Finalmente la seconda stagione di Westworld tocca alti livelli qualitativi, e lo fa con quello che senza dubbio è, ad ora, il miglior episodio della seconda stagione
Dopo un terzo episodio che ha ricompensato la nostra fiducia, Westworld ci presenta quello che finora è il suo miglior episodio della seconda stagione.
La serie oltre a ritrovare la propria identità narrativa, sopratutto di riflessione sulla natura umana, setta nuovi binari narrativi legati in primis alle varie linee temporali, che in questa puntata sono letteralmente il fulcro della narrazione, e in secundis prova ad osare proponendo allo spettatore una nuova e interessante domanda: “può esistere l’immortalità tramite corpo robotico?”.
Ci sono un cowboy, uno scienziato e un amministratore
No, non è l’inizio di una barzelletta, bensì i protagonisti delle tre linee narrative su cui si basa tutto l’episodio. Come ormai consuetudine l’episodio si apre indietro nel tempo in una non meglio specificata camera, dove troviamo il suocero di William, ovvero l’ex amministratore delegato della Delos.
Il solo vederlo suscita le domande più strane, in quanto sappiamo per certo della sua morte, e sarà proprio il fatto di saperlo morto ad accendere il primo twist dell’episodio. Infatti ciò che vediamo è semplicemente un esperimento robotico della Delos, atto a riportare in vita il proprio amministratore. Se l’esperimento andrà a buon fine, o se sia giusto metterlo in pratica, lasciamo scoprirlo e pensarlo a voi, in quanto crediamo che porsi queste domande sia parte stessa dell’esperienza di visione di Westworld.
Il cowboy sarà ovviamente William da vecchio, che troviamo ancora in pellegrinaggio verso la sua ancora non precisata meta. Ancora una volta si troverà di fronte a un gruppo di pistoleri pronti a fermarlo, e ancora una volta in cuor suo saprà che è sempre Ford a bloccarlo, per tenergli ben in mente che è lui, anche da morto, a continuare a muovere i fili. Per quanto banale nella risoluzione, le motivazioni per cui William risolverà la situazione, e sopratutto come queste si rispecchiano nella linea temporale del suocero, tengono alta la qualità della sua storyline che rimane ancora una volta tra le migliori proposte.
Ma abbiamo parlato anche di uno scienziato no? Ovviamente parliamo di Bernard, che detiene sicuramente lo scettro di storyline che gioca più con le linee temporali ma che sa tenere col fiato sospeso lo spettatore. Lo avevamo lasciato imprigionato da un attrazione, che lo ha portato da Elsie Hughes, vecchia conoscenza della prima stagione, portata vicino ad una caverna proprio da Arnlod quando era sotto il controllo di Ford.
I due entreranno nella caverna, dove pare la Delos portava avanti esperimenti di cui la coppia non era a conoscenza. All’interno della caverna Bernard avrà dei continui flashback e non riuscirà più a distinguere il passato e il presente, e lasciatecelo dire è proprio in questi momenti che l’episodio ha dato il meglio di sé.
Chiude il cerchio dei personaggi utilizzati nell’episodio Grace. Ebbene si la donna che abbiamo conosciuto all’inizio dell’episodio precedente, nel parco a tema indiano, pare si chiami Grace. Riuscita a scappare dalle grinfie degli indiani (se così si può dire, in quanto la fazione degli indiani sembra ancora quella più pacifica di tutte), la ragazza incrocerà il suo cammino con suo padre che si rivelerà essere William.
Le linee temporali a Westworld
Perché dunque questo è il miglior episodio fin’ora di Westworld? Gli sceneggiatori hanno optato per una mossa narrativa che ad oggi ci sentiamo ormai di condividere. Dovendo accantonare la tensione derivante dal pensare quale personaggio potrebbe essere un robot, in quanto tutte le carte sono ormai scoperte, il focus è passato sulle linee temporali.
Se nella prima stagione una linea temporale era motivo di colpo di scena, ora lo spettatore è ben consapevole che ci sono più linee temporali, anzi è anche preso in giro dagli intrecci narrativi. Sopratutto in questo episodio ci sentiamo quasi al posto di Bernard, guardiamo alcuni eventi e non sappiamo dire con assoluta certezza se siano fatti accaduti nel presente, nel passato o addirittura nel futuro.
In un primo momento lo show ci ha preso per mano e ci ha indicato le linee principali, ora ci sta quasi sfidando a capire per bene cosa stia accadendo su schermo, questa scelta fortunatamente innalza Westworld a un pubblico, forse più di nicchia, ma che sicuramente sa apprezzare e anzi pretende ancora di più.
Il come le tre linee temporali dell’episodio appaiano così lontane, ed invece il come, scopriremo, essere più collegate che mai, rendono questa 2×04 senza ombra di dubbio l’episodio più avvincente e meglio riuscito fino ad ora.
Piccola menzione d’onore anche a una regia che finalmente osa verso delle riprese più dinamiche e meno standardizzate, come quelle proposte dagli episodi precedenti.
Finalmente ci siamo: Westworld è tornato a tenerci col fiato sospeso e a farci ragionare sul serio. La tematica della vita dopo la morte, per quanto ancora solo accennata, dona un plus niente male all’intera filosofia della serie e ci proietta verso un episodio di metà stagione che non vediamo l’ora di vedere.
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