Bentornati al nostro appuntamento con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi parliamo de Il gusto del sakè di Yasujirō Ozu
Siamo arrivati all’ennesimo lunedì, ancora una volta qui su tuttoteK. Ecco quindi un nuovo appuntamento della nostra rubrica In the mood for East, dove ogni settimana approfondiamo il cinema e i registi orientali. Stavolta ci dedichiamo a un’altra pietra miliare della cinematografia asiatica, una delle tante che hanno costellato la carriera di Yasujirō Ozu. A tutti gli effetti uno dei più grandi cineasti giapponesi, nei suoi quarant’anni di carriera Ozu ha saputo raccontare la tradizione, l’innovazione e le contraddizioni del suo paese natio meglio di chiunque altro. D’altronde, in patria è definito come “il più giapponese dei registi giapponesi”, a discapito del ritardo con il quale fu scoperto e celebrato in occidente.
Il gusto del sakè è l’ultimo film nella lunga carriera di Ozu. Era il 1962, e il regista sarebbe scomparso prematuramente l’anno dopo, a soli sessant’anni. Il titolo originale significa in realtà “il gusto della costardella”, un pesce che in Giappone si consuma verso fine estate, preannunciando l’arrivo dell’autunno. Quasi come se fosse un testamento (anche se non fu pensata per essere tale), l’opera si rivela una riflessione malinconica e nostalgica sullo scorrere del tempo e sull’inevitabilità del cambiamento.
Trama | Il gusto del sakè
Shūhei Hirayama (l’immancabile Chishū Ryū) è un ex ufficiale di marina, ora impiegato in un’azienda, benestante, vedovo con tre figli. Koichi (Keiji Sada) è il maggiore e l’unico dei tre a essere sposato, Kazuo (Shinikiro Mikami) è il figlio minore, mentre Michiko (Shima Iwashita) è l’unica femmina. Quest’ultima, da quando la madre è morta, si occupa delle faccende domestiche e di accudire gli uomini di casa. Dato che la ragazza ha già ventiquattro anni, Hirayama comincia a subire pressioni da parte degli amici, che lo incitano a darla in sposa per non condannarla a una vita di solitudine. L’uomo si mostra però reticente, e tentenna all’idea di separarsi dalla sua unica figlia femmina.
Durante una riunione di classe, Hirayama e gli altri hanno modo di parlare con Sakuma (Eijirō Tōno), un loro ex insegnante. Scoprono così le sue misere condizioni di vita, e il suo rimpianto per non aver lasciato che la figlia si sposasse. Hirayama comincia allora a pensare di dover a malincuore trovare un marito per la sua Michiko.
Un Paese in evoluzione | Il gusto del sakè
La forza di un autore come Ozu è senza dubbio la carica del suo sguardo. Con Il gusto del sakè, il maestro giapponese riesce a raccontare un’intera nazione attraverso pezzi di vita quotidiana, storie familiari, eventi che coinvolgono singoli uomini e donne. Le famiglie protagoniste diventano allora l’emblema della famiglia giapponese, ancorata alle sue tradizioni ma spinta in maniera inesorabile verso la modernità.
All’epoca il Giappone era un Paese che, dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale, stava cambiando. Stava cambiando perché influenzato dagli usi e costumi occidentali, in particolare dal mito dell’America. Perché la donna cominciava a emanciparsi e assumere un ruolo più centrale nella società, non più sottomessa alle logiche patriarcali. Stava cambiando perché il consumismo andava delineando uno status sociale a cui ambire, a livello sociale ed economico. Anche la moda era cambiata, così come il paesaggio urbano, con le città che pian piano si trasformavano nelle metropoli industriali che conosciamo oggi. Allo stesso tempo, in questo Giappone dal volto così diverso, permanevano dei punti centrali: il matrimonio (spesso combinato), il legame indissolubile della famiglia, il rapporto tra genitori e figli, il senso di dovere degli ultimi verso i primi.
Il dualismo fra tradizione e modernità si riflette anche in un aspetto apparentemente banale come l’alcol. Sì, perché l’alcol scorre effettivamente a fiumi durante tutto il film. Le bevande alcoliche accompagnano i pasti solitari o in compagnia, le giornate di festa e quelle più tristi, fungono da unica via di scampo contro la solitudine. Il sakè, parte di mille tradizioni giapponesi, viene versato gentilmente da bottigliette di ceramica ornata all’interno di piccole ciotoline colorate. Ma troviamo anche la birra e il whisky, importati dall’estero e simboli dell’innovazione di un Paese che si apriva al mondo.
La disgregazione del nucleo familiare | Il gusto del sakè
Il gusto del sakè si inscrive perfettamente nel genere che Ozu affrontò per buona parte della sua carriera: lo shomin-geki, ovvero quei film che ritraggono il ceto piccolo-borghese. L’opera ci fornisce una riflessione sulla famiglia, vista come unica certezza in un mondo che cambia. Ma anche sulla solitudine, che si fa sempre più pesante con il passare del tempo. I figli crescono, abbandonano i genitori, è questo il naturale corso della famiglia i cui vincoli sono destinati man mano a sfaldarsi. Ed è un tema spesso approfondito nella filmografia di Ozu, quello della disgregazione del nucleo familiare. Non resta che rassegnarsi all’accettazione che la propria condizione e i propri doveri cambino, così come ci si confronta con il cambiamento di un Paese intero.
Lo stile di Ozu appare al contrario immutabile: inquadrature fisse, la macchina da presa collocata ad altezza tatami, una rigida composizione formale, uno sguardo lieve che accarezza gli eventi e riesce a rendere poetiche le tavole imbandite, le stanze ora lasciate vuote, la struggente scena finale.
Conclusioni
Ozu non guarda mai alle piccole tragedie del quotidiano con sguardo grave. Al contrario, in lui troviamo una grande leggerezza e serenità. Il senso del tragico non esplode mai, ma ci accompagna lievemente e intimamente per tutta la durata dell’opera. Rimarrete stupiti dal modo in cui l’autore disegna in maniera così approfondita una nazione, senza allontanarsi dalle storie personali dei suoi personaggi.
Un cineasta sicuramente da scoprire.
Continuate a seguire i nostri speciali dedicati a cinema e serie TV, con un semplice click a questa pagina!
Cerchi nuovi film e nuove serie tv da vedere?
Scopri il nuovo abbonamento a Disney+, la casa dello streaming di Disney, Marvel, Pixar, Star Wars, National Geographic e ora anche di Star. Abbonati ora a soli 8,99 euro al mese su questa pagina.
Bonus: come avere un abbonamento alle piattaforme streaming e risparmiare
Esistono alcuni servizi che consentono di condividere l’account delle migliori piattaforme streaming (Netflix, Prime Video, Disney Plus, HBO Max, Paramount Plus, ecc.) con altre persone, come GamsGo o GoSplit. Grazie a GamsGo e GoSplit è possibile acquistare, ad un prezzo irrisorio, un abbonamento condiviso con altri utenti della piattaforma in maniera facile, veloce e sicura.
Lascia un commento