La puntata dei nostri speciali dedicati ad Alfred Hitchcock si ferma oggi su un grandissimo film: Notorious – L’amante perduta, con Cary Grant e Ingrid Bergman
Tra i film immancabili per gli appassionati di Alfred Hitchcock vi è sicuramente Notorious: L’amante perduta. L’opera, del 1946, ha saputo lasciare un segno indelebile non solo tra gli estimatori del regista ma in generale nella storia del cinema. Oltre ad entrare in diverse classifiche, Notorious è stato anche scelto per la conservazione presso il prestigioso National Film Registry degli Stati Uniti. Ecco quindi che diversi critici considerano questa pellicola come una delle migliori dell’autore, se non la migliore. Andiamo quindi a scoprire meglio questo “spy romance” interpretato da due attori straordinari come Cary Grant e Ingrid Bergman e finanziato da uno dei più importanti produttori dell’epoca, David O. Selznick.
Vi indichiamo il nome di quest’ultimo non solo perchè parliamo di una personalità importante, dietro a film come Via col vento (1939) o Rebecca: La prima moglie (1940), ma anche perchè David O. Selznick lo ritroveremo nell’imminente Mank (2020) di David Fincher. Notorious si appresta quindi come un buona e giusta visione per poter riscoprire la Hollywood classica, in attesa dell’atipico ma già lodato film di Fincher.
Il successo dell’ambiguità | Hitchcock, Notorious – L’amante perduta
Trama
Devlin (Cary Grant), agente dei servizi segreti americani, è incaricato di contattare la bella Elena Huberman (Ingrid Bergman), figlia di una spia tedesca, per proporle una missione in Brasile. Il padre di Elena Huberman è stata infatti appena condannato dalla giustizia statunitense per aver cospirato contro il governo americano e sembra proprio che in Brasile l’uomo avesse altri importanti contatti. Obbiettivo della missione è far uscire allo scoperto questi pericolosi segreti che potrebbero mettere a repentaglio la vita del popolo U.S.A.
Un successo totale
Nel bel mezzo dell’epoca d’oro di Hollywood, Hitchcock tira fuori dal suo cilindro Notorious. Il successo di pubblico e critica è immediato se non smisurato, tanto da dover raddoppiare il numero di sale in cui avveniva la proiezione. Merito di ciò sono ovviamente la bellezza oggettiva dell’opera ma anche i nomi dei protagonisti: Cary Grant e Ingrid Bergman, all’epoca due vere e proprie star di serie A. I due, in questo thriller romantico, danno vita a una delle coppie più famose della storia del cinema. Un rapporto travagliato, in cui lei è perdutamente innamorata di lui, ma lui non si fida, e continua a vederla come una volubile “ragazzina”. In compenso, con il sopraggiungere degli incarichi di spionaggio, Elena sarà costretta a “tradire” Devlin, in un continuo gioco di finzione e realtà.
Giochi di specchi
Finzione e realtà, proprio perchè in Notorious c’è un po’ tutto Hitchcock e tra le tante tematiche presenti troviamo proprio questo ambiguo rapporto tra ciò che è vero e ciò che è falso. Elena sposa l’amico del padre, Alessio, solo per finzione ma Devlin è comunque geloso, Devlin ed Elena si baciano per finzione, ovvero per sviare Alessio da loro reali intenti, ma in realtà il bacio è verissimo e pieno di passione… Insomma gli esempi che potremmo fare sono diversi e, in pieno stile spionistico, Hitchcock riesce a giocare con queste ambiguità divertendo e appassionando lo spettatore. D’altronde, fin dagli esordi con opere come Il pensionante (1929), Alfred ci ha insegnato la sua passione/ossessione per la bugia, per il “far credere”, tematica che in fin dei conti è alla base dell’essenza stessa del cinema.
Un eroe ambiguo
L’ambivalenza è presente non solo nella pura narrazione ma anche nel personaggio di Devlin che, proprio come voleva Hitchcock, appare quasi più furbo e ambiguo dello stesso Alessio. Questa caratterizzazione avviene tramite l’ottima recitazione di Cary Grant ma anche grazie a superbe scelte registiche come l’entrata in scena di Devlin. Egli infatti si presenta di spalle, in controluce, senza che la cinepresa volti l’angolo per vederlo in faccia e senza che lui pronunci una sola parola. Fin da subito ci viene evidenziata l’ambiguità e la “miticità” del personaggio; a differenza di Alessio che alla fine, pur essendo immischiato in diabolici piani, si mostrerà più buono e impacciato di quanto si possa credere.
Mcguffin, passione e veleni | Hitchcock, Notorious – L’amante perduta
Un bacio entrato nella storia
Dicevamo che in Notorious c’è un po’ tutto Hitchcok ed infatti non mancano scene cult che presentano proprio tutte quelle cifre stilistiche/tematiche tipiche del regista. Famosissima è ad esempio la lunga sequenza del bacio, in realtà intervallata da piccoli “bacetti” per evitare di incorrere nella censura dell’allora imperante Codice Hays. Quel momento filmico entrerà addirittura nei Guinness World Record come sequenza di bacio più lunga mai presentata su schermo. Una scena che mostra non solo l’innato romanticismo hitchcockiano ma anche la passione del regista per le donne bionde. La cinepresa crea infatti un momento di forte intimità. Un momento quasi di imbarazzo per lo spettatore che si trova implicitamente a seguire e “baciare” egli stesso la coppia per tre lunghi minuti. Non vi è infatti nessuno stacco e i primi piani sono sempre molto ravvicinati, tanto che gli stessi attori confessarono di essere molto ansiosi il giorno delle riprese.
Un film in cui c’è tuttto Hitchcock…
Da evidenziare anche il momento in cui Elena capisce di essere stata avvelenata; un’ottimo esempio di recitazione e di utilizzo delle tecniche cinematografiche dell’epoca, con queste voci in lontananza e le inquadrature schembe e sfocate. È in questi momenti che scopriamo infatti l’assoluta perfidia della madre di Alessio che è quindi il reale “cattivo” del film. Non a caso Hitchcock crea un personaggio molto simile all’antagonista presente nel suo Rebecca: una donna cattiva, gelosa e antipatica allo spettatore. Non mancano poi altri collegamenti alla poetica del regista come l’avvelenamento e in generale il gesto del bere. Numerosi sono i primi piani di bicchieri che tanto ricordano Il sospetto (1941). Non solo, quest’ ultima opera viene anche richiamata dall’architettura nobiliare della casa e da una particolare sequenza in cui Alessio sale le scale verso la stanza dove giace la malata Elena (evidenti i richiami alla celeberrima scena del bicchiera di latte).
…senza dimenticare il McGuffin
Sempre parlando di sequenze cult, famoso è anche il virtuosistico movimento di camera che va dal campo totale della festa fino al particolare della chiave rubata. Simbolo del difficile percorso che i protagonisti dovranno compiere per giungere alla cantina, dove Alessio nasconde l’uranio. Sarà proprio quest’ultimo elemento, in particolare una bottiglia di uranio, a fare da Mcguffin (il termine coniato da Hitchcock per indicare ciò che spinge i personaggi ad agire senza però avere una reale importanza per lo spettatore e quindi ciò che è mero pretesto per la narrazione).
Conclusione | Hitchcock, Notorious – L’amante perduta
Si può ben capire, leggendo questo speciale, quanto Notorious sia un film in cui Hitchcock ha messo tutto se stesso, conseguenza anche di una ormai raggiunta maturità stilistica. La sua eleganza nella regia, il romanticismo, le bugie, l’apparenza, il famoso McGuffin… Insomma, Notorius può essere considerato un po’ come l’essenza del cinema hitchcockiano. Breve ma pregno del suo modo di fare cinema. Vi diamo quindi appuntamento alla prossima settimana per un altro speciale dedicato ai grandi ed eterni film del maestro del brivido!
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