Intervista a Silvia Morigi, attrice italiana giovane e promettente che ad aprile sarà al Tribeca Film Festival. Conosciamola insieme
Silvia Morigi è un’attrice italiana con una florida carriera internazionale, una piccola perla nostrana che si è fatta conoscere anche negli USA. Ad aprile Silvia sarà al Tribeca Film Festival per il film Safe Spaces, e per l’occasione abbiamo deciso di intervistarla. Conosciamo quindi insieme Silvia Morigi, la sua carriera e i suoi sogni.
Silvia, grazie per aver deciso di rispondere alle nostre domande. Parliamo di te: chi è Silvia Morigi?
Ciao a tutti, grazie a voi per avermi quest’intervista! Eh questo è un domandone…chi è Silvia Morigi ? Una giovane donna in cerca di ispirazione, da donare e da ricevere. Sono partita quattro anni fa alla volta di un percorso, quello della recitazione, che avevo avuto il coraggio di intraprendere solo nei miei sogni o amatorialmente. Quando ho iniziato a maturare le mie scelte in maniera più personale, ho abbandonato il percorso dell’avvocatura che era prossimo a spalancarsi davanti a me e sono partita alla volta di New York. Da quel momento mi sono nutrita di recitazione notte e giorno. E ogni volta che torno a casa faccio un patto con me stessa per riuscire a unire le cose importanti e tanto diverse che i due mondi, l’Italia e gli USA, mi donano.
Ad aprile sarai al Tribeca Film Festival con il tuo nuovo film “Safe Spaces”, diretto da Daniel Schetcher. Nel film interpeti il personaggio di Caterina, parlaci di lei e di cosa ti ha lasciato.
Tra me e il personaggio di Caterina è stata amore a prima vista. Devo dire che è anche quello che succede quando hai un personaggio tridimensionale, ben scritto da Daniel, che oltre che regista è anche autore del film. Caterina è uno spirito libero, ha questa relazione con Josh sincera, ma al contempo totalmente disimpegnata. Con Dan, mentre creavamo il personaggio, abbiamo pensato che Caterina stia scappando da qualcosa che non vuole affrontare, motivo per cui non si lega mai completamente a Josh. Caterina è la scialuppa di salvataggio di Josh durante tutti gli avvenimenti turbolenti nel corso del film.
Lui è per lei un libro aperto, lei invece resta un mistero durante tutto il film. Quello che amo di questo personaggio è che mi ha dato tanto con cui lavorare durante le riprese è la sua brutale onestà. Caterina a volte rasenta il limite del “socialmente opportuno” ma senza malizia né troppa consapevolezza. E’ una a cui piace far svegliare le persone dai sonni in cui si nascondono per non affrontare la realtà. Questo è sicuramente uno dei tratti di lei che ho custodito più gelosamente dopo averlo esplorato per il film.
Il lavoro dell’attore non è assolutamente facile, hai mai pensato durante la tua carriera di non potercela fare? E se ti è successo, come hai fatto a superare questo scoglio?
La precarietà è un tratto inerente la natura di questo lavoro. Attori affermati ed attori alle prime armi condividono la stessa paura: che il progetto a cui stanno partecipando, non importa quanto grande, sarà l’ultimo della loro vita. L’antidoto è creare lavoro da te. Motivo per cui appena tornata in Italia ho voluto girare Praescitum, e senza saperlo ci siamo ritrovati ad essere premiati al 48 Ore Film Festival. La chiave è crederci, sempre e comunque nonostante le difficoltà.
Preferisci recitare in teatro o per dei film?
In tutta onestà, sono due esperienze molto diverse. La recitazione è sempre recitazione, ma in teatro hai la possibilità di attraversare tutto l’arco della vita dei personaggi ad ogni replica. Il teatro ha una componente organica che mi affascina tantissimo, e più ti apri all’esplorazione, più la tua performance sarà diversa ogni volta. In un certo senso, una volta finite le prove con il regista, il palco permette all’attore di essere creatore assoluto della vita del personaggio.
Nel cinema non è così: esigenze tecniche ti restringono e devi fare i conti con altre priorità (luci, suono, fotografia, continuità). E’ richiesto un tipo di concentrazione diverso. Inoltre le scene solitamente sono girate in modo frammentato e fuori da un ordine logico e temporale; quindi in un certo senso devi usare la tua immaginazione in modo molto meno convenzionale. La cosa meravigliosa nel cinema avviene quando incontri un regista aperto a condividere con te la sua visione creativa ed ad affidarla al tuo lavoro. Si instaura un processo creativo che ha qualcosa di magico e produce risultati sorprendenti.
Parlaci della tua giornata: cosa fai appena alzata e quanto tempo dedichi alla recitazione quotidianamente; quali sono i passatempi che utilizzi per rilassarti?
Ho una routine piuttosto densa. Di mio dedico almeno 2 ore al giorno ai miei esercizi. Ho sempre del materiale su cui lavoro, nuovo o vecchio che sia. Monologhi, scene o anche semplicemente esercizi per mantenere il mio strumento in buona forma. Ho un insegnante formidabile a New York che mi ha passato esercizi che posso usare in qualunque contesto per continuare ad affinare la mia tecnica in modo indipendente. Due volte a settimana sono in uno studio con altri attori, facciamo esercizi di rilassamento, o di varie tecniche di recitazione e lavoriamo insieme su materiale che scegliamo insieme e portiamo avanti o anche su provini appena ricevuti.
Ovviamente per portare avanti il materiale nello Studio provo durante la settimana, da sola o con il mio partner. E poi ovviamente provo per i progetti in cui sono coinvolta. Al momento siamo impegnati nella pre-produzione di un film che gireremo i primi di Aprile, un sacco di trucco , prostatici ed effetti speciali. Ci sarà da divertirsi ! Il tempo libero (quando ne ho!) è dedicato alla musica, ai miei meravigliosi quattro nipotini, e alla vela, tempo permettendo.
Dove si vede Silvia Morigi fra dieci anni?
Sul palco di un teatro importante. In una produzione internazionale, magari la mia compagnia e con uno spettacolo o un film che ti lascia incollato alla poltrona.
Parlaci dei tuoi progetti futuri: quali traguardi vorresti raggiungere?
Ho una missione molto precisa: voglio portare sul palco spettacoli che non vogliano solo intrattenere, ma anche risvegliare. Testi che sappiano parlare alle persone che vivono nel mondo di oggi. Una gran cosa dell’industria americana è che hanno capito l’importanza degli scrittori e li incentivano a fare li loro lavoro. Il cinema e il teatro non sopravvivono senza testi attuali che sappiano parlare al tempo e alle difficoltà e alle esperienze di chi guarda. Poi certo, ci sono i classici che sono tali perché sono universali e senza tempo. Ma anche i classici sono stati “novità” magari anche controverse al tempo della loro uscita. Serve attualità nel contenuto e nella forma; anche la forma della recitazione qui è spesso arcaica, pesante, estertiore e rappresentativa. E per questo non coinvolge.
L’attore non deve essere un narratore: egli non racconta le storie, le vive e presta il proprio strumento al personaggio per portarlo in vita. E tutto ciò che accade al personaggio diventa importante come se stesse succedendo a te, altrimenti non c’è niente di personale e lo spettacolo diventa una rappresentazione stanca e annoiata di una realtà in cui siamo i primi a non essere coinvolti. Ecco quando vedo spettacoli del genere io, che sono un’attrice e amo il teatro, mi annoio a morte. Mentre quando ti vedo vivere sul palco allora vivo la storia con te. E tramite te riesco a vivere tutte quelle vite che altrimenti non potrei. un motivo per cui anche se la tecnologia imperversa e i tempi cambiano il teatro resta in vita. Ed è perché è necessario. Fa parte di quelle forme di condivisione che dall’alba dei tempi ci aiuta a vivere ricordandoci di essere umani. Ed è responsabilità di chi lo fa ricordarsi di adeguarlo ai tempi in cui viviamo per mantenerlo vivo come qualcosa di più che un solo strumento di intrattenimento.
Silvia Morigi: attrice tra l’Italia e gli USA | Intervista
Ringraziamo ancora Silvia Morigi e le auguriamo una carriera ricca di soddisfazioni e premi! Continuate a seguirci su tuttotek.it per altre novità e curiosità dal mondo dello spettacolo.
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