Arrivata al suo episodio finale, la seconda stagione di Westworld ritrova se stessa e torna a essere ciò che ci ha sempre affascinato
Erano ormai diversi episodi che Westworld spianava la strada per il proprio finale di stagione, con tutti difetti del caso. Gli episodi iniziavano a sembrare troncati, in alcuni punti quasi inutili e noiosi, la nostra sensazione che era tutta una fase transitoria in vista di questi 90′ minuti finale si è rivelata quantomeno corretta, visto che questo episodio finale di stagione si è rivelato un epilogo davvero interessante.
Andremo quindi un attimo oltre la scelta generale della produzione di rallentare il ritmo in vista di questa puntata, per parlarvi di un episodio, che a parer nostro, ha saputo sul serio lasciare il segno seppur con qualche riserva.
La fine di Westworld
Da un punto di vista strettamente narrativo, questo finale di stagione è ovviamente la summa di tutto ciò che abbiamo visto fin ora. Utilizzando purtroppo delle forzature, i nostri protagonisti si incontreranno e inizieranno a marciare per quella che sarà la loro meta finale, quella forgia che interessa ormai tutti, sia per gli scopi più puri che per quelli più egoistici.
Con un team principale composto da Bernard, Dolores e l’uomo in nero veniamo finalmente a conoscenza di cosa sia la forgia, e perché sia così bramata ormai da tutti. La forgia si rivelerà essere il luogo dove la Delos conserva tutte le sue ricerche sugli essere umani e di conseguenza risulta essere, indispensabile: per Dolores per tutta la conoscenza che è celata nei suoi archivi, mentre di primaria importanza per l’uomo nero essendo il luogo in cui sono riposte tutte le sue ricerche per il progetto sull’immortalità .
Bernard come sempre si ritroverà nel mezzo tra i due pensieri, e ancora una volta sarà chiamato a porsi domande e capire quale sia il miglior futuro per le due razze.
Veniamo poi a conoscenza di un’ altra faccia della forgia, una più nascosta, quella che stanno rincorrendo gli indiani e tutti i loro alleati. La forgia si rivela essere anche un sorta di “porta” verso un nuovo mondo, un mondo visibile solo alle attrazioni, un mondo dove si lascia il proprio corpo per portare la propria anima (o IA in questo caso) in luogo dove vivere felici per il resto dei propri giorni.
In questo scenario quasi da assoluzione suprema sarà Maeve ad avere l’ingrato compito di sacrificarsi sotto i proiettili incessanti della Delos, per potere permettere a più attrazioni possibili di varcare quella porta.
Da qui abbiamo un episodio tutto incentrato sulle ideologie e sulla filosofia di vita di ogni personaggio di cui vi parliamo poco più avanti, in queste righe ci limiteremo a dirvi che Westworld termina questa sua seconda stagione con una mossa coraggiosa e che setta nuove, interessanti, situazioni per una futura terza stagione.
Molte attrazioni hanno finalmente trovato la pace oltre la porta, la Delos ha finalmente ripreso il controllo del parco ma con un ultima mossa Dolores riesce ad arrivare nel mondo degli uomini all’insaputa di tutti, ed è proprio qui che ci verrà dimostrata mentre inizia a progettare il suo piano di conquista.
Westworld: il migliore in quello che fa
Come vi abbiamo già ripetuto in analisi precedenti (tipo qui) Westworld raggiunge i suoi apici quando si ricorda della sua natura. Fortunatamente in questo finale di stagione, la nostra serie a tinte western rammenta le sue origini e ci dona uno spettacolo di pura filosofia su schermo.
Osservato prettamente per ciò che ci ha voluto donare, questo episodio è promosso a pieni voti. Le scene con il trio Dolores, Bernard e William sono pura riflessione sul genere umano e su quali siano i suoi limiti, se sia giusto o meno superarli ma sopratutto se veramente sia possibile che una una nuova razza, per quanto artificiale sia, sia la nuova dominatrice della Terra.
Vengono trattati argomenti come la morte e le sue conseguenze, di come per l’uomo sia ancora un argomento difficile da trattare e sopratutto di come menta a se stesso pur di renderla qualcosa da attendere con gioia. Vedere irrompere Dolores sull’argomento, accusando gli umani di essere inferiori anche per il solo fatto di avere paura della morte è stato senza dubbio uno dei migliori momenti dell’intera serie.
Bernard diventa dunque il nostro ago della bilancia, colui che si fa parte della nuova (probabile) razza superiore, ma è anche convinto che sia sempre una seconda strada, una più pacifica, dove poter donare il posto migliore in cui vivere a entrambi schieramenti. Il tutto in netta contrapposizione col pensiero ormai irremovibile di Dolores, che vede solo nella conquista del mondo degli umani l’unica strada per la sopravvivenza della propria razza.
Sarà dunque un pugno allo stomaco vedere come anche il più positivo tra i protagonisti, ovvero Bernard, riuscirà a cambiare idea a chiedersi se non sia meglio pensare prima ai propri simili e poi a una pace assoluta, e la cosa che farà più male agli occhi dello spettatore è che ancora una volta ciò che farà cambiare idea a Bernard saranno proprio le azioni degli essere umani. In un contesto dove è in bilico la sopravvivenza di due razze gli umani riusciranno ancora a far prevalere i loro istinti egoistici e mettere al primo posto i propri interessi mediatici e monetari, tutto ciò porterà un grande cambiamento all’intero dell’ideologia di Bernard.
Purtroppo dobbiamo far notare anche ciò che non va in questo finale di stagione, e sono tutti difetti derivanti dalla narrazione. Se come morale e significato siamo pienamente soddisfati, Westworld viene meno proprio sulla narrazione in quanto tutti i punti cruciali sono spiegati male e in punti dalla dubbia utilità .
La forgia e le sue funzioni sono spiegate di fretta e senza alcun senso di pathos, gli esperimenti della Delos sono ancora poca chiari per quanto ormai siano praticamente il perno su cui si è fondata questa seconda stagione.
Chiude il cerchio la forzatura dei primi minuti: vedere personaggi che si ritrovano in due minuti netti e trovare anche un accordo per andare avanti, quando per il resto della stagione si sono mossi su linee parallele per volontà di sceneggiatura è uno scoglio non facilissimo da superare.
Siamo dunque giunti alla fine di questo viaggio nel vecchio West. Le emozioni e le delusioni non sono mancate, Westworld si è rivelata una serie dalla duplice identità un po’ come le due ideologie che si sono contrapposte per tutta la serie. Queste due identità si sono scambiate più volte il posto da pilota durante i vari episodi, regalandoci una stagione ricca di alti e bassi.
Fortunatamente gli alti sono stati davvero dei punti che l’attuale mercato delle serie TV non dona tutti i giorni e dunque ci sentiamo di promuovere Westworld anche solo per il coraggio nelle tematiche trattate.
Non siamo di fronte a un capolavoro questo è certo, ma vi consigliamo comunque di tenere l’attenzione alta, perché le premesse della terza stagione sono realmente interessanti.
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