My Big Gay Italian Wedding è una divertente commedia italian style che presto sbarcherà nei teatri di Hollywood: eccovi l’intervista che il suo protagonista Gianfranco Terrin ci ha concesso
Vi avevamo già parlato in un precedente articolo di My Big Gay Italian Wedding, la divertente commedia italian style che andrà in scena dall’8 al 31 marzo 2019 al The Hudson Theatre di Los Angeles per la regia di Anthony Wilkinson. Oggi torniamo sull’argomento per proporvi l’intervista che l’attore protagonista Gianfranco Terrin ci ha gentilmente concesso.
My Big Gay Italian Wedding: la sinossi
My Big Gay Italian Wedding affronta con la satira le polemiche sul matrimonio omosessuale e sugli stereotipi gay e italiani. Anthony Pinnunziato, un italo-americano gay proveniente da una grande famiglia caotica, desidera sposare il suo fidanzato Andrew in una cerimonia tradizionale italiana ed avere il ricevimento al tanto acclamato ristorante italiano di Alex Del Piero, ovvero il “N.10”. La madre autoritaria di Anthony non da la sua benedizione, a meno che non sia un prete ad officiare la sua funzione. Tocca alla madre di Andrew far sì che ciò avvenga.
Gianfranco Terrin: dall’Italia agli Stati Uniti D’America, da Napoli ad Hollywood, com’è stato il salto e cosa l’ha portata ad LA?
Non saprei se descriverlo salto o una lunga maratona. Sono arrivato inizialmente a Los Angeles per studiare recitazione e subito dopo mi sono ritrovato a condurre una trasmissione su Disney Channel. Devo anche ammettere che all’inizio non sapevo mi trovassi ad Hollywood, la geografia non è mai stata il mio forte. Sono passate almeno 24 ore prima di capire di essere sbarcato nella culla del cinema.
Attori non ci s’improvvisa, chiaramente serve talento, ma questo deve essere affiancato a tanto studio. Qual è stato il suo percorso formativo e quali i suoi maestri reali e figurati?
Sono cresciuto con il cinema di Francis Ford Coppola ed ho studiato al Lee Strasberg Theatre and Film Institute di Los Angeles, questo è il motivo per il quale sono partito per gli Stati Uniti. Ho avuto la fortuna di avere come riferimento grandi maestri come Anna Strasberg e David Strasberg a cui devo la mia esperienza americana. In Italia ho studiato con Fioretta Mari, a cui devo tutto il mio amore per il Teatro.
“My Big Gay Italian Wedding” di Anthony Wilkinson andrà in scena dall’8 al 31 marzo 2019 al The Hudson Theatre di Los Angeles e lei ne è il protagonista: ci parli di questa commedia.
E’ uno spettacolo divertente, dove tra un ballo ed una canzone può anche scapparti una lacrima. Erano anni che sognavo di fare questo spettacolo e finalmente siamo nel cuore di Los Angeles in uno dei teatri più acclamati. Non è soltanto una storia d’amore tra due ragazzi che desiderano sposarsi, ma la storia tra una madre ed un figlio che cerca di fare tutto il possibile per avere l’approvazione dei suoi genitori. In questo mi sento molto vicino al personaggio di Anthony.
L’opera affronta in maniera ironica e leggera due diversi stereotipi: quelli sulle coppie omosessuali e quelli sugli italiani in genere. Avendo lei vissuto sia in Italia che negli USA ha un punto di vista bilaterale. Gli italiani sono ancora visti come mangiatori di pizza e suonatori di mandolino in America? E, d’altra parte, come trova la situazione della comunità LGBT in Italia rispetto a quella statunitense?
Credo sia forse una visone che appartiene un po’ al passato. A Los Angeles hai quasi l’impressione che tutti vogliono essere italiani e quasi tutti vantano un ipotetico sangue tricolore. Non conosco tanto la situazione della comunità LGBT in Italia ma poco tempo fa ho letto di una manifestazione a Napoli, che fortunatamente non ha avuto successo, organizzata per impedire una lezione in una scuola di Napoli sui temi dell’omosessualità. Ecco questa è forse la netta differenza.
In “My Big Gay Italian Wedding”, Anthony Pinnunziato, il personaggio da lei interpretato, vorrebbe celebrare il suo matrimonio nel ristorante di Alex Del Piero “N.10”. Il calcio è un altro grande stereotipo dell’italiano medio, lei è tifoso di calcio? Da partenopeo, considerata la storica inimicizia tra Napoli e Juve, le è risultato difficile interpretare un personaggio fan di Del Piero?
Ammetto che sono cresciuto in una famiglia di Juventini ma l’accenno sportivo è puramente casuale. L’intenzione era quella di rendere lo spettacolo in parte interattivo. Uno spettacolo dove al termine puoi toccare con mano tutto ciò che hai appena visto e trovarti nel luogo esatto dove la vicenda si è svolta. Con questo presupposto, insieme a Marco Crigna e la Produttrice Paola Maria Savoia è partita una meravigliosa collaborazione a Los Angeles con il N.10. Subito dopo lo spettacolo dell’8 Marzo infatti ci ritroveremo tutti a festeggiare al N.10 proprio come nella storia.
“My Big Gay Italian Wedding” nasce anche grazie all’opera dell’Italian Comedy Club di Los Angeles, compagnia formata da attori italiani che ha l’obiettivo di mettere in vetrina le eccellenze italiane negli USA. Allora, oltre agli stereotipi, qualcosa di buono noi italiani la sappiamo fare: com’è stato lavorare con questa compagnia?
Quando ti trovi a migliaia di chilometri da casa, lavorare con gli italiani è come incontrare dei parenti che non vedi da tanto tempo. Ci si sente come in famiglia, ed è bello ritrovarsi. L’Italian Comedy Club è proprio questo, una grossa famiglia fatta di grandi professionisti ed è un vero piacere far parte di questa bella squadra.
“My Big Gay Italian Wedding” è stato d’ispirazione per il film “Puoi baciare lo sposo”, già uscito in Italia, per la regia di Alessandro Genovesi. A questo punto viene da chiedersi: il film si e lo spettacolo teatrale no? Avete intenzione di portare la rappresentazione anche nel nostro Paese? Quando?
Speriamo presto. L’intenzione è quella di portare lo spettacolo in tour in Italia per la prossima stagione. Sarebbe un sogno poter girare l’Italia con tutta la compagnia.
Riallacciandomi alla domanda precedente, vorrei chiederle come mai in Italia il cinema, pur coi i suoi alti e bassi, ha sempre più presa sul pubblico del teatro? Qual’è la sua idea?
Credo ci sia stato un cambiamento negli ultimi anni con l’avvento dei social network ed il boom di Netflix. La gente ha iniziato ad avvertite l’esigenza di uscire di casa ed avere un contatto diretto con gli altri. Il pubblico sta iniziando a privilegiare lo spettacolo dal vivo, invece di guardarlo in uno schermo, specialmente dopo essere stati a casa a guardare per ore lo schermo del nostro computer o della nostra TV. Sicuramente in piccoli paesi dove non esiste neanche un teatro (e ce ne sono tanti in Italia) il cinema ovviamente spadroneggia. Il Teatro poi costa, e questo è un dato di fatto, ma io sono fiducioso e credo nel cambiamento.
Gianfranco Terrin, lei è molto giovane ma può già vantare una carriera internazionale, ora è impegnato con “My Big Gay Italian Wedding” ma cosa l’aspetta dopo? Ha già in cantiere nuovi progetti?
Sicuramente in Italia abbiamo molto da fare. In collaborazione con la Cinemacasting di Fausto Petronzio l’intenzione è quella di portare lo spettacolo in Tour. A settembre condurrò l’Italian Comedy Festival, festival della commedia Italian Style che partirà proprio a Los Angeles e stiamo nel frattempo lavorando ad un musical sulla città di Pompei. E che dio ci aiuti.
E voi cosa ne pensate di questa commedia? Quando arriverà in Italia andrete a vederla? Fatecelo sapere nei commenti.
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