L’appuntamento di oggi sarà dedicato ad un regista non particolarmente famoso ma che molti ricorderanno per il suo It follows. Stiamo parlando di David Robert Mitchell
Sarebbe sbagliato non considerare per questa rubrica David Robert Mitchell, ovvero il regista che ha dato vita ad uno dei migliori horror dell’ultimo decennio, It Follows (2014). Un film in grado di far combaciare perfettamente l’horror autoriale – indipendente con l’ovvia necessità di spaventare e divertire il pubblico. Nell’analisi non considereremo invece Under the Silver Lake (2018), altro film del regista. Quest’ultimo, infatti, non ha ricevuto una buona distribuzione in Italia, sia a livello cinematografico che home video/streaming. Scopriamo quindi stile e tematiche di David Robert Mitchell, andando ovviamente ad analizzare la sua opera più famosa, It Follows.
David Robert Mitchell: stile
Elemento alla base dell’ansia perenne di It Follows, è l‘utilizzo di piani – sequenza e grandangolari. In questo senso, la sequenza d’apertura sintetizza benissimo queste due cifre stilistiche. All’immersività e realisticità del piano – sequenza si aggiunge un profondità di campo massima che permette allo spettatore di cogliere ogni aspetto del paesaggio, in questo caso un tipico quartiere “middle – class”. In questo modo, noi siamo spettatori inermi di fronte a una situazione incomprensibile ed ansiogena.
Osservati od osservatori? Un film di regia
Andando avanti con il film, ci accorgiamo però come in certe sequenze la cinepresa, ad esempio nascosta tra i rovi, spii i personaggi in scena. Ecco quindi che, in certi passaggi, da osservatori terzi diventiamo noi stessi la “cosa” da cui i protagonisti scappano. Identica considerazione si può fare per il deliziosamento ambiguo epilogo (ambiguità che ha giustamente alzato ancora di più l’asticella qualitativa del film). In definitiva potremmo dire che It Follows, come tutti i grandi film d’orrore, punta molto sulla regia ed anzi il basso budget contribuisce a porre l’attenzione dello spettatore proprio sulle composizioni e sui movimenti di macchina. Pensiamo alle continue carrellate in avanti o ad alcune lunghe panoramiche, quasi ad incitarci a cercare in maniera ossessiva la presenza di quella “cosa”.
Ambientazioni attuale ma con gusto retrò
Infine ad aumentare la sensazione di ansia e mistero, ma anche di avventura, contribuisce la splendida colonna sonora, composta con chiari riferimenti ad un altro maestro dell’horror : John Carpenter. Gli ammiccamenti al cinema horror anni 80 non si fermano però alle sole note ma si ritrovano anche nella fotografia, così come in certi oggetti di scena come le TV a tubo catodico o le desuete radioline portatitili. In generale ogni elemento di questo film, dalla regia che “spia” i personaggi, fino a certi clichè (la ragazza bionda che scappa in preda al panico), gioca con l’horror di quel periodo. Il risultato di questo mix tra anni 80/90 e epoca attuale è un universo straniante, quasi autonomo ma che non perde mai il collegamento con la realtà, contribuendo molto al fascino generale della pellicola.
David Robert Mitchell: tematiche
Come molti grandi film di paura, anche l’opera di Mitchell dà luogo a diverse interpretazioni e discussioni. È evidente, prima di tutto, una certa bravura nel raccontare il periodo adolescenziale, così che in certi momenti It follows sembra diventare uno Stranger Things. Pensiamo anche solo alla sequenza in cui i ragazzi vanno verso la piscina per attrarre l’entità. Musica, fotografia, regia, tutto punta più all’avventura piuttosto che alla tensione estrema. Sono poi diverse le sequenze in cui i personaggi vengono raccontati esclusivamente tramite sguardi, evidenziando quindi la volontà di rendere un’ adolescenza realistica e intima. In generale poi tutta la tematica del sesso e della crescita, così come la “discesa” dal tranquillo quartiere alla città, rendono il film non solo un horror ma anche un vero e proprio racconto di formazione.
Non solo avventura ma anche ovvia tensione
Per quanto riguarda il tema ovvio della “paura”, si può dire che Mitchell è sicuramente bravo nel gestirla, con sequenze veramente ben costruite. Allo stesso tempo va evidenziato che It Follows non è uno dei film più paurosi, in senso stretto, degli ultimi tempi. Questo probabilmente, per il fatto che le sequenze più tese sono bene o male identiche a decine di altri film horror, essendo in generale l’opera abbastanza derivativa. Non manca comunque un’atmosfera generale di ansia e tensione, necessaria per la storia che si vuole raccontare.
Una semplicità profonda
It follows è un grande film anche nel modo in cui rende il tutto viscerale ma allo stesso tempo interpretabile. La storia è abbastanza semplice ma nella sua semplicità, colpisce nel profondo lo spettatore. Il tema del sesso come trasmissione di una “persecuzione” è stata una scelta fantastica e probabilmente una di quelle che hanno permesso all’opera di conquistare critica e pubblico. Si può quindi dire che Mitchell è un ottimo autore per quanto riguarda il trovare un giusto equilibrio tra concettualità e visceralità. It follows non vuole mai essere un film complesso ma al tempo stesso la sua storia principale lo rende aperto a diversi interpretazioni ed argomentazioni.
David Robert Mitchell: conclusione
Nell’ultimo periodo, a parte il già citato Under the Silver Lake, Mitchell non ha avuto modo di esprimere il suo cinema. Tuttavia, è probabile che It Follows non rimarrà un caso isolato, dato l’evidente bravura ed originalità del regista. In ogni caso, va ribadito che si sbagliano coloro che danno per morto il genere horror. Oltre allo stesso Mitchell, sono diversi i cineasti (Ari Aster, Jordan Peele, Robert Eggers…) che stanno tenendo alta l’asticella qualitativa del genere, ognuno col suo peculiare stile. È evidente, poi, che dopo la parentensi slasher dei primi anni duemila, ora l’horror di qualità punta più su paure invisibili, astratte e concettuali, come appunto in It Follows. Con questo breve parentesi dedicata al genere della paura, vi lasciamo e vi diamo appuntamento al prossimo speciale sui registi più interessanti degli ultimi anni.
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