La fotografia e la sua direzione sono uno dei reparti tecnici che rendono grande un film, tanto quanto la sceneggiatura, la regia e l’interpretazione degli attori: scopriamo insime quali sono i migliori film in questo ambito, in questa settimana Blade Runner 2049
Quando si guarda un film si parla dell’interpretazione degli attori, della regia, della scenografia, ma c’è anche un aspetto ulteriormente importante, la fotografia. Il direttore della fotografia è un ruolo diverso da quello del regista: è chi affianca il regista e cura ogni aspetto relativo alle immagini, alla loro colorazione, ai primi piani, i campi, il paesaggio, gli interni in tutti i loro aspetti tecnici ed estetici. La direzione della fotografia può fare il successo di un film, così come può abbassarne il suo livello, sebbene gli altri aspetti siano molto curati. La direzione della fotografia fa parte della visione d’insieme di un progetto video, che sia destinato al cinema o a qualsiasi altro campo anche amatoriale, va progettato insieme a qualsiasi altro aspetto creativo, perché deve ammalgamarsi al tipo di narrazione che c’è alla base.
La fotografia del cinema ci porta all’interno di micro mondi, in cui inquadratura, illuminazione, ampiezza focale, fuoco e fuori fuoco diventano una vera e propria arte, oltre che conoscenze tecniche specifiche e contribuiscono a far rimanere un film ben saldo nella nostra memoria.
La fotografia nel cinema: Blade runner 2049
In questo viaggio esplorativo all’interno della fotografia nel mondo del cinema, prenderemo in esame sia dal punto di vista tecnico, che di composizione estetica, i film cult che sono entrati nell’immaginario collettivo, anche per il tipo di fotografia, diventato iconico. Uno di questi casi è sicuramente il recente Blade runner 2049, sequel del celebre Blade runner del 1982, che è entrato di diritto di uno dei film che ha fatto la storia del cinema e della sua narrazione. Il sequel del 2017 è stato quindi un’impresa rischiosa, non solo dal punto di vista di sceneggiatura e regia, in questo caso di Denis Villeneuve, ma anche per questo riguarda la sua immagine fotografica.
Il direttore della fotografia è Roger Deakins, di grande esperienza per il suo curriculum precedente, che ha pertanto fatto un ottimo lavoro in questo caso, riuscendo così a vincere il suo primo Oscar e oltre a questo, numerosi apprezzamenti da pubblico e critica.
Blade runner 2049, è come il suo precedente, sicuramente un film di sostanza narrativa, ricco di simbologia e di richiami filosofici, un’attenta mescolanza tra reale, virtuale e distopico, ma è anche una fotografia in grado di interpretare perfettamente tutto questo.
L’utilizzo dei colori e della gradazione cromatica che estremizza dal tecnica Orange and Teal
Ciò che sicuramente si nota come prima cosa di questo film è la bellezza della fotografia, nel senso più canonico che ci possa essere, per la cura, i dettagli e l’esperienza sensoriale che questa trasmette. Uno degli elementi che favorisce questo giudizio è sicuramente la colorazione e la gamma cromatica utilizzata in ogni scena, non soltanto con una valutazione estetica e tecnica, ma in linea con il significato narrativo si ogni sequenza.
Infatti il flm è caratterizzato in prevalenza da due gradazioni di colori, l’arancione e il blu o il connubio meglio noto come Orange and Teal, nei reparti di color correction. Si tratta di due colori complementari, che graduati, vanno contemporaneamente a scaldare i colori caldi verso l’arancione e freddare quelli freddi verso il turchese, creando quindi un bilanciamento che accende letteralmente un’immagine. Una tecnica che si presta molto bene se applicata alle post produzioni di fotografia paesaggistica e che vediamo in questo caso portata al suo estremo.
Infatti Deakins, su indicazioni della regia, utilizza le cromatiche prevalentemente arancioni o prevalentemente blu, per andare a rimarcare il rapporto dell’immagine con lo sviluppo narrativo. Quindi, l’arancione è il mondo utopistico, il blu è ciò al contrario distopico e privo di umanità. Si aggiunge poi in questo caso, anche la cromatica del bianco, nelle scene di maggior calore umano, che mettono il protagonista in contatto con la sua anima e quella delle cose.
Quando le due cromatiche, Orange and Teal, arancione e blu, tornano a incrociarsi e convivere in una stessa immagine è per rimarcare un passaggio narrativo in cui distopia e utopia si incontrano e si affrontano.
Alla gradazione cromatica, che appartiene all’arte della color correction, stabilita dal direttore della fotografia, insieme al regista e applicata poi dai tecnici di montaggio, si aggiunge anche la scelta di contrasto di buio e luminosità. In molti passaggi, il protagonista è buio, ma il suo scenario è illuminato, carico di una luce che non lo raggiunge, ma è visibile allo spettatore, che da solo deve quindi mettere insieme i due elementi anche in relazione con la trama stessa.
Blade runner 2049: la composizione dell’immagine e la sua pulizia
I colori che sono sicuramente ciò che salta all’occhio umano come primo elemento, vanno a campire un disegno più grande che riguarda la composizione propria dell’immagine fotografica. La fotografia di Blade Runner 2049 è nitida, fredda, diretta e questo è per l’utilizzo delle lenti sferiche. Un tipo di attrezzatura fotografica utilizzata principalmente nella fotografia analogica, perchè comporta una grande pulizia di immagine e appunto, una maggiore freddezza. Ed è quindi tutto molto adatto per il tipo di stile registico presente in questo film, in cui il protagonista appresta in un’impresa salvifica, solo, contro entità superiori, in un ambiente desolato, freddo in ogni senso.
Per lo stesso motivo, alla freddezza delle immagini, viene accostato anche l’utilizzo del grandangolo, anche quando il protagonista dovrebbe essere ripreso in primo piano. I campi, le immagini principalmente orizzontail, accentuano la sua condizione di eroe contro un’impresa più grande.
L’ampio respiro della fotografia di Blade Runner 2049 è anche ciò che toglie respiro allo spettatore, schiacciato, giustamente, nei momenti di maggior tensione del film, in cui il mondo non è quello che conosciamo, ma in un futuro distopico potrebbe diventarlo. Proprio grazie al tipo di fotografia di questo film, aumenta il coinvolgimento e l’empatia che lo spettatore può trovare all’interno di una costruzione drammaturgica riccamente simbolica, che rischierebbe di diventare troppo lontana e complessa.
Il successo di Blade Runner 2049 è anche la sua fotografia, per cromatica, pulizia di immagine, inquadrature, composizione, che non solo fanno del film un ulteriore cult del cinema dal punto di vista tecnico, ma ne fanno anche un caso di studio a tutti coloro che si approcciano al mondo del cinema nel posto della sua macchina di realizzazione.
E voi? Quali sono gli aspetti della fotografia di questo film che più avete apprezzato e vi porterete sempre in memoria?
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