Sergio Leone, 31 anni dalla sua scomparsa: ha esportato gli spaghetti-western, tra i più grandi registi della storia del cinema
La sua regia ha fatto scuola, è un portabandiera del cinema italiano: Sergio Leone, romano, morì il 30 aprile 1989. Ripercorriamo la sua carriera.
Infanzia e inizi
Sergio Leone nasce a Roma il 3 gennaio 1929, figlio d’arte: suo padre era Roberto Roberti, nome d’arte di Vincenzo Leone (1879-1959), pioniere del cinema muto; sua madre era Bice Waleran, nome d’arte di Edvige Valcarenghi (1886-1969). La casa d’infanzia di Leone è lungo la scalinata di viale Glorioso, verso Trastevere.
Studiò presso l’istituto religioso maschile dei lasalliani: la famiglia era avversa all’educazione fascista, così l’unica soluzione fu rivolgersi ai religiosi. Così facendo, il giovane Sergio si avvicinò allo studio della Storia e dell’Italiano. Antifascista convinto, voleva unirsi alla Resistenza ma rinunciò dietro consiglio della madre. Si appassionò al cinema statunitense, a diciotto anni iniziò a lavorare nel settore: possiamo vederlo come comparsa in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica (non retribuito). In una scena, i protagonisti Antonio e Bruno si riparano da un temporale sotto un cornicione e arrivano dei seminaristi: uno di essi è Sergio Leone. L’interesse cinematografico successivo su il genere peplum: azioni e gesta eroiche di soldati e imperatori greci e romani. Nel 1949 abbandona gli studi liceali per entrare nel mondo cinematografico.
Primi lavori: il colosso di Rodi
Nel dopoguerra valutò la possibilità di diventare regista di una sua sceneggiatura: Viale Glorioso, che non uscì mai per sua stessa convinzione dopo l’uscita di I vitelloni (1953), di Federico Fellini, dalle tematiche molto simili. Divenne assistente alla regia del padre in Il folle di Marechiaro (1952) e altri. Nel periodo della Hollywood sul Tevere collaborò con le grandi produzioni hollywoodiane dell’epoca, tra cui Quo vadis (1951) di Mervyn LeRoy e Ben-Hur (1959) di William Wyler, vincitore di 11 Premi Oscar. La sua prima lavorazione come regista fu in un subentro a Mario Bonnard su Gli ultimi giorni di Pompei (1959) per una malattia del regista che lo costrinse all’abbandono del set.
La prima regia accreditata avvenne con Il colosso di Rodi (1961), Leone sviluppò il kolossal come una ridicolizzazione del genere, riuscendo a produrlo con un basso budget. John Derek, attore protagonista, accusò Leone di poca esperienza, proponendo sé stesso come regista. Leone venne invece sostenuto dal resto del cast: Derek abbandonò il set e venne sostituito da Rory Calhoun. Il colosso di Rodi fu l’ultima esperienza di Leone nel genere peplum e l’unica senza la collaborazione del musicista Ennio Morricone.
Sergio Leone negli anni sessanta
Il pubblico perse interesse nel peplum, affascinandosi al mondo western. Nel 1963 Enzo Barboni (E. B. Clucher) consigliò a Leone la visione di La sfida del samurai (1961) di Akira Kurosawa (1910 – 1998): un guerriero senza passato e senza nome si ritrova coinvolto in una lotta tra famiglie in un villaggio del Giappone feudale e, grazie alla sua abilità con la spada, riporterà la pace. Leone riprese quest’idea in Per un pugno di dollari (1964), con Clint Eastwood nel ruolo del protagonista. Kurosawa tuttavia accusò Leone di plagio, ottenendo i diritti di distribuzione in Giappone, Corea del Sud e Taiwan più il 15% dello sfruttamento commerciale in tutto il mondo. In ogni modo, il film fu un successo di pubblico e critica e diede vita al sottogenere spaghetti-western. La pellicola incassò 3 miliardi e 182 milioni di lire solo in Italia, a cui vanno aggiunti 11 milioni di dollari negli USA e tutti i ricavi nel resto del mondo. Tutt’oggi è il film simbolo degli spaghetti-western, sostenuto come uno tra i migliori della storia del cinema. È tutt’ora terzo come numero di spettatori in Italia (più di 14.700.000) dopo Guerra e pace (1956) e Ultimo tango a Parigi (1972).
La trilogia del dollaro
Con esso, lanciò nel firmamento delle star Clint Eastwood, precedentemente modesto attore televisivo poco conosciuto. Leone si firmò alla regia come Bob Robertson, ossia Roberto figlio di Roberto, in riferimento al nome d’arte del padre, Roberto Roberti. Com’è noto, Sergio Leone si avvalse dell’amico e compagno di scuola Ennio Morricone, compositore all’epoca alle sue prime lavorazioni.
Morricone e Eastwood collaborarono anche ai successivi due film di Leone: Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966), la cosiddetta Trilogia del dollaro. Il sempre maggiore successo di Sergio Leone permise di far crescere il budget per ciascuno: 200.000 dollari per Per un pugno di dollari; 600.000 per Per qualche dollaro in più; 1.200.000 per Il buono, il brutto, il cattivo. Il successo era crescente, le capacità del regista migliorarono, l’interpretazione di Eastwood e le musiche di Morricone entrarono nell’Olimpo del cinema mondiale. Per qualche dollaro in più rientra al quinto posto come numero di spettatori in Italia (più di 14.500.000), dopo …Continuavano a chiamarlo Trinità (1971). Il buono, il brutto, il cattivo è al tredicesimo posto con più di 11 milioni di spettatori.
Il quarto film spaghetti-western fu C’era una volta il West (1967), una lunga meditazione sulla mitologia del West, girato nella Monument Valley, tra Utah e Arizona. Al soggetto collaborarono Bernardo Bertolucci e un giovane regista sconosciuto: Dario Argento. La sceneggiatura fu di Sergio Donati, in collaborazione con Leone stesso.
I personaggi
Se nei western tradizionali statunitensi i personaggi presentano tratti caratteriali idealizzati e stereotipati, i personaggi di Leone mostrano elementi di marcato realismo e verità. Barbe lunghe, aspetto sporco, modi rozzi, personalità complesse, menti astute, pochi scrupoli. Il realismo leoniano ha ispirato i successivi western.
Sergio Leone negli anni settanta e ottanta
In Giù la testa (1971) Leone riflette fortemente sull’umanità e la politica. Prodotto con un budget medio, venne considerato un film scomodo, introdotto dal messaggio politico iniziale tratto dai pensieri di Mao Tse-tung. Il titolo statunitense è A Fistful of Dynamite, ovvero un pugno di dinamite. Leone scrisse successivamente sceneggiature, diresse varie sequenze di Il mio nome è Nessuno (1973), con Terence Hill e collaborò nella pellicola Un genio, due compari, un pollo (1975) di Damiano Damiani. Con la sua casa di produzione Rafran produsse Il gatto (1977) di Luigi Comencini e Il giocattolo (1979) di Giuliano Montaldo.
Tornato in Italia, Leone produsse due film di un giovane attore e regista italiano, Carlo Verdone, figlio dell’amico Mario: Un sacco bello (1980) e Bianco, rosso e Verdone (1981). Leone si legò a Carlo Verdone, scrivendo soggetto e sceneggiatura del successivo Troppo forte (1986) con Verdone stesso, Mario Brega e Alberto Sordi. Anche in tutti questi film è presente la colonna sonora di Morricone.
Nel frattempo era da dieci anni all’opera su un progetto epico incentrato sull’amicizia tra due gangster ebrei di New York: C’era una volta in America (1984), pensato ancor prima di C’era una volta il West. La pellicola ebbe un enorme successo di pubblico e critica, tranne negli Stati Uniti, dove un riarrangiamento della storia e della durata (140 minuti invece di 220) ne decretò il flop. Nel 2011 i figli ne hanno acquistato i diritti per l’Italia annunciando un’opera di restauro con scene eliminate. Venne infine proiettata nel 2012 al 65º Festival di Cannes con la presenza, tra gli altri, di Ennio Morricone.
All’inizio del 1989 fondò la Leone Film Group, casa di produzione cinematografica che non vide mai lavori diretti da Leone a causa della sua morte, il 30 aprile 1989, all’età di 60 anni, per un attacco cardiaco. La salma riposa nel cimitero di Pratica di Mare.
Progetti inediti
Un lavoro in cantiere prevedeva una storia sul’Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale, intrecciata alla relazione tra un giornalista statunitense e una ragazza russa. L’URSS di Gorbačëv aveva già concesso alla casa di produzione del regista un’autorizzazione per le riprese sul suolo sovietico. Nel 2001 il regista Jean-Jacques Annaud si ispirò a questo soggetto per Il nemico alle porte, trasferendo però l’azione nell’Assedio di Stalingrado. Nel 2004 il figlio fece pubblicare in esclusiva mondiale sul mensile Ciak una sorta di pre-sceneggiatura intitolata Un posto che solo Mary conosce. Quest’ultimo progetto era pensato per Richard Gere e Mickey Rourke, sullo sfondo della Guerra di secessione americana.
Curiosità su Sergio Leone
Il 9 agosto 1969, durante un viaggio di lavoro negli USA, Sergio Leone e lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni ricevettero un invito per un dopocena a casa di Sharon Tate. Vincenzoni venne poi invitato a casa di un produttore per un fine settimana, così Leone rimase solo. Il giorno successivo alla serata d’invito a casa di Tate, venne resa nota la strage ad opera della banda di Charles Manson e Vincenzoni temette per la morte del regista, pensandolo a casa dell’attrice. Fortunatamente, Leone aveva rinunciato all’invito poiché non parlava bene inglese.
Sergio Leone ha sposato Carla Ranaldi, prima ballerina del Teatro dell’Opera di Roma. La coppia ha avuto tre figli: Raffaella (1961), produttrice cinematografica; Francesca (1964), pittrice; Andrea (1967) produttore cinematografico. Era tifoso della Lazio.
Nel 1970 […], in una sala cinematografica quasi deserta, vidi un film diretto da Sergio Leone. Si intitolava Il buono, il brutto, il cattivo e prima ancora di essere arrivato a metà capii che quello che volevo scrivere era un romanzo che contenesse il senso della ricerca e la magia di Tolkien, ma avesse come scenario il West quasi assurdamente maestoso di Leone. […] Il buono, il brutto, il cattivo è un film epico che rivaleggia con Ben Hur.
Clint Eastwood, regista e interprete de Gli spietati (1992) e Quentin Tarantino in Kill Bill: Volume 2 (2003) inserirono nei titoli di coda la dedica “A Sergio”. Il gruppo rap romano Colle Der Fomento nel 2013 ha scritto una canzone dal titolo Sergio Leone.
Premi
David di Donatello
- Miglior regista per Giù la testa (1972)
- David René Clair (1984)
- Candidatura al Miglior regista straniero per C’era una volta in America (1985)
Nastro d’argento
- Nastro d’argento al regista del miglior film per C’era una volta in America (1985)
Giffoni Film Festival
- Nocciola d’Oro (1987)
Golden Globe
Candidatura al Miglior regista per C’era una volta in America (1985)
Premio BAFTA
Candidatura al Miglior regista per C’era una volta in America (1985)
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