Dopo Notorious andiamo a scoprire un film di Alfred Hitchcock sicuramente meno famoso ma non per questo meno valido, Nodo alla gola. Un’opera semplice ma profonda
Subito dopo il grande successo di Notorious (1946), Hitchcock diete vita a un altro importante film, probabilmente uno dei piani – sequenza più famosi della storia del cinema: Nodo alla gola. L’opera, seppur oggi molto spesso citata appunto per la sua “fittizia” mancanza di stacchi, fu in realtà accolto in modo decisamente tiepido. In particolare, la pellicola ricevette diverse critiche negative per una certa mancanza di “morale”, dovuto all’indubbiamente controverso incipit. Rope (titolo originale del film) prende spunto infatti da un reale caso di cronaca nera, ovvero un omicidio totalmente gratuito, condotto solo per l’adrenalina e il piacere del farlo. Immaginiamo quindi come un film basato su questa tematica potesse scuotere il pubblico e la critica dell’epoca…
Trama di Nodo alla gola, l’esperimento di Alfred Hitchcock
Al fine di dimostrare la teoria del delitto perfetto, Philip e Brandon (Farley Granger e John Dall) uccidono il loro amico David (Dick Hogan) e nascondono il corpo in una cassapanca. Philip, poi, per il solo gusto di elevare la sua “perversa ebrezza”, decide di dar vita a un piccolo party quella sera stessa. Invita quindi persone, tra cui i genitori del povero David e il loro ex insegnante Rupert (James Stewart). Non solo, Philip vuole apparecchiare sopra la cassapanca in cui è contenuto il corpo, ma l’amico Brandon, seppur complice, non sembra così bravo a nascondere la ovvia paura di essere scoperto.
Vietato fermarsi
Considerato il film – esperimento di Hitchcock, Nodo alla gola si compone di 10 piani sequenza, tra cui la maggior parte dei quali collegati di modo da nascondere lo stacco. Ad esempio tramite zoom verso colori scuri oppure passaggi dei personaggi proprio davanti la cinepresa. Sono quindi anche immaginabili le difficoltà di troupe e cast nel dover coordinare i vari movimenti per diversi minuti, stando anche attenti ai vari segni sul pavimento e a non inciampare nella scenografia o negli stessi strumenti di regia. Si narra che addirittura un tecnico fu investito al piede dal passaggio della cinepresa e che fu prontamente zittito e allontanato per evitare di rovinane il girato e dover riiniziare tutto da capo. Capiamo perché a volte gli attori vedevano Hitchcock come un regista fin troppo meticoloso…
Il primo Hitchcock a colori
Ma l’innovazione non finisce coi piani – sequenza. Già perchè Rope (titolo originale di Nodo alla gola) fu anche il primo film in technicolor per Alfred Hitchcock; una tecnica che all’epoca era ormai arrivata a buoni livelli tecnici e che stava spopolando in America. Ecco quindi che gli spettatori dell’epoca potevano pienamente ammirare il passaggio dal giorno alla sera; ciò in particolare grazie al “finto” panorama che si può osservare dall’appartamento newyorkese di Philip e Brandon. Questa fantastica veduta fu creata con il Ciclorama, una tecnica usata fin dal 1700 come forma di intrattenimento, che consisteva in una riproduzione in miniatura di un determinato paesaggio. Questa rappresentazione, come nel caso del film di Hitchcock, poteva poi essere illumanata grazie all’elettricità (in Rope vennero utilizzate migliaia di lampadine e centinaia di insegne al neon).
Un film controverso
Nodo alla gola non è però solo innovazione tecnica ma è anche discussione di tematiche decisamente conturbanti. Parlare approfonditamente in un film di omicidio gratuito, all’epoca del codice Hays che addirittura vietava baci troppo lunghi, era ovviamente mal visto. Oltretutto Hitchcock va giustamente a confrontarsi con teorie filosofiche e in generale con una certa psicologia criminale. In particolare il personaggio di James Stewart (qui alla sua prima collaborazione con il regista) è quello che meglio esprime l’ipocrisia di un mondo che tende a categorizzare troppo facilmente. Allo stesso tempo egli non giustificherebbe mai un omicidio. È un uomo ambiguo e curioso, caratterizzato da un cinismo quasi terrificante ma anche da una mentalità aperta e razionale.
L’inizio della psicologia criminale al cinema
Ragionamenti molto avanzi per l’epoca e che andavano a collegarsi direttamente con la nascente psicologia criminale. Una branca che negli ultimi decenni è cresciuta sia nella realtà scientifica che nella finzione cinematografica (basti pensare al successivo Psycho; anch’esso rivoluzionario per l’epoca e proprio per questo non ben accolto da alcuni che non seppero cogliere l’intrinseco elemento psicologico dell’opera). James Stewart avrà poi modo di dire che tra i diversi film realizzati col regista, Rope è quello in cui meno si sentì a suo agio. Qualunque siano le motivazioni, in ogni caso, il personaggio di Stewart, Rupert, è quello che più rimane nella mente dello spettatore. È infatti al tempo stesso l’eroe della situazione ma anche la possibile ed involontaria causa dell’efferato gesto. Dimostrazione anche che certi ragionamenti così delicati e sensibili, se distorti, possono poi ritorcersi contro.
Nodo alla gola, cosa ha lasciato Alfred Hitchcock
Si nota come quest’opera, in soli 80 minuti e ambientata tutta in un unico luogo, non poté permettere ad Alfred di esprimere tutti i suoi punti stilistici e tematici. Tuttavia si tratta ancora di un film decisamente valido sia per i ragionamenti posti in essere che per le innovazioni introdotte. In particolare la scelta del piano – sequenza non è ovviamente fine a se stessa ma permette di assaporare ogni attimo di suspanse. È come se fossimo noi stessi ad impersonare i due ragazzi (encomiabile anche il modo in cui Hitchcock riuscì a far intendere che ci fosse qualcosa in più di una semplice amicizia, pur senza incorrere nell’allora bigotta censura). Quest’opera, rivalutata negli anni, è diventata quindi uno dei più celebri piani – sequenza, tecnica che ancora oggi incuriosisce spettatori e professionisti del settore; basti pensare ai recenti Birdman (2014) di Inarritu e 1917 (2019) e di Sam Mendes.
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