per pieno formato coprire un piano focale di dimensioni maggiori rispetto a quello APSC, questo porta alla necessità di avere maggiori dimensioni per controllare le aberrazioni, e conseguentemente prezzi più alti. Il terzo punto invece è molto più articolato e necessita di una digressione tecnico/teorica per poter essere compreso a fondo.
Montare obiettivi Full Frame su APSC: che cosa succede
Un aspetto che spesso sfugge al fotoamatore è la differente risoluzione che diversi sensori impongono alla lente. La corsa al megapixel ha infatti portato ad avere sensori di formati più piccoli con un numero di pixel simile o superiore a quelli di un sensore pieno formato. Questo significa in parole povere che un sensore di formato ridotto avrà dei pixel più piccoli di uno full frame.
Basti pensare che i modelli Sony full frame denominati “R” (cioè risoluzione) sono da 42 MPx e hanno pixel di dimensione da 4.5 um, mentre una comune macchina APSC da 24MPx ha un sensore con pixel di 3.9um. Per quanto i micron possano essere piccoli, si tratta di una variazione del 15%, senza contare che molti modelli FF hanno un sensore con un numero di pixel paragonabile a quello di sensori più piccoli, con variazioni delle dimensioni del pixel più significative e dell’ordine anche del 50%.
Alcune ottiche Canon
In buona sostanza, avere un sensore più denso significa avere la possibilità teorica di risolvere dettagli più fini, ma questo se e solo se la lente che lo illumina ha prestazioni tali da consentirlo. In ottica la capacità di un dispositivo di produrre un’immagine di un oggetto esteso si misura con una funzione detta MTF (modulation transfer function) che rappresenta una vera e propria funzione di trasferimento del sistema ottico. L’MTF rappresenta il contrasto con cui il sistema è in grado di trasferire i diversi dettagli, in funzione della dimensione del dettaglio stesso.
Montare obiettivi Full Frame su APSC: un altro passo
Supponiamo di avere un soggetto realizzato con una coppia di linee di uguale spessore una bianca e una nera: l’MTF è il contrasto con cui questa coppia viene riprodotta nell’immagine che il nostro sistema ne realizza. Gli obiettivi realizzano immagini di oggetti estesi, che possiamo rappresentare come una serie di linee bianco nere di diversa dimensione combinati insieme fra loro, (frequenze spaziali, o linee/mm) che rappresentano dettagli via via più fini dei nostri soggetti. Le leggi della fisica ci dicono che il contrasto (MTF) di un qualsiasi sistema ottico IDEALE decresce all’aumentare della frequenza spaziale. Un costruttore di lenti non può fare altro che cercare di realizzare un pezzo con un comportamento il più possibile simile a questo.
Esempio di curva MTF per un sistema ottico ideale privo di difetti
Occorre a questo punto ricalarsi però nella realtà fotografica esulando un poco dalla dissertazione teorica sulla MTF e capire quando queste differenze di resa diventano significative. Supponiamo di aver registrato l’MTF di una lente combinata ad un certo sensore. Quando la stessa lente verrà montata su un corpo con un sensore più denso, la sua resa sarà inferiore a quella sul sensore meno denso perché è come se si andasse a utilizzare una porzione della curva in figura più spostata sulla destra rispetto a quella di partenza.
Montare obiettivi Full Frame su APSC: il ritorno alla realtÃ
Dopo questa necessaria parentesi è opportuno fare delle considerazioni che ci riportino alla realtà fotografica del fotoamatore. Prima di tutto occorre tenere a mente la destinazione di uno scatto: se siete soliti stampare grandi formati o rivedere a monitor i vostri scatti con ingrandimenti di almeno il 50%, più facilmente potrete accorgervi di una resa non ottimale della lente. Viceversa, se solitamente stampate piccoli formati più difficilmente vi renderete conto delle differenze.
Ovviamente, oltre al sensore e alla relativa densità di pixel che state utilizzando, il risultato dipende dalla singola lente, quindi è difficile dare delle regole generali. Ad esempio, il mio Minolta 35-70mm/4 che uso per gli scatti su pellicola, non rende bene sul sensore dal 24 MPx della mia Sony a6000. Addirittura non presentava problemi con il sensore da 20mpx della mia Sony A58, ma su 24 restiuisce immagini senza dettaglio e tutte impastate.
Contando che il sensore da 20 MPx ha un pixel di 4.2um, differenza rispetto al sensore da 24 Mpx è inferiore al 10% ma corrisponde a differenze significative. Questo probabilmente perché la curva MTF di questa lente ha una pendenza molto più marcata della curva ideale in figura e anche piccole variazioni di frequenze spaziali producono notevoli differenze di resa. A riprova che il mio occhio non è troppo schizzinoso riporto che entrambi gli Zuiko 28mm/3.5 e 50mm/1.8 della OM2n di mio padre si comportano egregiamente sulla mia a6000.
Esiste inoltre un ultimo punto da considerare: un conto è definire una buona resa in assoluto, un altro in relativo: è infatti molto più facile distinguere delle differenze da un campione che riteniamo soddisfacente piuttosto che discernere in assoluto la resa di un vetro. A meno di avere sia un corpo pieno formato che uno di formato ridotto spesso non vi potrete rendere conto delle differenze ma solo discernere se il risultato di una foto di una data lente su un dato corpo vi soddisfa.
Alcune tra le tante ottiche NIKKOR
Per questo come regola generale preferisco quindi sempre consigliare di acquistare vetri dedicati ai formati specifici, onde evitare il rischio di incappare in effetti indesiderati sulle vostre foto. Se volete montare una lente FF su un formato ridotto, vi consiglio di provare l’abbinamento prima di acquistare non è assolutamente che che il risultato di deluda, soprattutto acquistando lenti pregiate seppur vecchie, oppure lenti moderne, che in alcuni casi rappresentano le uniche possibilità di coprire certe focali non avendo corrispondete su formato singolo, come ad esempio spesso succede per i teleobiettivi. Voi cosa ne pensate? fateci sapere nei commenti e continuate a seguirci per altre novità sempre su tuttotek.it!
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