Impressioni su Mirai, film anime distribuito da Nexo Digital nei cinema fino al 17 ottobre. Una fotografia della famiglia di oggi, in chiave magica
Mirai no Mirai, o semplicemente “Mirai” come lo troverete al cinema, è una storia di semplicissima realtà infarcita con un pizzico di magia. Una tenera rappresentazione di una famiglia come ce ne sono infinite alle prese con il crescere, con i dubbi e con la splendida e difficile quotidianità. Da una parte abbiamo due genitori giovani alle prese con la gestione di un secondo figlio appena nato (Mirai, appunto, questo è il nome della piccola neonata) e alle prese con Kun, il primogenito di appena quattro anni. Il piccolo Kun si trova catapultato in una realtà improvvisamente troppo stretta, con i genitori che devono badare alla neonata e che quindi non possono più dargli le attenzioni esclusive di quando era figlio unico. Il bimbo si troverà quindi perennemente in conflitto tra se stesso e questo mondo che è cambiato radicalmente e senza preavviso.
Mirai: una famiglia speciale
E come non capirlo in fondo, questo povero Kun? La sua storia è perfettamente gestita a livello visivo -pesta i piedi, si mette le dita nel naso, rovescia tutti i giocattoli- e verbale, tra capricci, pianti e risate soddisfatte come solo i bambini sanno fare. Assieme a lui troviamo appunto la dolce Mirai, un cane di nome Hyukko (ben più importante per la storia di quanto non sembri) e i due genitori di Kun, affiancati dai nonni. Il tutto messo assieme alla casa peculiare dove vivono dà al film una conformazione molto realistica e plausibile da qualunque lato la si voglia vedere: partendo dai due genitori che devono farsi in quattro tra crescere i figli e nel contempo lavorare, ai nonni che aiutano come possono i ragazzi, fino appunto a Kun, che dall’alto della sua innocenza cerca di farsi strada nella sua giovanissima vita grazie agli aiuti di vari magici amici.
Mirai: la magia di un mondo comune in formato anime
La magia è sempre stata un elemento preponderante nei film di Hosoda: basti pensare a “The Boy and the beast” o al meraviglioso “Wolf Children”, film impregnati di magico e di sovrannaturale. Qui però la magia è solo una piccola parentesi all’interno di un mondo assolutamente normale, dove le persone vanno a scuola, lavorano e viaggiano.
La magia sarà però di fondamentale aiuto al giovanissimo Kun per capire e comprendere tutti i grossi cambiamenti che la sorellina ha portato nella sua vita. Aiuti dal passato, dal presente e persino dal futuro… là dove niente meno che sua sorella Mirai (da qui il gioco di parole del titolo, “Mirai” in giapponese significa appunto “futuro”) in età da scuole medie verrà a fargli visita, per consigliarlo e per fargli capire che la famiglia è una bellezza.
E una bellezza sono anche i vari effetti speciali che troviamo quando la magia decide di fare il suo ingresso in scena. Da spettacolari voli sopra i cieli del Giappone fino a passeggiate subacquee, il comparto degli effetti speciali è interessante seppur non particolarmente sfruttato in tutto il film.
Si ha la sensazione che il regista abbia voluto mantenere concentrata l’attenzione sulla storia e sul nucleo familiare più che sul sovrannaturale e sul magico, che resta un elemento importante ma solo di supporto. In quanto a colonna sonora, essa accompagna in modo sagace la pellicola soprattutto all’inizio, oltre che nel climax finale dove il cerchio della storia finalmente si chiude.
Mirai è un film semplice ma non banale, mirato alla famiglia e che chiunque, anche e forse soprattutto i non avvezzi ai film anime, può andare a vedere tranquillamente. Consigliato, meglio ancora se in compagnia dei vostri cari.
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